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Micronido familiare, a Cagliari funziona ma viene messo in discussione

Un servizio avviato nel 2000, premiato per la qualità dalla Regione Sardegna, potrebbe essere cancellato. Il Consiglio comunale discuterà l'interrogazione della minoranza, la Giunta prende tempo

di Luigi Alfonso

Si chiama “Servizio educativo familiare micronido in contesto familiare”, ha funzionato per oltre vent’anni ma al Comune di Cagliari non piace più. Ha permesso di seguire oltre 1.000 bambini dal 2000 ad oggi, con un breve intervallo tra il 2002 e il 2005 prima della riorganizzazione del servizio. No, non è un problema di risorse: quelle ci sono. Di fatto, dal 31 luglio 2023, il servizio verrà sospeso e non si capisce perché. L’ormai prossima data del termine dell’appalto della gestione di questo servizio fa pensare che non ci saranno sorprese nell’immediato, anche se nei prossimi giorni in Consiglio comunale sarà discussa un’interrogazione che le forze politiche di opposizione hanno presentato al sindaco Paolo Truzzu e all’assessora agli Affari generali, istruzione, politiche universitarie, politiche giovanili e pari opportunità, Marina Adamo.

Va fatta una precisazione: non si tratta di un servizio di baby-sitter, bensì di una modalità che consente di importare la stessa qualità del nido nelle case delle famiglie: dietro c’è una metodologia ben definita, un percorso pedagogico ragionato che viene (veniva) portato avanti nelle case messe a disposizione dalle famiglie. E funzionava. Al punto che molte famiglie in queste ore stanno prendendo posizione nella pagina Facebook della cooperativa sociale “Il mio mondo” di Cagliari, stimolate dalla lettera aperta scritta dalla pedagogista Isabella Sida, coordinatrice del progetto micronido di questa importa realtà del Terzo settore isolano. Una denuncia accorata, che mette in luce le contraddizioni di una decisione davvero inspiegabile.

«Per la prima volta, da vent’anni, nessuno a Cagliari si potrà iscrivere al servizio educativo in contesto domiciliare che tutti abbiamo imparato a chiamare “Micronido a domicilio”, a testimoniare la precisa volontà di portare in contesto domiciliare la stessa qualità organizzativa e pedagogica del nido», sottolinea la dottoressa Sida nel post. «Questo è il momento giusto per ricordare e recuperare quanto appreso. Fare memoria delle famiglie, dei bambini, delle dirigenti e funzionarie, delle educatrici che, con passione, hanno creato una realtà unica in Italia, premiata come servizio innovativo dalla Regione Sardegna nel 2006. Per me il micronido a domicilio è il servizio educativo che mi ha formata come professionista dell’educazione. (…) Grazie a questi anni di lavoro oggi è nato quello che è sempre stato considerato uno dei servizi di eccellenza per la prima infanzia del Comune di Cagliari. Ha attraversato nel tempo diverse modificazioni (la sua prima denominazione era quella di “Babysitter a domicilio”, poi quella di “Microcellule condominiali”, poi quella di “Micronido a domicilio”) seguendo le modificazioni normative e le scelte strategiche in campo educativo del Comune di Cagliari. Sì, il Comune di Cagliari che, grazie alle sue scelte tangibili, ha portato avanti questa lunga storia di educazione, ma anche d’amore. Tante persone hanno attraversato questa storia: educatori, pedagogisti, genitori ma soprattutto bambini. Un grazie alla mia equipe: insieme, in tutti questi anni, abbiamo cercato di trasformare un lavoro in una vera passione, e ci siamo riuscite. Eccome, se ci siamo riuscite!».

La pedagogista cagliaritana Isabella Sida (archivio Vita)

«Avevamo in mano materiale incandescente, le case e le relazioni fra famiglie che si devono mettere d’accordo», prosegue il post. «Volevamo trasformarle in piccoli nidi, spazi dedicati, attività programmate, orari, discussioni di alto livello pedagogico con i genitori e con l’amministrazione comunale. Ma non ci siamo certo “chiuse in casa”. Come ogni nido che si rispetti, abbiamo abitato la città, con uscite e attività all’esterno. Abbiamo lavorato dentro le case, dentro i quartieri, dentro i parchi, dentro i musei, dentro spazi aperti e chiusi, dando loro voce grazie alle attività delle educatrici e all’entusiasmo dei bambini, occupando e colorando di educazione questa città meravigliosa. Abbiamo accolto in questi anni tante famiglie di ogni cultura, di ogni ceto, e lavorato nelle loro case piccole e grandi, ma lo spazio conta poco quando a fare da padroni sono l’accoglienza e l’ospitalità rendendole tutte, ma proprio tutte, incantevoli. (…) Il dialogo con le famiglie è stata la nostra cifra caratteristica. Obbligata, perché occupavamo spazi loro, ma anche desiderata, perché una esperienza così pedagogicamente orientata in spazio domestico apre domande di educazione che altre esperienze non hanno. L’incontro con l’amministrazione comunale è sempre stato di grande rispetto e dialogo. Ogni gara d’appalto provocava certo tanta preoccupazione ma si affrontava con leggerezza, forti della convinzione della continuità educativa, che questo prezioso dono alla comunità cagliaritana sarebbe rimasto, seppure modificato dalle decisioni amministrative e normative, chiunque vincesse la gara. Perché il comune di Cagliari avrebbe garantito la continuità dell’esperienza. Negli anni questo servizio è divenuto un bene comune. In questi anni abbiamo incontrato famiglie, le abbiamo ascoltate e insieme abbiamo costruito un luogo educativo speciale. Con loro e per loro! Abbiamo restituito alla comunità famiglie più consapevoli del ruolo genitoriale e bambini sicuramente più felici. Mi ritrovo a scrivere il commiato da questa esperienza, da questa storia, perché questa amministrazione ha deciso di non consentire alle famiglie di iscriversi al servizio per il prossimo anno educativo. (…) Il silenzio è la strategia che si sta utilizzando per far morire un servizio e la sua memoria storica. Ma noi non vogliamo dimenticarlo e cominceremo a coltivarne la memoria, per restituire alla città il senso di quello che si sta perdendo. Come si fa con i beni comuni».

Bambini in un micronido familiare (foto Krakenimages su Unsplash)

Isabella Sida, da noi contattata al telefono, commenta: «Non avrei mai pensato che il mio post, una restituzione pedagogica del servizio, potesse suscitare tante reazioni. Non amo tanto i social ma questa mia riflessione ha stimolato soprattutto le famiglie che hanno in passato hanno beneficiato del servizio. Tengo a precisare che non ho voluto fare un post perché c’è di mezzo la cooperativa per la quale lavoro: il servizio può anche essere affidato ad altre realtà che hanno le dovute competenze, ovviamente mi dispiacerebbe ma l’importante è non smantellarlo. L’amministrazione comunale ha tutto il diritto di rivedere le politiche d’intervento e magari individuare un progetto più innovativo, se c’è. Ma mi spaventa il silenzio assoluto. E non mi sembra che sia pronta un’alternativa valida. Tutto qui».

Numerosi i commenti al post. «Cagliari perde un servizio prezioso per le famiglie e i bambini e bambine», scrive Maria Chiara. «Ho sempre consigliato il micronido a tutti i genitori alle prese con l’ingresso nel mondo scolastico. Per noi è stata un’esperienza bellissima e irripetibile di crescita e cura, che a suo tempo avevo scelto con convinzione, senza sapere quanto sarei stata ripagata da questa scelta».

«Un servizio bellissimo, non me ne capacito. (…) Dopo anni di lotte e conquiste si torna indietro», sottolinea Elisabetta. «Cagliari perde una preziosa risorsa, non si può pensare allo sviluppo e alla crescita demografica, se si chiudono i servizi alla prima infanzia. Le peculiarità del servizio Micronido a domicilio hanno consentito a tante famiglie di riorganizzare la routine familiare e lavorativa in un clima di fiducia e di serenità, affidando i propri bambini a personale altamente qualificato e appassionato. È una sconfitta per il comune di Cagliari rinunciare alla particolarità e alla ricchezza educativa del servizio in questione», rimarca invece Antonella. Consuelo, invece, scrive: «Se avessero tolto il micronido a suo tempo, per noi sarebbe stata una crudeltà, avrei dovuto lasciare il lavoro e non vivere un’esperienza di crescita per un figlio al quale abbiamo garantito una vita normalizzante nonostante i limiti oggettivi».

«Mi unisco al coro di voci di chi ha vissuto l’esperienza del micronido a Cagliari e non potrebbe augurare nulla di meglio a ogni bambino e a ogni famiglia. Non conosco le motivazioni ma di sicuro non sono sufficienti a cancellare un progetto così valido e speciale!», è il commento di Daniela.

Marina Adamo, assessore Pubblica istruzione (foto Comune di Cagliari)

«L’assessore alla Pubblica istruzione Marina Adamo precisa che è volontà dell’Amministrazione offrire l’opportunità alle famiglie di usufruire di servizi complementari ai nidi, al fine di garantire una risposta flessibile e diversificata alle diverse esigenze di genitori e bambini», riporta una nota dell’ufficio stampa del Comune, diffusa nella tarda mattinata di oggi. «Pertanto, stiamo avviando la ricognizione dei soggetti privati autorizzati erogatori di servizi educativi integrativi presenti nel territorio cittadino e operanti ai sensi della normativa vigente, al fine di avviare la procedura di convenzionamento. Per completezza si precisa anche che con l’attuazione della Legge n. 107/2015 sono stati emanati una serie di decreti attuativi. Tra questi spicca il D.Lgs. 65/2017 “Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni”. Il Comune di Cagliari, il 3 agosto 2022, ha adottato la delibera 132 “Istituzione del Coordinamento pedagogico territoriale – approvazione dello schema di Accordo per l’istituzione del coordinamento pedagogico territoriale per il funzionamento del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino a sei anni nel Comune di Cagliari”. Nell’ambito di tali attività deve essere assicurata dall’Ente locale il coordinamento e la programmazione dell’offerta formativa così come la verifica circa le autorizzazioni, l’accreditamento e la vigilanza sui servizi educativi condotti dai soggetti privati. C’è dunque, come detto, un particolare interesse all’ampliamento dell’offerta formativa nel rispetto delle normative indicate che viene posto in essere con proposta di delibera n. 199 del 25.07.2023 in fase di approvazione della Giunta comunale».

Una risposta che non scioglie i (legittimi) dubbi e rimanda tutto all’appuntamento in Consiglio comunale.

Credits: foto d’apertura di Tanaphong Toochinda su Unsplash


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