Richiamandosi al modello di protesta inaugurato dalle donne ucraine del Femen, un gruppo di ecologiste di Stettino ha escogitato la trovata di mostrarsi a seno nudo per protestare contro la costruzione della prima centrale nucleare della storia polacca. Ma a differenza delle colleghe ucraine, le giovani polacche hanno voluto scioccare i passanti, drammatizzando gli effetti delle radiazioni e mostrando un busto a tre seni: due veri e uno artificiale di silicone.
Mentre tutta Europa segue con curiosità la sfida tedesca di uscire dall’atomo, la Polonia si appresta a entrarci, in nome della sicurezza energetica e dell’emancipazione da Mosca. Due gli impianti previsti, nel 2020 e nel 2030.
Vent’anni fa, il Paese rinunciò al nucleare dopo l’incidente di Chernobyl. In eredità sono rimaste le rovine di Zarnowiec, scheletri di cemento polverizzati dal vento nella pianura casciubica a due passi dal Baltico, una settantina di chilometri a Nord-Ovest di Danzica. Potrebbero tornare utili adesso. Il ballottaggio per il primo sito coinvolge due città. Una è proprio Zarnowiec e ha buone probabilità di essere ancora una volta prescelta. Il motivo è semplice: la popolazione è in larga parte favorevole, attratta dai possibili investimenti economici. «L’impianto porterebbe lavoro e occupazione», dice il sindaco Henryk Doering, «tanto più che l’ambiente è già compromesso».
Diverso lo stato d’animo a Mielno, il sito alternativo. Una località costiera con villette e pensioncine immerse nel verde che fiancheggiano la lunga spiaggia sabbiosa. D’estate è un paradiso turistico e per questo le resistenze sono forti. In un referendum cittadino, l’85% ha votato contro. Imprenditori, ecologisti e politici parlano la stessa lingua: «Mielno vive di turismo e la centrale distruggerebbe l’economia della regione».
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