Welfare & Lavoro

Senza le famiglie non si combatte la povertà di genitori e figli

A Milano, giovedì 19 maggio, una conferenza promossa da Fondazione L'Albero della Vita e dalla Fondazione Emanuela Zancan, con Vita, avrà al centro dell'attenzione le condizioni primarie sulle quali lavorare per imprimere una nuova direzione al welfare d'aiuto

di Antonietta Nembri

Combattere la povertà con le famiglie. E la sottolineatura è proprio sul “con”. Non solo un obiettivo, ma anche il titolo di una conferenza che si terrà a Milano giovedì 19 maggio (dettagli in agenda).
La conferenza il cui titolo completo è “Combattere la povertà con le famiglie. Verso un nuovo welfare di aiuto” (promossa da Fondazione L’Albero della Vita, Fondazione Emanuela Zancan e Vita) prende il via da una constatazione: il 2016 in risposta agli altissimi tassi di povertà minorile relativa e assoluta degli ultimi anni, sancisce l’inizio di una strategia nazionale di contrasto. Una strategia più strutturale grazie a un piano triennale, con un universalismo selettivo – che contempla nuclei familiari con bambini – e che, soprattutto vede il coinvolgimento della famiglia come punto di partenza per il superamento di povertà e fragilità. La domanda sottesa è: come i territori intendono rispondere a questa sfida dove la persona in povertà è perno della soluzione?

Dopo anni in cui la povertà ha raggiunto livelli altissimi, mettendo in crisi la vita e la speranza nel futuro di milioni di nuclei familiari con i loro figli, la convergenza di risorse nazionali e comunitarie mostra come il fenomeno sia divenuto centrale. Secondo i dati Istat nel 2014 in Italia le famiglie in povertà assoluta erano 1 milione e 470mila (5,7%), per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8%) e i bambini erano 1 milione e 45mila (10%) – ne avevemo scritto su Vita anche qui e qui. Con la dotazione del Fondo povertà istituito in Legge di Stabilità 2016, si prevede beneficeranno della nuova misura all’incirca 280mila famiglie, 550mila bambini e quasi 1 milione 150mila persone.

La misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale in aiuto alle famiglie in povertà consiste in una componente “passiva” – il sostegno economico che è condizionato all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa inclusivo di una componente di servizi alla persona. A realizzare questa seconda componente “attiva” concorreranno risorse afferenti ai Piano Operativi Nazionali – 1 miliardo e 100 milioni in 7 anni (2014-2020 cioè circa 1 milione 600mila euro all’anno per tutto il territorio) e ai Piani Operativi Regionali.

Fino ad oggi le risposte ai problemi di povertà si sono tradotte soprattutto in trasferimenti economici che non sono riusciti a contrastare la povertà delle famiglie in povertà con figli minorenni. La risposta assistenziale “a consumo”, che tratta passivamente la persona senza coinvolgerla nella risoluzione di una difficoltà molto spesso multidimensionale, non è dunque stata vincente. Lo dimostra la struttura contenuta nella misura descritta nel ddl 3594: si punta oggi su un impianto culturale imperniato sull’attivazione della persona e sulla necessaria qualità dell’apporto professionale. le Linee Guida (per la predisposizione e attuazione dei progetti di presa in carico del Sostegno per l’Inclusione Attiva – Sia) realizzate dal ministero delle Politiche Sociali a inizio anno e accolte favorevolmente in Conferenza Stato Regioni, descrivono con cura questo impianto culturale, che punta a una presa in carico multidisciplinare, a una solida governance pubblica del lavoro in rete, a una valutazione degli interventi dal punto di vista dell’effettivo beneficio alle famiglie.

È una grande sfida, visto che moltissimi territori sono lontani dall’essere pronti ad affrontarla, e che le risorse messe a disposizione per mettere questa infrastruttura organizzativa e professionale nelle condizioni per partire in modo adeguato non sono sufficienti. Inoltre, le regioni e i comuni potranno aiutare più famiglie fornendo risposte efficaci a condizione che i servizi sociali si predispongano a un lavoro di aiuto sempre meno prestazionistico e assistenziale, creando le condizioni necessarie a operare insieme ai nuclei familiari per attivarne risorse e capacità.

Nel corso della conferenza del 19 maggio, diverse le voci che prenderanno la parola e non mancherà l’esperienza attuale del Comune di Milano e della Regione Lombardia, ma soprattutto la voce delle famiglie intervistate nella ricerca Io non mi arrendo in 7 città italiane tra cui Milano realizzata da Fondazione Zancan e Albero della Vita.

Saranno inoltre presentati interventi locali con un impianto volto a favorire l’innesco delle risorse della famiglia e le testimonianze, da parte di vari stakeholder coinvolti nel processo in atto, di un impegno mirato a comprendere cosa occorre predisporre per la realizzazione efficace della misura nazionale di contrasto alla povertà ed esclusione sociale.


La Conferenza (per partecipare è necessaria la registrazione entro il 17 maggio qui)vuole essere un’occasione per focalizzare le condizioni primarie su cui occorre lavorare per imprimere la nuova, desiderata direzione al welfare in aiuto alle famiglie povere e fragili con figli minorenni, con particolare riferimento alla realtà del Comune di Milano e della regione Lombardia, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo in corso delle politiche sociali di contrasto alla povertà del territorio, senza tralasciare uno sguardo verso il futuro delle politiche sociali del Comune di Milano, con riferimento al tema della Conferenza, da parte dei candidati sindaco invitati a intervenire.


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