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volontari hi-techper ridare vita ai computer dismessi
onlus sotto la lente Come funziona il Banco Informatico
di Redazione

Che fine fa il vecchio pc? Con Biteb – Banco informatico tecnologico e biomedico onlus trova una nuova vita in associazioni e opere di carità. L’origine di questa originale solidarietà risale al 2003 e la racconta il presidente Stefano Sala: «La mia azienda informatica si occupò del recupero dei computer di un’impresa coinvolta nel disastro del Pirellone, a Milano: l’impresa volle solo i dati e cambiò i pc. Dopo qualche mese incontrai un sacerdote che aveva bisogno di computer per la sua missione in Perù. Gli ho donato quei cento che avevo. Poi l’idea: perché non trasformare quell’evento casuale in una organizzazione stabile?».
Da una parte, spiega Sala, «c’è un grosso spreco di tecnologie perché molte imprese cambiano il parco computer ogni due anni». Dall’altra parte non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche a Milano «ci sono piccole non profit che hanno pochi soldi e sono costrette a usarli tutti per acquistare computer. Noi facciamo incontrare questi due bisogni». I computer non vengono solo ripuliti dei dati: «Il pc che regaliamo deve essere perfettamente operativo. Per questo abbiamo costruito un’organizzazione che si occupa di hardware e software», spiega il presidente. Una cinquantina di studenti di ingegneria passano le serate nella sede operativa del Banco Informatico (Peschiera Borromeo alle porte di Milano) a sistemare e testare i computer, guidati da operatori senior, mentre altri cento volontari si occupano del trasporto e della logistica. Per l’hardware, Biteb ha raggiunto un accordo con Microsoft che ha iscritto il banco nel programma Mar (Microsoft Authorized Refurbisher): «Riconfiguriamo i pc secondo il sistema operativo X-2, ossia due versioni precedenti l’ultima commercializzata», osserva Sala. «Se qualcuno lo chiede installiamo Linux, ma non tutti sono in grado di utilizzarlo. Le licenze sono tutte gratuite», chiosa Paolo Galandra direttore del Banco Informatico. I sistemi operativi e le licenze sono nelle lingue dei Paesi in cui verranno utilizzati i pc. Delle 5mila macchine donate ogni anno (valore commerciale di circa 450mila euro), infatti, un migliaio vanno all’estero, dall’Uganda all’Ucraina.
Da un paio d’anni è operativa anche la divisione biomedica, nata quando «alcuni amici ingegneri biomedici ci hanno segnalato che molti ospedali dimettevano macchinari per avanzamenti tecnologici, mentre ci sono parti del mondo dove possono essere utilizzati benissimo», spiega Elisabetta Pinciroli, responsabile del settore. L’attività del Biteb ha trovato un importante sostegno da parte delle istituzioni pubbliche e lo scorso aprile ha vinto il concorso Dall’ospedale agli ospedali della Regione Lombardia.
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