Comunità

Lecce pedala per diventare città 30: sicura, inclusiva, sostenibile

Oltre 1300 cittadini hanno firmato la petizione popolare promossa dal movimento LeccePedala, composto da 40 associazioni e realtà sociali, che hanno chiesto al Consiglio comunale di esprimersi per estendere il limite di velocità di 30 km/h sulle strade locali. Obiettivo: ridisegnare lo spazio urbano

di Emiliano Moccia

Ridisegnare lo spazio urbano della città di Lecce, mettendo le persone al centro della mobilità e dei luoghi. «Con un’attenzione particolare ai più fragili, come anziani, bambini, disabili, chi si sposta in bicicletta, chi ha voglia di ricostruire l’identità di una comunità anche attraverso luoghi di aggregazione “liberati” dal soffocante traffico delle automobili». Per questo, oltre 1300 cittadini hanno firmato la petizione popolare partita avviata lo scorso mese di marzo, promossa dal movimento di cittadinanza attiva LeccePedala a cui ha aderito un cartello di ben 40 associazioni e realtà sociali della città, nato nel solco dell’esperienza di 30logna, all’interno del network Italia30 cui aderiscono movimenti e associazioni di una decina di capoluoghi.

Una giornata di raccolta firme organizzato dal movimento LeccePedala

«La petizione è stata consegnata al Comune di Lecce nel corso di un incontro con la sindaca Adriana Poli Bortone. La nostra non è una battaglia ideologica, ma culturale, che al di là degli esiti della richiesta vuole contribuire ad elevare la sicurezza della città per gli utenti fragili, a iniziare da pedoni e ciclisti. Abbiamo elaborato una proposta che chiede all’Amministrazione comunale di avviare un processo di discussione per arrivare a fare di Lecce una città 30. Ė una battaglia che vuole seminare qualcosa fra i cittadini, affinché capiscano che le automobili non solo sono fonti di inquinamento, ma anche di forte disuguaglianza sociale, mettendo a rischio la vivibilità delle persone più vulnerabili. Non a caso, molte realtà che si occupano di disabilità appoggiano la nostra proposta». Roberto Guido, insieme ad Adriana De Carlo e Andrea Alba, portavoce di LeccePedala, ha seguito tutto l’iter della nascita del movimento che ha dato vita ad una campagna interamente autofinanziata dagli stessi attivisti e dalle associazioni aderenti.

La nostra non è una battaglia ideologica, ma culturale, che vuole contribuire ad elevare la sicurezza della città per gli utenti fragili, a iniziare da pedoni e ciclisti

Roberto Guido, LeccePedala
Un momento di sensibilizzazione della comunità

In questi mesi sono scesi in strada per sensibilizzare, per far conoscere le finalità della petizione, per immaginare un’idea diversa di mobilità. Una proposta che fa riferimento anche a numeri su cui il Consiglio comunale è chiamato a fare una seria riflessione. «La città è soffocata dal traffico automobilistico» evidenzia Guido. «Secondo i dati diffusi all’apertura della campagna in città ci sono 72 auto ogni 100 abitanti, una percentuale enorme. Inoltre, ogni giorno, secondo i numeri del Comune, entrano nel tessuto urbano 90mila macchine, tra pendolari e turisti. La petizione è motivata anche dalla necessità di elevare la sicurezza sulla rete di strade cittadine e di renderle accessibili. Dal 2014 al 2023 nell’intero territorio comunale si sono registrati 40 morti e 4.158 feriti in 4.198 incidenti stradali; sono stati coinvolti negli incidenti 748 pedoni (8 morti e 696 feriti) e 454 ciclisti (3 morti e 411 feriti). Un prezzo che i promotori della petizione ritengono inaccettabile e che ha fatto maturare che la determinazione su questo cambio di rotta fosse ormai necessaria».

vita a sud

Uno degli aspetti più interessanti ed innovativi della petizione è che «rispetta le procedure previste dallo Statuto che disciplina gli strumenti della partecipazione e che fissa a 500 la soglia minima affinché il Consiglio comunale prenda in esame la proposta elaborata e sottoscritta dai cittadini» ricorda Guido. «Nel giro di poche settimane abbiamo subito raggiunto e superato la soglia minima per presentare la richiesta alla nuova Amministrazione comunale che è stata sollecitata a pronunciarsi su questo tema». Fare di Lecce una città 30, quindi, parte anche dalla visione di un territorio comunale in cui la mobilità sostenibile viene messa al primo posto, complice anche una buona rete ciclabile realizzata negli ultimi anni dalle precedenti Amministrazioni comunali e che in parte deve essere ancora completata.

Una manifestazione per chiedere Lecce 30

«Nella petizione si chiede di fissare al 1° gennaio 2026 l’attuazione di Lecce30, estendendo il limite di velocità di 30 km/h a tutte le strade locali urbane possibili secondo le norme e le direttive in essere, esclusi gli assi di scorrimento urbano, e adottando nel contempo e progressivamente una serie di misure collaterali, ridisegnando lo spazio urbano, mettendo più aree verdi, più zone a traffico limitato, ampliando i marciapiedi. Questo» prosegue Guido «non significa ridimensionare la velocità, che ha una media di circa 22km/h secondo i dati registrati, ma ridurre le punte di accelerazione soprattutto in alcuni punti della città, per salvaguardare il bene della collettività».

La parola adesso spetta al Consiglio comunale che, in rispetto dello Statuto che promuove e favorisce la partecipazione diretta al governo della città di tutti i cittadini che la abitano e delle loro formazioni sociali, dovrà esprimersi per dare una risposta agli oltre 1300 abitanti che hanno sottoscritto la petizione, innescando una rete di associazioni e realtà che spazia in tutti i settori, particolarmente attiva e propositiva sulla pagina facebook LeccePedala. «Il cammino verso Lecce città 30 è una strada obbligata se vogliamo vivere in una città di respiro europeo» concludono Adriana De Carlo e Andrea Alba. «Le strade siano luogo di aggregazione, non più separazione e pericolo: vogliamo stimolare un radicale cambiamento culturale in merito alla stessa idea di mobilità».


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