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Anche il preside potrà essere bocciato

Capacità di indirizzo e di gestione, capacità di valorizzare le risorse umane, apprezzamento da parte della comunità scolastica: da settembre i dirigenti scolastici saranno valutati. Quattro i ‘voti’ previsti, che si ripercuoteranno sulla retribuzione di risultato. A valutare i dirigenti, con cadenza annuale, sarà un apposito nucleo di esperti. E se gli obiettivi non vengono raggiunti? Il dirigente potrebbe anche essere destinato ad altre mansioni

di Sara De Carli

Dopo 15 anni di parole, ragionamenti e sperimentazioni, i dirigenti scolastici saranno valutati. Quattro i ‘gradi’ previsti: mancato raggiungimento degli obiettivi, buon raggiungimento degli obiettivi, avanzato raggiungimento degli obiettivi, pieno raggiungimento degli obiettivi. A valutare i dirigenti, con cadenza annuale, sarà un apposito nucleo di esperti e l’esito della valutazione peserà sulla “retribuzione di risultato” dei dirigenti. E se il dirigente non raggiunge gli obeittivi? Non riceverà alcuna retribuzione di risultato e potrà essere assegnato, in prima battuta, ad un’altra scuola. Se la valutazione negativa si ripete sarà messo a disposizione dell’Ufficio Scolastico per svolgere altre mansioni.

È quanto previsto dalla direttiva per la valutazione dei dirigenti scolastici (in allegato), firmata ieri dal Ministro Stefania Giannini, conseguente alla legge 107/2015, la Buona Scuola. Ad agosto i dirigenti scolastici – oltre 7.000 in tutto il Paese – firmando il loro incarico troveranno per la prima volta inseriti degli obiettivi di miglioramento. Tre le aree: obiettivi generali individuati dal Ministero, obiettivi legati alle specificità del territorio individuati dagli Uffici scolastici regionalei e obiettivi specifici collegati alla scuola che deriveranno dal Rapporto di autovalutazione dell’istituto stesso, ossia quel documento che, dallo scorso anno, le scuole hanno cominciato a compilare per darsi un ‘voto’ sulle cose fatte e fissare le priorità di sviluppo per gli anni successivi.

«Abbiamo in mano uno strumento in più per ottenere un obiettivo importante: il miglioramento del sistema scolastico», ha detto il ministro. «La capacità di indirizzo e di gestione della scuola peserà per il 60% sulla valutazione complessiva, la capacità di valorizzare le risorse umane, il personale della scuola tutto (docente, amministrativo, tecnico e ausiliario) per il 30%. Il restante 10% si baserà sull’apprezzamento dell’operato del dirigente da parte della comunità scolastica, di coloro che vivono e lavorano nella scuola». I criteri dettagliati per la valutazione sono contenuti nelle Linee Guida, che saranno emanate entro trenta giorni dalla registrazione della direttiva firmata ieri.

Mestiere difficile quello dei dirigenti scolastici, che quasi nessuno conosce davvero. Noi l'abbiamo raccontato con Antonio Fini, dirigente dell’Istituto Comprensivo di Arcola-Ameglia, in provincia di La Spezia, dieci plessi, 1.050 alunni dai 3 ai 14 anni, 140 insegnanti, Irene Baldriga, dirigente del liceo Virgilio di Roma, 1.400 studenti e cinque indirizzi di studio, la preside che ad aprile è stata duramente contestata da alcuni studenti per aver chiamato i Carabinieri, che durante un intervallo hanno arrestato uno studente spacciatore nel cortile della scuola, Alessandra Rucci, dirigente dell'IIS Savoia-Benincasa (AN) e affiancando per qualche ora Lorenzo Caputo, dirigente dell'ITCS Primo Levi di Bollate, 1.300 studenti, quattro indirizzi (due liceali e due tecnici), 60 classi (leggi È scoccata l'ora dei presidi sceriffo?), mentre Massimo Cerulo, sociologo dell’Università Perugia, ha seguito come un'ombra quattro dirigenti scolastici per una settimana intera, scrivendoci poi il libro “Gli equilibristi. La vita quotidiana del dirigente scolastico: uno studio etnografico” (qui l'intervista con lui). Ottavio Fattorini, dirigente del liceo Labriola di Ostia, ci ha spiegato il ruolo del dirigente per creare una «comunità empaticamente coesa» ("ogni scuola deve trocare il suo dadaumpa", per dirla con le sue parole) mentre a marzo abbiamo dato spazio ai mille dirigenti che chiedevano di «liberare la scuola».

«La valutazione comporta sempre criticità, diffidenza, ansia, perché tocca le persone da vicino e si vincono le resistenze e le diffidenze dei dirigenti se si agisce per tempo con attività di formazione/informazione», ha detto Paolino Marotta, presidente dell'ANDIS. Il sistema di valutazione presentato «va implementato con grande cautela, come strumento di valorizzazione della professionalità e non come semplice adempimento burocratico». Ezio Delfio, presidente DISAL «se la valutazione è valorizzazione del valutato, la Direttiva va salutata come segno di una nuova considerazione che viene data al dirigente scolastico, chiamato in questo anno di Buona scuola ad un impegno notevole di avvio di nuove incombenze, interpretazioni, implementazioni. […] I presidi sono disponibili alla valutazione del loro operato, anche se attendono una non più procrastinabile revisione del profilo normativo che valorizzi la dimensione educativa del loro ruolo, una giusta soluzione delle sperequazioni retributive e l’adeguamento dello stipendio alla gravosità del lavoro. Occorre inoltre ribadire l’urgenza dell’avvio anche della valutazione anche delle altre componenti scolastiche, dalla cui collaborazione dipende l’esito dell’operato dei presidi».


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