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L’affiancamento familiare di Paideia arriva anche ad Amatrice

La Fondazione, su richiesta dei territori colpiti dal sisma e con la spinta dei propri donatori, ha deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi per trasformare il progetto "Una famiglia per una famiglia” in un intervento efficace e su misura. L'intervista al direttore Fabrizio Serra, «si tratta di una progettualità fondata sulla relazione, dunque per sua natura senza limiti temporali»

di Lorenzo Maria Alvaro

Prosegue il focus di Vita.it, attivato anche grazie allo stimolo dei lettori, sulle raccolte fondi per il terremoto promosse dalle maggiori organizzazioni sociali presenti nelle zone colpite. Dopo Anpas, ActionAid, e Save the Children, ecco l'impegno di Fondazione Paideia raccontato dal direttore Fabrizio Serra.


Non è la prima volta che Paideia interviene su un’emergenza…
Eravamo intervenuti sia in Abruzzo che in Emilia. Abbiamo aperto un centro aggregativo per giovani a Barisciano, vicino a L’Aquila. In Emilia invece avevamo proposto le ludotende, delle tensostrutture per l’accoglienza di bambini e giovani anche disabili durante la prima fase emergenziale per organizzare tutta la parte di tempo libero.

Anche questa volta avete deciso di intervenire, perché?
Si anche se la raccolta fondi è stata aperta in queste ore. Questa volta infatti abbiamo deciso di prenderci il tempo per capire prima cosa volevamo fare.

E qual è stata la scelta?
Il progetto che abbiamo deciso di implementare in realtà è una precisa richiesta del territorio. Ci è stato infatti chiesto di portare nelle zone del terremoto il nostro progetto di affiancamento familiare “Una famiglia per una famiglia”. Originariamente era un intervento destinato a famiglie che rischiano l’allontanamento del minore. Quindi ci sarà un cambio di destinatari. Ma non cambiano i principi.

In cosa consiste?
Le famiglie colpite dal terremoto verranno affiancate per un periodo da altre famiglie “risorsa” che sceglieranno di offrire il proprio aiuto in una relazione solidale e di prossimità. Non si tratta di un’offerta di ospitalità – nonostante questa possa essere attivata eventualmente, in caso di necessità – ma piuttosto di una disponibilità ad affiancare altre famiglie che vivono i problemi quotidiani post-sisma, offrendo un contributo concreto e un supporto personalizzato rispetto ai bisogni che possono presentarsi.

L’affiancamento quante famiglie coinvolgerà e per che periodo di tempo?
Il progetto verrà costruito in loco. L’idea è quella di sostenerle per lungo tempo, anche per qualche anno. L’affiancamento in senso stretto sarà di circa 12/18 mesi. Ma essendo una progettualità che si basa sulla relazione non ha scadenze. La relazione tra famiglia affiancate e famiglia affiancata non ha date di scadenza. È il plus di questo genere di interventi. Il numero delle famiglie invece non è ancora individuabile. Dipende da come andrà la raccolta fondi e da quante richieste arriveranno. Non abbiamo in mente di mettere un tetto massimo al numero dei partecipanti.

È vero che è presto per fare un bilancio della raccolta ma avrete delle aspettative?
Abbiamo già ricevuto molte manifestazioni di interesse da molti donatori vicini a Paideia che aspettavano una nostra proposta. Per questo siamo molto fiduciosi.


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