Calabria

Un welfare che cura: la risposta di Cassano alle fragilità

Il Centro per le Famiglie della Diocesi di Cassano allo Ionio supporta nuclei in difficoltà per prevenire la disgregazione sociale e contrastare la criminalità. Offre ascolto psicologico ed educativo, orientamento e aiuti concreti, diventando un'alternativa vitale alla povertà e all'infiltrazione mafiosa. «Costruiamo relazioni di fiducia con le famiglie, prima che le istituzioni debbano intervenire. Siamo qui per evitare che un disagio scolastico diventi abbandono, che un’incomprensione familiare si trasformi in rottura, che la povertà materiale degeneri in marginalità», spiega Angela Marino, responsabile del Centro

di Angelo Palmieri

In una terra dove le fragilità spesso si consumano nel silenzio delle case, e dove l’assenza di risposte rischia di diventare fertile terreno per le promesse ingannevoli della criminalità, c’è un luogo che prova a fare la differenza. Non con clamore, ma con costanza. Non con proclami, ma con presenza. È il Centro per le Famiglie della Diocesi di Cassano allo Ionio, un presidio vivo, capace di generare prossimità e prevenzione là dove si annidano le solitudini educative, economiche, sanitarie.

Lo sguardo che anima questo Centro non è quello di chi si accontenta di rattoppare l’urgenza. È uno sguardo che previene, accompagna, ascolta. «Attualmente operano con continuità un pedagogista e uno psicologo psicoterapeuta», racconta Angela Marino, responsabile del Centro. «Seguiamo 28 nuclei familiari, ma abbiamo una lista di attesa che supera i 40 minori. Questo è forse il dato che, più di ogni altro, racconta la forza e la necessità del nostro lavoro: c’è un popolo invisibile che chiede ascolto, orientamento, fiducia».

E proprio questa coda di accesso, apparentemente un limite, è invece la prova evidente di un bisogno reale, urgente, collettivo. Di un servizio che ha saputo farsi volto amico, casa possibile, rifugio concreto. Perché laddove lo Stato sociale fatica ad arrivare, si infiltra la promessa tossica della ‘ndrangheta, che offre un welfare alternativo fatto di favori, sottomissioni e dipendenze. Ma qui, al Centro per le Famiglie, si semina un altro possibile: un’alternativa che restituisce dignità, non la baratta.

Dove nascono le risposte

Il progetto nasce all’interno dell’iniziativa “L’Appetito Vien Studiando, fortemente voluta dalla Caritas diocesana. Ma la sua origine più profonda sta nell’ascolto attento dei bisogni del territorio: famiglie smarrite di fronte a separazioni dolorose o nuove nascite; genitori soli, senza reti; madri che non sanno a chi chiedere un bonus, o a chi affidare una preoccupazione; padri che non parlano, ma lasciano affiorare nell’assenza un grido muto.

«Il nostro lavoro», spiega Marino, «è partire da lì, dalle domande implicite, spesso disordinate, per offrire risposte personalizzate e rispettose. Ogni famiglia ha il suo passo. Offriamo ascolto educativo, orientamento, sostegno nell’accesso ai contributi economici, percorsi condivisi. Collaboriamo con il progetto Policoro per l’inserimento lavorativo e non trascuriamo mai la dimensione sanitaria: abbiamo attivato giornate gratuite di screening, visite dentistiche, ginecologiche, oculistiche. Dove serve, interveniamo anche con piccoli contributi per cure urgenti. Perché la povertà, prima di diventare emergenza, si annida anche nel rinvio di una visita, nella rassegnazione di un dolore che non trova ascolto».

Un presidio prima che arrivi il buio

Il Centro per le Famiglie è, in fondo, un argine. Un argine umano e professionale contro il dilagare del disagio che si fa disgregazione. Un luogo che presidia la frontiera tra la fragilità e l’emergenza. «Lavoriamo sulla prevenzione primaria», afferma Marino. «Costruiamo relazioni di fiducia con le famiglie, prima che le istituzioni debbano intervenire. Siamo qui per evitare che un disagio scolastico diventi abbandono, che un’incomprensione familiare si trasformi in rottura, che la povertà materiale degeneri in marginalità».

Tra le azioni più significative, anche quelle legate all’educazione digitale: laboratori per genitori e figli, pensati per affrontare insieme l’uso – spesso precoce e disfunzionale – delle tecnologie. «La prevenzione oggi passa anche per una nuova alfabetizzazione affettiva e digitale. Non possiamo ignorarlo».

Contro l’assistenzialismo, per una comunità corresponsabile

Ma il vero sogno che anima il progetto è più grande. È il sogno di una comunità educante, in cui le famiglie non siano utenti ma protagoniste. In cui l’accesso al servizio non avvenga solo “a problema conclamato”, ma in una logica di partecipazione, corresponsabilità, prevenzione. «Desideriamo», dice ancora Marino, «che il Centro diventi un punto di riferimento stabile, riconosciuto non solo nei momenti critici, ma anche nei giorni sereni. Vogliamo famiglie più consapevoli, più forti, meno sole».

È questa la vera alternativa alla cultura della sopraffazione, del clientelismo, della violenza: generare legami veri, rafforzare le reti di solidarietà, presidiare il territorio con la competenza e l’umanità. Perché la criminalità organizzata prospera dove mancano le risposte, dove il vuoto diventa occasione per il dominio. Ma qui, nella Diocesi di Cassano, qualcuno ha deciso di esserci. Con le mani, con la testa e con il cuore.

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