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Calabria

Cosenza, un “Palazzo dell’innovazione” a disposizione di chi vuole fare impresa

La regione è una delle più fragili di tutta Europa. Ma l'Università della Calabria ha iniziato ad investire nell'ambito dell'innovazione e fornisce strutture e strumenti ai giovani per sviluppare le loro idee imprenditoriali. Questa è la Terza Missione dell’Università, ovvero «quell’azione con cui un ateneo si apre al territorio per generare, valorizzare e condividere la conoscenza a vantaggio sia dell’università stessa che della società», spiega Andrea Attanasio, responsabile area ricerca, innovazione e impatto sociale dell’Università della Calabria

di Giulia Polito

Le anticipazioni del rapporto Svimez 2023 hanno evidenziato come, nonostante la crescita del prodotto interno lordo – Pil del Mezzogiorno italiano, persista il divario tra il Sud e il Nord del Paese.

La Calabria in particolare, caratterizzata da un tessuto produttivo debole e da un ecosistema imprenditoriale disomogeneo, è uno dei territori più complessi di tutto il Paese. «A questo si aggiunge», spiega Andrea Attanasio, responsabile area ricerca, innovazione e impatto sociale dell’Università della Calabria – Unical, «il pessimo dato sulla percentuale di investimento in ricerca e innovazione rispetto al Pil che, come purtroppo per molti altri indicatori, vede la Calabria sotto la media delle Regioni del Mezzogiorno, a sua volta inferiore rispetto a quella nazionale e a quella europea e molto al di sotto degli obiettivi declinati dall’Unione Europea».

Eppure la realtà è cosa altra rispetto alle statistiche, tanto che l’Università della Calabria, facendo di necessità virtù, ha ribaltato i termini considerando questo territorio così fortemente connotato dalle carenze di un vero tessuto imprenditoriale, come un terreno potenzialmente fertile per lo sviluppo di nuove economie. Mancano però le condizioni affinché i giovani possano sviluppare e far crescere le loro idee. È per questo che l’ateneo cosentino da diversi anni ha iniziato ad investire fortemente nell’ambito dell’innovazione, occupandosi di fornire strutture e strumenti adatti a favorire lo sviluppo delle progettualità e, contemporaneamente, restituire qualcosa al proprio territorio di riferimento. Da questi presupposti è nato, poco più di un anno fa, il progetto del Palazzo dell’Innovazione, con sede presso l’edificio ex-cud di Rende, ancora in fase di strutturazione, che si propone di diventare il primo grande centro di aggregazione e di riferimento per l’ecosistema dell’innovazione regionale. In altre parole, «una “casa comune” dell’innovazione per evitare la dispersione dei numerosi soggetti che hanno nel loro dna la promozione e lo sviluppo dell’innovazione, aggregandoli intorno a un luogo fisico», spiega Attanasio. Recentemente il progetto ha ottenuto un finanziamento del Ministero dell’istruzione e del Merito – Miur di 3,5 milioni di euro che
serviranno per la ristrutturazione dell’edificio e il nuovo arredamento.

Il progetto del Palazzo dell’Innovazione rappresenta la naturale prosecuzione dell’opera di apertura e di sperimentazione già avviata dall’Unical nel 2010 con TechNest, incubatore accademico che offre a persone fisiche e startup innovative l’accesso a programmi di incubazione virtuale e servizi specialistici. In questo senso il Palazzo dell’Innovazione rappresenta, secondo Attanasio, «un’iniziativa di accompagnamento di grande rilevanza perché offre l’opportunità alle aziende “cresciute” in TechNest di approdare in un luogo che assicura spazi, servizi e occasioni di scambio e confronto con altre aziende. Il Palazzo dell’Innovazione, infatti, potrà arrivare ad ospitare oltre 20 aziende di diversi settori e aree tematiche».

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Intanto TechNest rappresenta già oggi «un catalizzatore di sviluppo per il territorio in cui opera; è un punto in cui ricerca e industria si incontrano, dando luogo a nuove imprese che creano innovazione, occupazione, crescita, attrazione di talenti e di capitali, nuove opportunità in termini di produzioni, servizi e processi innovativi». Dove spesso la cattiva gestione delle istituzioni locali e la povertà territoriale sembrano respingere i giovani, che in numero sempre crescente si sentono costretti ad abbandonare le loro città di nascita per cercare formazione e opportunità professionali altrove, l’Unical tenta di trattenerli e valorizzarli, a vantaggio di tutto il territorio calabrese.

«Il rapporto tra università e territorio», spiega ancora Attanasio, «è fondamentale per la valorizzazione dei risultati della ricerca, da un lato, e dell’altro per lo sviluppo socio-economico e culturale del territorio. I due aspetti insieme si traducono in avanzamento e progresso della società».

Questa è la cosiddetta Terza Missione dell’Università, ovvero «quell’azione con cui un ateneo si apre al territorio per generare, valorizzare e condividere la conoscenza a vantaggio sia dell’università stessa che della società».
In circa 13 anni di attività TechNest ha incubato oltre 40 aziende, registrando pochissimi fallimenti – in controtendenza nazionale – e concentrandosi prima sulle tematiche dell’Ict, includendo poi i settori dell’energia, della meccanica, della salute e dell’agroalimentare.

Secondo Calabria Imprese (il portale della Regione Calabria per le imprese), la Regione «produce annualmente 29 mila milioni di euro di valore aggiunto che dipende in larga parte dal settore terziario, comprese le attività della Pubblica Amministrazione e, in misura minore, dall’industria e dal comparto agricolo».

L’obiettivo oggi è quello di favorire lo sviluppo di startup in ambiti
strategici differenti. Ecco perché l’Unical sta ampliando le proprie attività, non solo con il Palazzo dell’Innovazione, ma anche con il Cosenza Open Incubator, uno degli interventi previsti nell’ambito del Contratto Istituzionale di Sviluppo per la riqualificazione del centro storico di Cosenza e finanziato dall’ex Ministero per i Beni e la Attività Culturali e per il Turismo, dedicato alle
imprese culturali e turistiche innovative nel centro storico cittadino.

Così «potremo contribuire», conclude Attanasio, «alla riqualificazione delle aree urbane periferiche nonché al loro sviluppo economico grazie a dieci realtà imprenditoriali cosentine dell’ambito turistico, culturale e creativo, artigianale e del Made in Italy».

In apertura una foto dell’Università della Calabria