Non profit
vittoria dei sinti:il villaggio si fa Sbloccati dal sindaco i fondi promessi. A primavera via dalle roulotte di Elisa Cozzarini
Cacciari si impone a Mestre
di Redazione
Ci sono voluti dieci anni, ma alla fine, il 26 giugno, i lavori in via Vallenari sono iniziati. È del 1998 il progetto di costruire un Villaggio di 38 prefabbricati per i sinti di Favaro Veneto, frazione di Mestre. Ora l’entusiasmo è alle stelle al campo roulotte, dove attualmente vivono 160 sinti, tutti italiani. «Per noi il Villaggio è una grande speranza», dice Stefano, uno dei futuri abitanti dell’insediamento. «È un segnale di cambiamento: potremo vivere in condizioni decenti, rispettando le nostre tradizioni».
Il sindaco Massimo Cacciari ha deciso di stanziare 2,8 milioni di euro per rispettare l’accordo siglato nel 1998 tra i sinti, il Comune, la Regione e il ministero, per cui non sono mai arrivati i fondi statali promessi. Lo stesso Comune spende 120 milioni per mille alloggi popolari. Ma la scelta di Cacciari è stata immediatamente attaccata da Lega e An.
È nato un Comitato No campi nomadi, composto da una ventina di persone, che a fine maggio è riuscito a bloccare il progetto. La storia sembra ripetersi il 23 giugno, data fissata per l’inizio dei lavori dopo i tentativi fallimentari di accordarsi con il comitato. «Quando abbiamo visto che tutto era di nuovo bloccato, al campo ci siamo demoralizzati, ma non abbiamo perso fiducia nel nostro sindaco», continua Stefano. E il 26 giugno Cacciari ha mantenuto le promesse.
Il Gazzettino il 27 giugno ha scritto: «Mai visto un presidio di cittadini con così pochi cittadini e così tanti politici, televisioni e giornalisti». In effetti sono solo cinque le case adiacenti al futuro Villaggio e solo tre le famiglie che protestano. Il Comitato ha presentato per la seconda volta ricorso al Tar, dopo una prima bocciatura; An, FI, Lega Nord, Progetto Nordest e Udc raccolgono firme per un referendum popolare contro il Villaggio, mentre i sinti sperano di trasferirsi la prossima primavera. «Con questo pensiero», dice Stefano, «sarà più facile affrontare un altro duro inverno al campo».
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