“Autismo in ReTe”, un progetto che si propone a tutto il Sud Italia

Diretto dal professor Stefano Vicari, primario di Neuropsichiatria infantile dell'ospedale pediatrico “Bambin Gesù” di Roma, propone un nuovo modello di terapia mediata genitoriale e punta a una formazione che permetta di identificare i segni precoci ei sintomi del disturbo dello spettro autistico (Asd) in bimbi in età prescolare e scolare. Formazione teorica a 80 operatori scolastici e formazione teorico-pratica per 40 operatori sanitari: il percorso porterà a un notevole abbattimento dei costi per le terapie, talvolta insostenibili per una famiglia media

di Luigi Alfonso

Venticinque tablet sono stati consegnati ad altrettante famiglie sarde che accompagnamento al progetto “Autismo in ReTe, non lasciamoli soli”, diretto dal professor Stefano Vicari, primario di Neuropsichiatria infantile dell'ospedale pediatrico “Bambin Gesù” di Roma e ordinario all'Università Cattolica. Dieci device sono andati all'Unità Operativa Neuropsichiatria Psicologia Infanzia Adolescenza (Uonpia) dell'Assl di Sassari, 10 all'Uonpia di Olbia, 5 alla Neuropsichiatria infantile dell'Aou di Sassari. Il progetto propone un nuovo modello di terapia mediata genitoriale e punta a una formazione che permetta di identificare i segni precoci ei sintomi del disturbo dello spettro autistico (Asd) in bimbi in età prescolare e scolare. Sarà offerta una formazione teorica a 80 operatori scolastici, tra educatori ed insegnanti specializzati, quindi formazione teorica e pratica per 40 operatori sanitari tra neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti, logopedisti e tecnici della riabilitazione psichiatrica. Il percorso porterà a un notevole abbattimento dei costi per le terapie, talvolta insostenibili per una famiglia media, per la quale i trattamenti comportamentali possono implicare un esborso medio di circa mille euro mensili.

Si avvia così a conclusione la formazione on line finalizzata ad individuare precocemente i segni dell'autismo, che vede coinvolti numerosi operatori sanitari. Nelle prime settimane del 2022 saranno formate le famiglie selezionate, gli insegnanti e gli educatori. A occuparsi della formazione saranno i neuropsichiatri del “Bambin Gesù” di Roma. Il progetto, coordinato dall'Istituto ReTe per il sociale Onlus e diretto dal neuropsichiatra Stefano Vicari, vuole promuovere la consapevolezza sociale dei bisogni delle persone con Asd in Sardegna. Il programma ha il sostegno della Fondazione di Sardegna e di Enel Cuore, Onlus del Gruppo Enel impegnata al fianco di associazioni e operatori del Terzo settore per dare supporto a chi vive situazioni di fragilità attraverso un approccio sostenibile e sostenibile.

Il progetto guarda con particolare attenzione alle esigenze della famiglia, cioè dei genitori del bambino con disturbo dello spettro autistico, e aiuta a migliorare la comunicazione e la relazione. Un'attenzione che si rivolge anche agli insegnanti, con interventi su tecniche comportamentali e cognitive. Puntare alla formazione di personale sanitario e non sanitario aiuta a promuovere le capacità abilitative terapeutiche più diffuse attraverso la proposta di un nuovo modello di terapia mediata genitoriale, basato su una formazione che permetta di identificare i segni precoci ei sintomi dell'Asd nei bambini. E ancora, formare i medici che implementeranno i programmi di terapia mediata genitoriale. Quindi attivare programmi di terapie solidali in tutto il Nord Sardegna, per famiglie meno abbienti e con bimbi Asd.

«Il disturbo dello spettro autistico è un problema grave – sottolinea il commissario dell'Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano – e non può essere trascurato. È un problema che richiede tempestività e riguarda un target fragile. Sappiamo che i dati sul fatto sono sconcertanti e tendono ad aumentare gradualmente. Come sistema sanitario, allora, dobbiamo fare di più. L'Aou di Sassari è assolutamente impegnata su questo tipo di tematiche attraverso la Clinica di Neuropsichiatria infantile. Con questo progetto si presenta un'opportunità di crescita e di fare meglio rete».
Stefano Sotgiu, direttore della Clinica di Neuropsichiatria dell'Aou di Sassari, spiega che «il disturbo dello spettro autistico è complesso, ed è difficile stabilire cause e trattamenti standardizzati. È un disturbo che potrebbe trovare in alcuni fattori elementi in grado di influenzarla. Tra questi l'età avanzata della gravida, l'ipertensione e problemi metabolici e ancora fattori ambientali, genetici e immunitari».

Secondo i dati a disposizione (in verità un po' datati: si riferiscono all’anno 2014), nella provincia di Sassari un bambino su 80 mostra disturbi dello spettro autistico. Un fenomeno che è cresciuto nel tempo: negli Stati Uniti, negli anni Novanta, avevano un disturbo dello spettro autistico 4 bambini su 10mila, mentre nei primi anni Duemila erano 4 su 1.000 e adesso, 1 su 60. Nel territorio del Nord Sardegna, che comprende Sassari e Olbia, su una popolazione di circa 500mila abitanti (che racchiude una popolazione pediatrica del 12% circa), si registra la presenza di circa 1.400 casi; di questi, 400 vengono seguiti nella Clinica di Neuropsichiatria infantile. A questi bisogna aggiungere tutti i soggetti che, ormai, hanno raggiunto quei la maggiore età: il numero perciò supera le tremila unità.
Sotgiu precisa che «i tempi di attesa dei servizi territoriali sono prolungati e non permettono una diagnosi precoce, quindi un avvio tempestivo della terapia. Per questo sono necessari programmi di formazione professionale dedicati agli operatori, sanitari e non, che si occupano di pazienti con questo tipo di patologia. E ancora, sono necessari percorsi di sensibilizzazione dedicati alla popolazione per l'acquisizione della consapevolezza sulle problematiche legate all'Asd. Ma anche smantellare tutte le fake news che ruotano attorno all'argomento. Ecco allora che far parte di un progetto pilota ci consente di essere una sorta di laboratorio modello, i cui risultati potranno essere applicati in altre aree della penisola dove l'assistenza risulta essere carente».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.