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Napoli

Il Rione Sanità vola a Bruxelles

La cooperativa La Paranza ha presentato il processo di rigenerazione sociale del Rione Sanità al Gruppo di esperti sul Patrimonio Culturale riunitosi a Bruxelles. Nella cooperativa, dalla fondazione nel 2006 ad oggi, la crescita occupazionale è passata da 5 a 70 lavoratori di cui il 50% viene selezionato tra i giovanissimi frequentatori dei centri educativi del quartiere; l’età media dei cooperatori è di 33 anni; circa il 40% ha migliorato il proprio titolo di studio dopo l’esperienza in cooperativa; il 75% ha scelto di vivere nel Rione

di Redazione

La cooperativa La Paranza ha presentato il processo di rigenerazione sociale del Rione Sanità al Gruppo di esperti sul Patrimonio Culturale riunitosi a Bruxelles.

L’invito arriva direttamente dalla Commissione Europea – Direzione generale dell’Istruzione, della gioventù, dello sport e della cultura (EAC) – convinta che “l’esperienza della Paranza possa servire da esempio ad altre istituzioni e amministrazioni in Europa”.

La testimonianza della Paranza, che dal 2009 gestisce le Catacombe di Napoli – e presto anche il Cimitero delle Fontanelle – si inserisce in una sessione dedicata all’inclusione sociale attraverso il patrimonio culturale. Dal 2019 la Commissione europea coordina, infatti, il lavoro di un gruppo di esperti sul patrimonio culturale per promuovere politiche pubbliche che garantiscano il valore e la sostenibilità a lungo termine del patrimonio culturale dell’Europa.

Tale gruppo comprende rappresentanti degli Stati membri europei (Ministeri della Cultura e del Patrimonio), organizzazioni internazionali (tra cui Unesco, il Consiglio d’Europa, l’Ocse), reti europee (tra cui Eurocities, Europa Nostra, Future for Religious Heritage) e singoli esperti.

A rappresentare la Paranza a Bruxelles, sono stati due giovani del quartiere e membri della Cooperativa, Susy Galeone e Antonio Lenti. “Prendersi cura del Patrimonio Culturale significa prendersi cura delle persone” è il titolo scelto per presentare il lavoro della cooperativa nel catalogo “Cultural Heritage in Action”, pubblicato dall’Unione Europea nel marzo 2023 per fornire alle città e alle regioni d’Europa linee d’indirizzo e casi esemplari per affrontare le principali sfide della contemporaneità attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale.

Il racconto di come è stato possibile attuare il processo di rigenerazione del Rione Sanità valorizzando il patrimonio culturale ivi presente, è affrontato ripercorrendo momenti storici diversi, a partire dall’arrivo del parroco don Antonio Loffredo. Susy Galeone è infatti uno dei soci fondatori della cooperativa. Antonio, invece, è entrato a farne parte subito dopo la pandemia. Emerge chiaramente dai due interventi, la diversità del contesto di partenza: un rione senza speranza quello di Susy; un quartiere diventato simbolo di speranza, quello in cui è cresciuto Antonio. Ed è questo, probabilmente, il risultato più significativo dell’impatto che la Paranza ha prodotto nei suoi diciotto anni di lavoro al Rione Sanità: la concreta possibilità per i giovani del territorio di riconoscersi oggi parte di una Comunità capace di prendersi cura del Patrimonio Culturale e delle Persone.

Gli strumenti che la Paranza ha fatto suoi e che le hanno permesso di incidere profondamente sul tessuto sociale e urbano di un quartiere prima degradato e oggi divenuto “caso studio” per istituzioni nazionali e internazionali ed esperti del settore, sono essenzialmente riconducibili alla scelta di investire sull’imprenditorialità giovanile, seguire la via della cooperazione, coinvolgere il mondo profit, investire sulle pietre scartate che possono diventare testate d’angolo di un sistema di welfare generativo e, infine, coinvolgere la comunità.

I due giovani cooperatori del Rione Sanità hanno evidenziato alcuni dati rilevanti, tra questi: la crescita occupazionale che è passata da 5 a 70 lavoratori di cui il 50% viene selezionato tra i giovanissimi frequentatori dei centri educativi del quartiere; l’età media dei cooperatori è di 33 anni; circa il 40% di essi ha migliorato il proprio titolo di studio dopo l’esperienza in cooperativa; il 75% ha scelto di vivere al Rione Sanità; sono oltre 14mila mq di patrimonio culturale recuperato in diciotto anni tra chiese, catacombe, affreschi e altri pezzi di “eredità culturale”.

Ciò che è accaduto al Rione Sanità è la manifestazione concreta di cosa succede quando si dà piena attuazione ai principi della Convenzione di Faro. L’esempio della Paranza mostra come i patrimoni culturali non abbiano solo una funzione artistica ed estetica né tanto meno turistica, ma siano in grado di incidere realmente sui processi di rigenerazione urbana e inclusione sociale. Ma è necessario che la Comunità abbia un ruolo da protagonista.

Questo è anche il modo scelto dalla cooperativa per contrastare la gentrificazione. La ricchezza prodotta dal turismo permette di ridurre le diseguaglianze economiche e di rafforzare la coesione sociale. E se sono i giovani a scegliere di restare e di prendersi cura del proprio territorio per migliorarlo, saranno proprio loro i primi a fare tutto il possibile per contrastare gli effetti negativi legati alla perdita dell’identità culturale.

La Paranza ha reso concreta la “Restanza”, ovvero l’“atteggiamento di chi, nonostante le difficoltà e sulla spinta del desiderio, resta nella propria terra d’origine, con intenti propositivi e iniziative di rinnovamento”. E lo ha fatto molto prima che questa parola entrasse a far parte dell’uso della lingua
italiana.