È la prima misura nazionale di contrasto alla povertà. Le domande potranno essere presentate dal 1° dicembre 2017 e raggiungerà 1,8 milioni di persone di cui 800mila minori. Vincolati 262 milioni nel 2018 per il rafforzamento dei servizi sociali territoriali. 20 milioni annui destinati alla povertà estrema. Il beneficio economico per le famiglie andrà da 190 euro a 485 euro, per 18 mesi ripetibili
Questa mattina il 42esimo Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente il decreto attuativo della legge delega sul contrasto alla povertà che introduce il Reddito d'Inclusione (ReI): si tratta dell’ultimo passaggio previsto, manca solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e dal 1° gennaio 2018 l’Italia avrà la sua prima misura sistematica di contrasto alla povertà (qui il comunicato del Governo).
Il ReI sarà operativo a decorrere dal 1° gennaio 2018 e costituisce un livello essenziale delle prestazioni. Il beneficio economico del Rei è riconosciuto per un periodo continuativo non superiore a diciotto mesi e non può essere rinnovato se non sono trascorsi almeno sei mesi da quando ne è cessato il godimento. In caso di rinnovo, la durata è fissata in un periodo non superiore a dodici mesi. L’erogazione della componente economica del Rei avverrà tramite una Carta Acquisti, detta Carta REI, che consentirà anche di prelevare contanti per un massimo della metà del beneficio mensile. La misura ha due pilastri, il sostegno economico e la presa in carico. Il beneficio economio andrà da 190 euro a 485 euro, è prevista una soglia di accesso pari a 6mila euro Isee e una seconda soglia di 3mila euro Isee per il reddito equivalente. Il REI prevede (è come noto la sua novità), un contributo economico affiancato da un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, che va rispettato pena la perdita del beneficio.
Il ReI è finanziato da un Fondo contro la Povertà stabile, che vale 1 miliardo e 700 milioni e si incrementerà da un lato con il riordino di alcune misure e dall’altro con la decisione già assunta di destinarvi una quota del PON inclusione, destinato al potenziamento dei servizi che devono prendere in carico le persone che hanno diritto al sostegno al reddito. Complessivamente quindi si tratta di oltre 2 miliardi l'anno. Una novità recente, rispetto all'impostazione iniziale, è che una quota del Fondo è vincolata per rafforzare i servizi sociali territoriali (almeno il 15% del Fondo, dice il testo, motivo per cui sono stati stanziati 262 milioni di euro per l’anno 2018 e 277 milioni di euro a partire dall’anno 2019): su di essi si gioca infatti la realizzabilità dei progetti personalizzati.
Il Piano contro la Povertà
Quello di oggi è un traguardo, ma non la fine della corsa. Intanto il Rei va realizzato, nella pienezza delle sue intenzioni e va realizzato su tutto il territorio nazionale: sappiamo quanto non sia cosa scontata. In secondi luogo c'è un Piano triennale contro la povertà che nasce oggi: è all'interno di questo piano che devono inserirsi i passi che ancora mancano per realizzare davvero universalismo e adeguatezza del ReI, che significa sia importi adeguati sia servizi adeguati.
Ileana Piazzoni, relatrice alla Camera del ddl povertà, spiega che «la misura, in questa prima fase è destinata prioritariamente alle famiglie con figli minori, donne in stato di gravidanza, persone con disabilità o persone disoccupate ultra cinquantacinquenni. Vedrà l'avvio delle domande a partire dal primo dicembre, per giungere alla piena operatività dal primo gennaio 2018. Con il Reddito d’Inclusione il percorso verso l’introduzione della prima misura universale di contrasto alla povertà vede compiere un altro passo avanti, arrivando a raggiungere oltre 400.000 famiglie». Il Piano contro la povertà, previsto dalla legge delega e ovviamente dal decreto odierno dovrà gradualmente ampliare la platea dei beneficiari e l'importo che ogni famiglia riceverà: «Non si può non rilevare la necessità di incrementare le risorse a disposizione già mediante la prossima la legge di bilancio», commenta Piazzoni.
Annamaria Parente, relatrice al Senato, sottolinea come sia «la prima volta che abbiamo una misura nazionale» e il «cambiamento di prospettiva importante, perché abbiamo una misura con due gambe, il trasferimento monetario e i servizi, attraverso il piano personalizzato. Governo e Parlamento si impegnano a reperire ulteriori risorse per rafforzare i servizi sociali sui territori, integrandoli con i Centri per l’impiego, le Asl e le scuole, per rendere realizzabile la misura sull’intero territorio nazioanale».