Welfare
“Un’ora d’aria colorata”, la musica di Luca Pugliese che anima le carceri
Luca Pugliese è un pittore e cantautore irpino. Dal 2013 porta in giro nelle carceri italiane il tour “Un’ora d’aria colorata”, esibendosi con chitarra, voce e percussioni a pedale in un concerto che coinvolge i detenuti. Dopo le restrizioni del Covid-19 ha ripreso il suo viaggio e si è esibito nell’istituto penitenziario di Foggia davanti a 300 persone
Nell’ultimo concerto che ha tenuto nella sala teatro del carcere di Foggia, c’erano alcuni detenuti che piangevano. «Ma non erano lacrime di disperazione. Erano lacrime di sfogo, di liberazione, di emozioni provate. Perché gli istituti penitenziari sono dei non-luoghi e con la musica provo ad abbattere le mura e a far trascorrere ai ristretti un’ora d’aria diversa, come se stessero fuori, in un prato ad ascoltare qualcuno che canta». Luca Pugliese si è laureato in Architettura mettendo in scena nell’aula magna universitaria una performance musicale con la sua chitarra. Perché ha sempre coltivato la passione per la musica e per l’arte. Tanto che oggi, l’artista irpino, si divide tra il mestiere di cantautore e quello di pittore. Nel 2013 ha iniziato il tour “Un’ora d’aria colorata”, iniziativa solidale a favore dei diritti dei detenuti che chiama in gioco il ruolo sociale dell’arte e dell’essere artisti. Da quel primo concerto a Poggioreale, davanti a mille detenuti che hanno ascoltato in silenzio le sue canzoni, il cammino del cantautore campano negli istituti penitenziari italiani non si è più fermato. Secondigliano, Rebibbia, Regina Coeli, Opera, San Vittore, Sant’Angelo dei Lombardi, Benevento, Ariano Irpino ed altri ancora.
«Mi sono sempre occupato di sociale» racconta Pugliese. «Ho deciso di fare della pittura e della musica degli strumenti di sollievo morale e spirituale a favore di coloro che devono ristabilire un debito con la società civile. Sono persone che, per gli errori che hanno commesso nella loro vita, trascorrono la maggior parte del tempo in luoghi angusti e grigi. Con il mio concerto “Un’ora d’aria colorata” provo a restituire piccoli momenti di normalità, di allegria, di serenità. Del resto, suonare nei penitenziari è qualcosa che arricchisce entrambi».
Riprendere il suo tour nelle carceri dopo il lungo periodo di chiusura provocata dal lockdown, ha subito riscosso un grande successo tra i detenuti che hanno assistito alla sua esibizione. Anche perché quello che porta in scena Luca Pugliese è un “one man band”, dove l’artista poliedrico sfodera davanti al pubblico chitarra, voce, armonica a bocca, percussioni a pedale, mettendo insieme un repertorio che spazia tra brani da lui scritti e musicati e contaminazioni di ritmi occidentali, mediterranei e latini, fino ai classici della musica napoletana ed ai successi di Franco Battiato.
Tra i brani che suscitano maggiore commozione tra la popolazione carceraria, c’è sicuramente “Corri, corri”, musica trascinante e testo dedicato al tempo, «l’unico luogo in cui tutti possono trovare Dio, anche in carcere. Quando ascoltano questo brano» prosegue Pugliese «i detenuti si commuovono, forse perché ripensano a come hanno utilizzato il loro tempo. Mi piace poter portare attraverso questa forma d’arte un po’ di aiuto a chi ne ha bisogno. Perché la musica ha per chi l’ascolta il sapore dell’aria, dell’acqua, della libertà. La musica rende tutti più umani, tocca la nostra spiritualità, i nostri sentimenti a prescindere dalle strade che ciascuno di noi ha fatto». L’artista, quindi, ha di fatto ripreso il suo tour e riaperto il ciclo di iniziate culturali e sociali limitate negli ultimi due anni dalle ristrettezze del Covid-19. Il concerto, realizzato nell’istituto foggiano grazie alla collaborazione di tutto il reparto di polizia penitenziaria, dell’area trattamentale e del CSV Foggia, si è svolto in due momenti della giornata, coinvolgendo circa 300 persone detenute.
«Il carcere di Foggia riapre con la musica e non poteva essere diversamente: giugno è il mese in cui si celebra proprio l’arte dei suoni, nel giorno del solstizio d'estate» aggiunge Giulia Magliulo, direttore della Casa Circondariale. «Abbiamo alle spalle un periodo molto duro. Ognuno di noi ha perso qualcuno o qualcosa a causa della pandemia. Per proteggere le persone care abbiamo dovuto imparare a mantenere le distanze, abbiamo rinunciato agli abbracci. Ma la musica no, non l’abbiamo mai abbandonata e non ci ha mai abbandonati. Anche nel periodo più buio del lockdown, quando intorno a noi c’era silenzio, abbiamo reagito con la musica sui balconi, nell’intimità delle nostre case. Ecco» conclude Magliulo «la musica unisce tutti, anche e soprattutto chi soffre. Oggi è solo l’inizio di una nuova fase che riporterà in primo piano le attività e i laboratori».
E dopo la musica di Luca Pugliese che ancora risuona nel penitenziario foggiano, è partito in questi giorni anche il laboratorio “Come in un film. Ponti di Comunità”, il cineforum realizzato in sinergia con il CSV Foggia, l’Associazione Libero Pensiero Giordano Bruno ed il sostegno della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, che attraverso la visione di pellicole cinematografiche vuole stimolare momenti di serenità e di riflessione tra i detenuti che, guidati dall’esperta di criminologia Annalisa Graziano, possono condividere le loro personali esperienze prendendo spunto dai messaggi lanciati dai film selezionati. Perché l’arte, il cinema, la musica, le attività educative, sociali e di volontariato cercano in qualche modo di dare un senso all’articolo 27 della Costituzione Italiana in cui si ricorda che le pene «devono tendere alla rieducazione del condannato».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.