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Leggi & Norme

Volontari in ambulanza, chi li vuole come i medici

L’ombra di una lobby dietro la legge che permette anche a loro di usare i defibrillatori

di Redazione

Pochi saprebbero cos?è un defibrillatore semiautomatico se non fosse per il telefilm E.R.: arriva il paziente al pronto soccorso, tutti si agitano e si danno ordini a vicenda finché il medico sfodera due piatti di metallo per piantarli sul torace del malcapitato. Scarica elettrica, e chi sembra morto riprende conoscenza. Fino all?8 marzo, questo ?resuscitare? era privilegio di cardiologi e medici d?urgenza. Finché la Camera ha approvato l?ultima norma della legislatura: un solo articolo in cui si stabilisce che il defibrillatore può essere usato, fuori dall?ospedale, anche da infermieri e «personale non sanitario». Cioè dai volontari sulle ambulanze. Una bella responsabilità per chi non ha familiarità con i piatti che danno la scossa. E una contraddizione, secondo Maurizio Ampollini, vicepresidente dell?Anpas di Varese: «Ma come? Manca uno status giuridico per il volontario soccorritore, e nel frattempo gli si dice di usare questo strumento?». Se poi pensiamo che il personale non sanitario sull?ambulanza non può fare iniezioni né, talvolta, misurare la pressione al paziente, sentiamo che qualcosa stride. «Dev?esserci una lobby dei produttori di defibrillatori (i principali sono Laerdal di Bologna e Physio-Control di Sesto Fiorentino, ndr)», azzarda Ampollini, «altrimenti non si capirebbe come tante norme importanti giacciono in Parlamento e invece questa materia ha ottenuto prima un decreto, a settembre 2000, e ora una legge dello Stato». Eppure ogni tre minuti qualcuno è colpito da attacco di cuore, e solo uno su 4 sopravvive, grazie a un intervento tempestivo… «Sì, ma non basta usare quello strumento», ribatte Ampollini, «ci vuole uno specialista che misuri la gravità del danno e mantenga il paziente in situazioni ottimali». Insomma, per le Anpas questa legge resta una dichiarazione d?intenti: «Occorre aprire un tavolo con Regioni e Province per la formazione, e stabilire un principio: il volontario non può essere responsabile di una vita. Deve agire con la supervisione di un medico».


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