Non profit
Viva i farmer’s market.bI veri low cost sono loro
Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food
di Redazione

«Il modello McDonald, con costi bassi al consumatore, ha in realtà costi sociali altissimi. È ora di cambiare. La tavola deve essere l'”ultimo miglio” di un ciclo economico e sociale» I “nuovi verdi” sono una grande famiglia in via di composizione. E non c’è solo Coldiretti a guidare il carro degli ambientalisti della tavola buona, sana e al giusto prezzo. A ottobre a Torino torna Terra Madre, il palcoscenico dei contadini di tutto il mondo. Instancabile mattatore è Carlin Petrini , fondatore di Slow Food, la multinazionale dei territori, che tutela con i suoi presidi i prodotti tipici, li spiega e li fa conoscere, attraverso l’università di Pollenzo e i suoi corsi di formazione. E li manda anche al supermercato con quella scatola di sapori che è Eataly, nata a Torino su impulso di Gianni Farinetti.
Più che di società civile alla ribalta, capace di raccogliere le ragioni dei “verdi che furono”, Petrini prende in prestito il lessico di Edgar Morin e parla di tante “comunità del destino”, le quali, attraverso diverse esperienze, come «Slow Food, i farmer’s market, il commercio equosolidale, il biologico, cercano di lanciare un salvagente alla gente del Titanic. La nave che affonda è il pianeta, l’orchestra che suona è la politica». «I mercati dei contadini», dice Carlin Petrini, «sono la risposta a una crisi globale del cibo e della cultura del cibo. Gli agricoltori abbandonano i campi mentre i prezzi delle materie lievatono per colpa della speculazione. Certo che costa di meno un panino divorato in fretta e furia da McDonald’s rispetto al prosciutto e al pane che arriva dai campi. Ma qual è il prezzo che paga la comunità per quell’hamburger confezionato? Il conto del low cost è salatissimo, lo paghiamo tutti ogni giorno, con il degrado ambientale, i disturbi del cattivo mangiare, la depauperizzazione dei territori, ricchi un tempo di economia e tradizione culturale. Perciò plaudo all’iniziativa dei farmer’s market, ma queste esperienze non sono sufficienti. Ci vuole un’opera di educazione affinché si impari a rispettare la tavola come ultimo miglio di un ciclo economico e sociale».
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