Non profit
Vogliamo darevelocità al non profit
Primi bilanci I cento giorni di Banca prossima
di Redazione
Naviga da cento giorni nel mare del non profit. Un viaggio in acque tutt’altro che tranquille: ritardi cronici nei pagamenti della pubblica amministrazione, i misteri del 5 per mille, situazioni patrimoniali accidentate, poca diffusione di managerialità e scarsa propensione al credito. Ma la nave di Banca Prossima, l’istituto di credito per il terzo settore nato a novembre da una costola di Intesa Sanpaolo, è salpata con l’obiettivo ambizioso di anticipare le tempeste accompagnando sottocoperta il mondo del sociale. E i risultati ad oggi non mancano. Oltre mille clienti (la metà “nuovi”, pescati fuori dal circuito Intesa) e 40 milioni di affidamenti richiesti. Numeri incoraggianti, visto che il target per il triennio è servire almeno 10mila organizzazioni.
Dalla parte di Prossima, che ha una dotazione di 120 milioni di euro, è scesa in campo già Fondazione Cariplo, che ha annunciato l’ingresso nel capitale con una quota compresa tra 10 e 20 milioni di euro. E presto arriverà anche la Compagnia di San Paolo: l’ente non profit torinese sta infatti valutando le proposte di partecipazione. Intanto sotto il tetto di Prossima incominciano a ruotare i big del non profit. A cominciare dagli istituti ecclesiastici fino alla Croce Rossa italiana, che ha appena siglato un accordo con la banca. A maggio vedrà la luce una Cri card, una prepagata che devolve fondi ad ogni ricarica effettuata.
L’intesa è un esempio pratico di quella che Marco Morganti chiama “finanza anticipatrice”. «Il fundraising in Italia è ancora poco sviluppato. L’iniziativa a fianco della Cri rientra nello spirito di Banca Prossima, una banca che pur essendo una spa condivide la filosofia del non profit e punta a svilupparne le capacità». E poi aggiunge: «Finanza anticipatrice significa soprattutto permettere a un ente di fare dei progetti a lungo termine. I tempi lunghi dei pagamenti o dell’approvazione di un progetto possono paralizzare l’attività di una coop sociale, o comunque frenarla».
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