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Zavoli, l’ora di un grande vecchio

Alla Commissione di Vigilanza Rai sta per approdare il grande giornalista 85 enne, con l'accordo fra Veltroni e Berlusconi, favorito da Letta

di Franco Bomprezzi

 

La politica italiana non finisce mai di sorprendere: l’indecente spettacolo della lunghissima ricerca di un presidente per la commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai sta (forse) per concludersi con la nomina di un grande giornalista televisivo del passato, Sergio Zavoli, che ha una dozzina d’anni più del presidente del Consiglio, ed è più o meno coetaneo del presidente della Repubblica. Ecco come i giornali oggi affrontano questa vicenda.

 

 

Apertura (“Rai, accordo Pd-Pdl su Zavoli”) e editoriale del Corriere della Sera di oggi dedicati dedicati alla vicenda della Vigilanza Rai. Partiamo dall’editoriale a firma del notista  politico Massimo Franco sotto il titolo “Il Triangolo”: La scelta di Zavoli «è una vittoria in extremis di quanti hanno preferito tentare la strada della stabilità piuttosto che rassegnarsi al tanto peggio tanto meglio; e di un Walter Veltroni che fino a ieri mattina sembrava schiacciato nell’angolo: anche se la soluzione appare più il frutto della disperazione del pd che di una strategia. La candidatura è emersa dopo l’udienza concessa ieri dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano al leader dell’opposizione; dopo le dimissioni degli uomini di Antonio Di Pietro dalla Commissione; e dopo una mediazione del solito Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio di Silvio Berlusconi. Ora ognuno potrà dire di avere vinto: sebbene non sia esattamente così…Il compromesso si può considerare il frutto di una triangolazione fra Veltroni, Quirinale e Letta.
Ora però si apre il caso Villari. Che a pag. 2 del Corriere dichiara: non lascio. Malgrado il presidente del gruppo dei senatori Pd, Anna Finocchiaro già ieri dichiarasse: «La parola espulsione non la voglio nemmeno pronunciare, ma se Villari non si dimetterà non sarà il presidente della maggioranza e nemmeno dell’opposizione. Sarà presidente per se stesso».

Repubblica lascia nell’occhiello l’accordo tra Maggioranza e Veltroni su Zavoli, candidato alla presidenza della Commissione di vigilanza e titola invece sulla lite a Ballarò tra Berlusconi e Di Pietro. «Io corruttore? Lo querelo». Alla nomina di Zavoli, vista come una vittoria strappata per il rotto della cuffia da Veltroni sono dedicate le pagine 6 e 7. Ovvio e scontato il giudizio su questo “monumento” della tv italiana. Le foto sono tutte in bianco e nero, perché quella è stata la sua stagione. Fioroni: «Qualcuno ha provato ad ammazzare Walter». Il riferimento non è ovviamente alla maggioranza ma agli schieramenti interni al Pd. «Siamo alle solite: dalemiani contro veltroniani», commenta sconsolata Rosy Bindi. L’accusa di Di Pietro in tv: «Villari si è venduto per 30 denari». Berlusconi risponde annunciando querela. Filippo Ceccarelli fa la storia di Silvio come il “Grande Compratore”. L’editoriale di Giovanni Valentini, con le dovute cautele, prende le distanze da Di Pietro: «Toccherà a lui, il teorico giudiziario della “corruzione ambientale”, sostenere le pesanti accuse di “corruzione politica” lanciate a Silvio Berlusconi».

“Rai intesa su Zavoli”: La Stampa dedica la prima pagina all’accordo tra maggioranza e opposizione sul nome del presidente della Vigilanza Rai e riesce a intervistare Sergio Zavoli, nonostante la sua reticenza a dare informazioni. Punzecchiato Zavoli dice che la Commissione di Vigilanza è «uno strumento straordinario se recupera l’ambizione  a occuparsi delle cose per le quali fu pensato. E in ogni caso pragmaticamente le dico che finché uno strumento esiste va usato». «E’ la politica stessa, stavolta, a risolvere un problema e a trovare una soluzione» dice in un altro passaggio dell’intervista, «certo, un problema che essa stessa aveva creato, lo riconosco. Ma ne esce con le sue gambe, con i suoi strumenti, che sono il confronto, il parlarsi, l’ascolto delle ragioni dell’uno e dell’altro». Un pezzo ricostruisce l’amicizia fra Zavoli e Walter Veltroni, nata sulla scia della stima del primo per il padre del secondo, Vittorio Veltroni, «geniale dirigente della Rai degli anni’50»,«ieri mattina a quel filo si è ricollegato il leader del Pd quando ha prodotto la mossa del cavallo che gli ha consentito di riprendere in mano la situazione, soffocando la sempre più aggressiva fronda interna e risolvendo il caso della vigilanza».

 

Il Sole 24 Ore celebra il Richelieu di Palazzo Chigi, ovvero Gianni Letta, a cui pare si debba anche questo accordo su un nome di prestigio che mette d’accordo tutti, Berlusconi e Di Pietro compresi, nonostante gli scambi di accuse sulle presunte corruzioni di Villari e Orlando. A questo punto mancano solo le dimissioni di Carneade, alias Villari, che ieri secondo la Finocchiaro era «irreperibile». Una vera commedia all’italiana, diremmo noi, mentre il Sole è più moderato: «È un feuilletton», scrive in chiusa di articolo.

 

Dopo l’accordo pd-pdl su Zavoli, Italia Oggi si chiede che cosa vuole Riccardo Villari per mollare la presidenza della Vigilanza. La linea dura ( Veltroni in primis) non vuole scendere a compromessi. Qualcun altro ipotizza una buona uscita politica per Villari (magari una candidatura in Campania o alle prossime Comunali di Napoli. Tuttavia, se il neo presidente non si dimetterà lo scenario è già delineato: espulsione dal partito e mozione di sfiducia in Vigilanza. Villari, specula Italia Oggi, sa bene cosa lo aspetta e di sicura venderà cara la sua pelle e la sua poltrona. Intanto ha già cominciato a denunciare le intimidazioni subite. L’annuncio dell’accordo raggiunto dai due poli per Zavoli, concede una prova di riscatto a Walter Veltroni che ha potuto svincolarsi dal cappio al collo Leoluca Orlando anche perché Tonino Di Pietro ha capito che non c’erano vie alternative a quella via di uscita. E Zavoli cosa dice? “Per la mia candidatura serve prima un quadro di certezze e chiarezza che al momento ancora non c’è”.
Una volta sistemata la presidenza, c’è da sistemare il cda. Per quanto riguarda l’opposizione, si rimescolano un po’ le carte, I tre consiglieri da scegliere nel cda non possono più appartenere a due al Pd e uno all’ Udc. C’è da trovare un posto all’IDV ( DI Pietro insiste per Marco Travaglio). Inoltre con Zavoli alla Vigilanza, il Pd non potrà più avere il presidente della Rai. Quindi Claudio Petruccioli non potrà essere riconfermato. Il ruolo dovrà essere ricoperto da un professionista che stia bene un po’ a tutti. In corsa restano Pietro Calabrese, Pier Luigi Celli, e Andrea Mondello. “La notte della Repubblica tra i due contendenti” è il titolo a pag 8: la telenovela sulla Vigilanza è lo specchio della politica italiana.  Infatti, tra un’anomalia e l’altra, si è prodotta la vera grande anomalia: le istituzioni bloccate, 44 sedute inutili, gli appelli del Capo delle Stato, gli scioperi della fame e della sete di Pannella, e soprattutto lo spettacolo desolante di una politica impotente che, sembra anteporre gli interessi di partito a quelli del corretto funzionamento delle istituzioni, che litiga per mesi sulle poltrone. Uno psicodramma, condito da furbizie e da carenza di leadership, un segno di impotenza della “casta”. Di Sergio  Zavoli, intellettuale raffinato, tutti ricordiamo le straordinarie puntate intitolate “La Notte della Repubblica”. Questa che sta vivendo sembra una buona trama per una nuova puntata. Avrà Zavoli la forza di raccontarci una storia diversa?

Alla vigilanza Rai il manifesto dedica un richiamo in prima con la foto di Zavoli e il titolo “Pd e Pdl si giocano il jolly Sergio Zavoli, ma Villari non molla” L’articolo è a pagina 5 dove si da conto delle dimissioni di Orlando e Pardi (Idv) dalla commissione e dell’accordo raggiunto, il placet di Berlusconi, la soddisfazione di Veltroni e l’attacco di Di Pietro. L’articolo di Micaela Bongi “Zavoli for president col permesso di Villari” si sottolineano i “giochetti” politici per cui nel pomeriggio di ieri esce il nome di Zavoli, Veltroni saluta la notizia con entusiasmo, Berlusconi «rompe ancora una volta la promessa di non parlare per strada con i giornalisti: “È una persona che non si può discutere dal punto di vista professionale e della sua storia” dichiara da Campo de’ Fiori, mettendo in imbarazzo chi tra i suoi, come il capogruppo al senato Maurizio Gasparri, ancora smentiva che si fosse trovata una soluzione perché «a me che sono membro della vigilanza nessuno del Pd è venuto a chiedere un parere». E infatti in mattinata Veltroni aveva contattato direttamente Gianni Letta, trovandolo pronto a tessere la soluzione alla quale Berlusconi dà subito il via libera». Si fanno ipotesi anche sul futuro e ritorna in pista il vecchio nome di Pietro Calabrese alla presidenza Rai, il vecchio accordo (sempre smentito dal segretario Pd) tra Veltroni e Berlusconi e saltato per la rivolta nel Partito democratico, che prevedeva Orlando alla vigilanza e Stefano Parisi direttore generale Rai. Se Zavoli, Villari permettendo, sarà presidente si passerà dunque alla partita del cda».

Alle vicenda Avvenire dedica il fondo a pagina 9 “Vigilanza, larga intesa sul nome di Sergio Zavoli”, enfatizzando un poco, ma senza esagerare, il disagio di Riccardo Villari e sui suoi comunicati «carichi di tensione»: «Sono sottoposto a pressioni di inaudita violenza». Un articoletto è dedicato alle rappresaglie verbali di Di Pietro. L’Idv rifiuta di sostituire i due commissari Leoluca Orlando e Francesco Pardi (che hanno dato le dimissioni dopo l’accordo su Zavoli), come richiesto dai presidenti delle Camere, e di partecipare d’ora in avanti ai lavori di Vigilanza. Di Pietro ha attaccato verbalmente Berlusconi accusandolo di essere un corruttore politico e Villari definendolo «un Giuda vendutosi per 30 denari». Il prossimo step è la nomina del Cda Rai, sempre che la scelta di Zavoli a presente della Vigilanza diventi effettiva. Le ipotesi circolanti non escludono una continuità per Claudio Petruccioli alla presidenza, ma nemmeno un eventuale Pietro Calabrese. Non si sbilancia Paolo Romano, sottosegretario alle Comunicazioni, eccetto che alla possibilità di un ingresso in Cda di Marco Travaglio: «Penso che il servizio pubblico non ne guadagnerebbe». Tutto comunque è legato alle dimissioni di Villari che ha pensato bene di “sparire” dalla circolazione. Osvaldo Napoli, vicecapogruppo del Pdl alla Camera si interroga: «Se il senatore Villari non si dimette, cosa che è nelle sue facoltà, come si fa a eleggere Sergio Zavoli in sua vece? È un bel rebus. Costruito tutto da Walter Veltroni. E solo lui ha il potere di sciogliere quel che ha legato. Al Pdl non può essere chiesto niente di più».

“Ma adesso vigilate su Veltroni” è l’apertura de Il Giornale perchè “per uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciato con la vigilanza Rai, il leader del Pd va a piangere da Napolitano che chiede aiuto al Pdl e poi “nomina” Zavoli alla presidenza. Ora però deve convincere il suo Villari a dimettersi”. Il caso Rai è descritto come una telenovela in cui Di Pietro è sempre più isolato e Laura Cesaretti scrive «cede le armi, ma prima spara a zero dicendo che il Premier è un corruttore politico». Emblematica una foto in bianco e nero del 1986 del terzetto: Berlusconi, Veltroni e Zavoli. Ma la telenovela continuerà perchè parte il risiko sulle altre cariche. A pag. 4 Vincenzo La Manna sciorina nomi di papabili per le poltrone del cda. Il direttore Mario Giordano è in forma e ricopre Uolter di nuovi aggettivi «qualcuno che a far politica è più incapace di un paracarro», «obamino», «Walter Paperino- che però l’ha inventato IENA -» e poi «star qui ad occuparsi di vigilanza Rai mentre fuori vien giù il mondo è cosa che grida vendetta al cospetto di chi lavora».

E inoltre sui quotidiani di oggi:


Eluana

Avvenire – “Ricorso in Europa: «Fermate la sentenza» (pag. 6). È stato chiesto ieri a Strasburgo l’intervento della Corte europea dei diritti da parte di 34 associazioni. L’avvocato Rosaria Elefante: «rappresentiamo le famiglie di persone incapaci per gravi disabilità». Anche Cesare Mirabelli (pag. 7), presidente emerito della Corte costituzionale, vede gravi falle nella sentenza che la Cassazione ha pronunciato sul caso Englaro. E non la condivide: «Questa sentenza indebolisce la protezione di soggetti deboli, quando dice che nel caso specifico il pubblico ministero è escluso come parte». In questo modo si sostiene che non c’è un interesse pubblico in gioco, ma un interesse della persona. Invece, l’interesse pubblico è che ci sia una presenza di valutazione e di protezione della persona quale può assicurare il pubblico ministero.

Nuovo colonialismo

Il Sole 24 Ore – Interessante storia dal Madagascar: in Corea del Sud manca la terra da coltivare (o meglio, quella che c’è è tutta iper-sfruttata), quindi che si fa? Se ne compra un po’ in Africa. Seul è ricca di iniziativa, nota con ammirazione il Sole, e ha così preso in usufrutto – tramite la Daewoo, mica con soldi pubblici – per 99 anni, pagandoli, 13.000 ettari di terreno (per capirci, un’area grande come la regione Campania) dove coltiverà mais. La Fao ha avvertito il Madagascar: attenti, questo è colonialismo, anche perché la superficie rappresenta il 50% del terreno coltivabile del paese, ma il Madagascar ha bisogno di soldi e così ha accettato. Un buon affare per la Corea: il terreno produrrà a pieno regime il 50% del fabbisogno nazionale di mais.

Affari di Bassolino

Il Sole 24 Ore – Affari all’ombra del Vesuvio: il Sole con Claudio Gatti ricostruisce i movimenti di denaro tra Regione Campania di Bassolino e uno studio professionale composto da due commercialisti a un avvocato da cui sono passate le consulenze della regione e vari affari su cui stava indagando la magistratura con l’inchiesta “Why not”. Edilizia, rifiuti, sanità, cartolarizzazioni e banche: su tutto decideva Bassolino, con l’aiuto di questi tre signori, ovviamente strapagati e forniti di consulenze che secondo la Corte dei Conti non erano necessarie, e per questo ha condannato Bassolino a un risarcimento. Tra l’altro, uno dei 3 si chiama Soprano…

Droghe

Il Sole 24 Ore – In Norme e tributi, un articolo sul Rapporto 2008 dell’Osservatorio europeo sulle droghe e tossicodipendenze, presentato ieri, da cui emerge che l’Italia (con Danimarca, Uk, Spagna e Irlanda) è ai primi posti per consumo di cocaina e al secondo per eroina. In Europa la consumano regolarmente 1,5 milioni di persone, mentre il consumo di amfetamine cresce del 500% l’anno. Ancora sulla cocaina, risulta che il 6,6% degli italiani l’ha provata almeno una volta.

Scuola

Avvenire – È bufera nella scuola: “Sistema paritario a rischio eutanasia” (pag. 4). Le associazioni (Agesc, Fism, Foe, Fidae, Ciofs Scuola Fma) lanciano l’allarme firmando un documento dai toni ultimativi per denunciare la scomparsa di altri 140 milioni dai finanziamenti di quest’anno, oltre ai 133 tagliati dalla Finanziaria. E i vescovi del nord est, preoccupati, hanno deciso di costituire un osservatorio per monitorare la situazione delle scuole materne paritarie e di promuovere «le forme più adeguate di mobilitazione e sensibilizzazione». Valentina Aprea (Pdl) rassicura: pensiamo a un decreto anticrisi per il reintegro dei fondi alle scuole non statali. Nel frattempo, continuano le tensioni fra il ministro Gelmini e le associazioni dell’area della sinistra che ancora una volta «hanno abbandonato il tavolo di confronto durante la riunione del Forum delle associazioni studentesche. All’ordine del giorno c’erano «il voto in condotta» e l’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», due delle novità introdotte con la legge 169. Una abbandono commentato all’unisono dalle sigle delle associazioni cattoliche: «va in direzione opposta alla valorizzazione di questo forum che deve essere un luogo di confronto».

Il Sole 24 Ore – Nell’inserto Lombardia segnaliamo il boom delle scuole private: in Regione le frequenta un alunno su 10. Lo sviluppo è dato anche dal bonus regionale (la dote) che in media ammonta a 730 euro, e di cui gode il 64% delle famiglie che mandano i figli alle paritarie. Rispetto all’anno scorso, il numero di alunni iscritti è aumentato del 14%, con un picco in provincia di Mantova; gli istituti che hanno visto l’impennata più significativa di iscritti sono quelli superiori.

Carcere
Repubblica – In prima pagina Repubblica rivela l’idea di Alfano: una mini amnistia per i reati sino a 4 anni; l’idea è si usare l’istituto della messa in prova: chi rischia un processo prima che cominci può chiedere al giudice «di essere messo alla prova». Maroni dice di no.  Il presidente dell’Anm, Palamara: «Siamo d’accordo».

Corriere della Sera – Oggi arriva in consiglio dei ministri il disegno di legge Alfano che elimina il bonus della sospensione condizionale della pena e introduce una messa in prova per gli incensurati: un meccanismo capace di congelare il processo e nel caso di un lavoro socialmente utile svolto bene dall’imputato incensurato, di estinguere pure il reato. La probation system riguarderà tantissimi reati puniti con pene massime fino a 4 anni.

Immigrazione
Repubblica – L’imam di Treviso si dice d’accordo sul blocco dei decreti flussi. E d’accordo anche il segretario della Cgil di Treviso: Stop a nuovi immigrati, Difendiamo chi è qui.

Thyssen
Repubblica – Scajola contro i giudici: Mi sembra francamente difficile pensare che l’ad della Thyssen abbia voluto provocare la morte degli operai.

Ebrei-Cattolici
Corriere della Sera – Il prossimo 17 gennaio in Italia non sarà celebrata la giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei. L’iniziativa è sospesa, il 17 gennaio sarà solo la giornata dell’ebraismo. Lo ha annunciato il presidente dell’assemblea rabbinica in Italia Giuseppe Laras, a causa del ripristino della preghiera del venerdì santo per la conversione degli ebrei ripristinata da benedetto XVI. La decisione, non irrevocabile, è stata presa nonostante il papa avesse voluto una nuova formulazione proprio per andare incontro alla sensibilità ebraica.

Berlusconi-Merkel

Il manifesto – A pag. 8: “Roma – Berlino ecco l’intesa: non è sull’auto ma sull’oblio” Berlusconi fa il buffone. Lite sugli aiuti, accordo sui risarcimenti la sintesi nell’occhiello. Dopo un attacco dell’articolo dedicato al cucù di Berlusconi, Francesca Longo sottolinea che «È un vertice tra due paesi che hanno un contenzioso facilmente risolvibile col tempo, i risarcimenti per le stragi naziste, e lo fanno in allegria e nella città italiana che più di tutte ha pagato i crimini fascisti nella seconda guerra mondiale. Allegria direbbe Mike Bongiorno, purtroppo assente. Allegria “tanto prima o poi muoiono tutti” è l’ormai strisciante scelta dell’impolitica politica europea. Moriranno le memorie delle stragi naziste così come i profughi dell’Istria (a cui un onorevole, Ettore Rosato del Pd, la scorsa settimana ha salvato i fondi per gli ormai più che cinquantennali “beni abbandonati” che la finanziaria di coloro per cui votano voleva tagliare)…. Non moriranno né Silvio né Angela, in virtù del regalo offerto al premier tedesco, un mosaico raffigurante un pavone che le linguaggio aquileiese è simbolo di immortalità….”. Nella pagina dedicata all’emergenza lavoro (pag 6) dell’incontro si sottolinea la promessa di Berlusconi alla Lufthansa “Ma la firma con Air France – Klm è già in cassaforte”, mentre avvisa l’articolo gli ammortizzatori sociali per i lavoratori ex Alitalia sono in alto mare.

Inter

Il manifesto – A pagina 16 il manifesto celebra i cento anni dell’Inter con un lungo articolo dedicato agli Intercampus, “un’iniziativa tenuta sotto traccia per tutto questo tempo, ora pubblicizzata. Anche attraverso un documentario Petites Historias da Crianças, curato da Gabriele Salvatores, Fabio Scamoni e Guido Lazzarini su idea di Carlotta Moratti… Ma che cosa è Intercampus?” si chiede all’inizio dell’articolo Antonella Catacchio che racconta di queste scuole di calcio sparse per il mondo dove il pallone è strumento di integrazione e che riceve tantissime richieste di intervento anche dalle Nazioni Unite.

Facebook

La Stampa – Un’inchiesta sul social network più grande del mondo digitale, con i suoi 125 milioni di iscritti. “Prigionieri di Facebook” è l’eloquente titolo del servizio, secondo il quale è partita l’era del riflusso, troppi contatti inutili… ma è «impossibile liberarsene, nessuno sa come si fa». Soprattutto a fregare è la dipendenza psicologica, ammette lo scrittore Tommaso Labranca, che si collega alle 5 del mattino per vedere se qualcuno l’ha cercato e resta connesso tutto il giorno per «controllare il livello di amici». «Per salvarsi non bisogna raccontare cosa fai a tutti», «perché è facile che ci siano per esempio i tuoi capi, che scoprono che non stai lavorando», poi «non bisogna farsi tutti amici», anche perché poi tornare indietro è difficile, si può cambiare la lista degli amici e cancellarne alcuni ma poi loro se ne accorgono e si offendono, come i bambini di una volta dicevano all’asilo: «Non ti faccio più mio amico».

 

 

 


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