«Date le condizioni attuali delle carceri italiane, il volontariato penitenziario è disposto a interrompere il proprio servizio». È questa la proposta choc che arriva dalla Cnvg – Conferenza nazionale volontariato giustizia, ente che racchiude le sigle dell’associazionismo impegnato in carcere. Il motivo? Lo spiega Elisabetta Laganà, presidente della Cnvg: «La cifra della detenzione ha superato quota 67mila presenze. Numeri giganteschi, impossibili ormai da contenere. Il carcere è ridotto a contenitore di tutti i disagi sociali, dai tossicodipendenti agli immigrati, ai malati fisici e psichici. Il sovraffollamento crea grossi problemi di gestione degli istituti, rendendoli invivibili non solo per i detenuti, ma anche per gli stessi operatori penitenziari». La richiesta che il mondo del volontariato avanza è la preparazione di un “Piano sociale per le carceri” che, spiega Laganà, «sostenga il reinserimento sociale per coloro che escono o che potrebbero uscire dal carcere, attraverso la formazione, il sostegno lavorativo, l’attivazione del terzo settore e dell’associazionismo».
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