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Lo scautismo cattolico ricomincia da 100

Nel 2016 si è celebrato il centenario dalla nascita degli scout cattolici. Un'occasione che non si è voluta solo celebrativa. Dal 20 al 22 gennaio alla Cittadella di Assisi il convegno conclusivo del lavoro di riflessione durato un anno. Ne parliamo con i due co-presidenti del comitato nazionale Agesci: Marilina Laforgia e Matteo Spanò

di Antonietta Nembri

Cent’anni. Un traguardo importante. Ma l’Agesci per il centenario dello scoutismo cattolico, come sottolinea Marilina Laforgia, copresidente nazionale, «l’aspetto celebrativo non è stato volutamente quello dominante». Le fa eco Matteo Spanò, l’altro copresidente (la presidenza del comitato nazionale dell’associazione vede sempre un uomo e una donna) «A gennaio ad Assisi (dal 20 al 22 alla Cittadella il convegno nazionale) concluderemo il percorso lanciato a inizio 2016. Quello che si sta per chiudere è stato un anno di riflessione sulle sfide che le ultime encicliche del Papa hanno portato alla nostra esperienza: l’incontro uomo/donna, la natura, la laicità questi i temi forti».

Nel 1916 nasceva lo scoutismo cattolico, «cent’anni fa veniva fondata l’Asci (associazione scout cattolici italiani), di lì a poco si aggiungeva anche l’esperienza femminile. Ma nelle tappe dello scoutismo cattolico una delle più importanti è stata la nascita dell’Agesci dalla fusione dell’Asci e dell’Agi (il ramo femminile) ed è stata una scelta profetica» osserva Marilina Laforgia che sottolinea come la decisione presa nel 1974 al momento dell’unione dei due rami dello scautismo cattolico di una coeducazione e una diarchia uomo-donna nelle cariche oltre che essere stata una scelta «all’avanguardia, portava alla parità. È stato un modo per riconoscere che un’esperienza educativa è completa se un uomo e una donna ne vivono la responsabilità e se un ragazzo e una ragazza la vivono insieme». Spanò ricorda i 100mila scout Agesci che nel 2015 furono ricevuti dal Papa in udienza in piazza San Pietro «uno dei compiti che ci diede papa Francesco fu quello di essere uomini e donne costruiscono ponti».

E su questo mandato, continua ancora Spanò «abbiamo iniziato a guardare ai prossimi 100 anni». La prima occasione in cui «abbiamo iniziato a costruire ponti (vedi news) come persone che vivono l’esperienza cristiana e quella dello scoutismo è stata la lettera scritta all’Europa assente e sorda verso le persone che approdano sulle nostre spiagge», ricorda ancora Spanò. «Un segno sono stati i campi di accoglienza di Siracusa e Lampedusa dove abbiamo costruito tre croci che sono arrivate a Trento e da lì abbiamo proseguito per incontrare gli scout austriaci al confine: il tema è un’umanità che va oltre».

«Lo scautismo cattolico in qualche modo ha attraversato la storia del nostro Paese facendo in alcuni passaggi delle scelte profetiche» ricorda Laforgia che vede anche in questa uno «sguardo anticipatorio».

Guardando ai prossimi 100 anni la copresidente osserva che saranno «più impegnativi, soprattutto per il compito e l’enorme responsabilità di mantenere vivo il senso della nostra storia. Noi viviamo un metodo che ha una identità forte e che ci permette di accompagnare i ragazzi nella fede. Ed è un compito sempre più impegnativo a fronte della secolarizzazione. Oggi» osserva «non si nasce più cristiani ed è per questo che il nostro compito è più impegnativo, ma anche più sfidante».

Saranno tanti i temi al centro del convegno di Assisi che, avverte Spanò «non diremo quanto siamo stati bravi ma guarderemo alle nuove sfide», perché ricorda ancora il copresidente «gli strumenti si modificano e continueranno a modificarsi per essere più vicini ai ragazzi (vedi news sui cento anni del manuale dei lupetti), mentre il metodo quello non è cambiato: protagonismo dei ragazzi, autoeducazione in una comunità educante e l’Imparare facendo dello scautismo».
L’anno centenario si chiude e da Assisi il cammino riparte verso i prossimi cento anni, con l’augurio tipico degli scout: «Buona strada».

In apertura foto di Paolo Di Bari