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Azzardo: il Governo non ceda agli avvoltoi che puntano il nostro Paese

L'Italia, già provata dall'aumento di fragilità economica e vulnerabilità sociale, non può reggere una riapertura del sistema-azzardo. I fondi speculativi che controllano il comparto lo sanno e conoscono la natura regressiva dei loro prodotti il cui consumo cresce nel momento stesso in cui aumentano povertà, precarietà e miseria. Il Governo alla prova finale: starà dalla parte della sicurezza nazionale e della salute pubblica o cederà agli interessi privati?

di Marco Dotti

Residenze per anziani, riacquisto di crediti deterioriati (i famosi Npl), speculazioni sui prodotti agricoli, cliniche private, industrie farmaceutiche, app ludiche o di tracciamento… e azzardo. Soprattutto azzardo.

Gli stessi nomi, le stesse società off shore, gli stessi fondi avvoltoio (vulture funds) controllano questi settori e volteggiano sulla loro preda: il nostro Paese. Sono strutture predatorie che estraggono profitti dalle nostre perdite, trasformano il lavoro in schiavitù, guadagnano dalle nostre malattie, campano sulla morte dei nostri anziani e con l’azzardo di massa fanno schizzare in alto i loro fatturati proporzionalmente al debito e alla patologia che inoculano nel corpo sociale.

Grumi di privatissimi interessi malati, apparati dello Stato Bisca dietro cui c’è sempre e soltanto il dio denaro: fanno piani, preparano scalate. Capiscono che il momento per loro è propizio e premono con tutta la forza (ed è grande) di cui dispongono affinché il Governo ceda e riapra, con conseguenze che saranno devastanti per sicurezza nazionale, tenuta della legalità e salute pubblica, il settore-azzardo meritoriamente chiuso dal 21 marzo scorso. Un settore, ricordiamo, che da solo nel 2019 ha bruciato 110 miliardi di euro.

Nelle Lettere di Berlicche, C. S. Lewis (1898-1963) descrive queste consorterie con parole taglienti e insuperate: «Oggi, il male più grande non viene compiuto in quei sordidi “covi del crimine” che Dickens amava descrivere quasi dipingesse un affresco; né avviene nei campi di concentramento o nei campi dellavoro. Lì noi assistiamo all’esito finale del male. Il male viene concepito e organizzato (spinto, assecondato, diffuso e monitorato) in uffici lindi, arredati con bei tappeti, ben riscaldati e ben illuminati da parte di uomini pacati con la camicia bianca, le unghie curate e le guance ben rasate, che non hanno mai bisogno di alzare la voce».

Con un Pil in caduta libera ben oltre il – 6% preventivato, almeno 10 milioni di persone a rischio povertà, e con fragilità e vulnerabilità sociali diffuse in tutti gli strati della popolazione cedere a questa diseconomia sarebbe fatale. Non solo per i malati e per le loro famiglie, ma per il Paese stesso e per la tenuta di un legame sociale che si troverebbe aggredito, oltre che da disoccupazione e impoverimento, da un'offerta di azzardo sempre più predatoria e violenta.

L’azzardo di massa, inoltre, ha una natura regressiva. Secondo una legge oramai chiara: i più poveri spendono in azzardo più dei ricchi e lo fanno per ragioni psico-sociali ben note agli avvoltoi. Lo aveva capito la grande scrittrice e giornalista Matilde Serao, che studiò gli effetti di questa regressività osservando l’incremento delle giocate al lotto dopo l’epidemia di colera che colpì la città di Napoli nel 1894.

Anche allora, come ora sulla miseria volteggiavano gli avvoltoi dell'azzardo. Serao si rivolse al Presidente del Consiglio dell’epoca, Agostino Depetris, scrivendo: «Non sono fatte per il Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie (…) tutta questa retorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente di fronte alla Patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie».

Ecco perché abbiamo lanciato l'allarme. Venerdì scorso, su queste pagine, Luigino Bruni ha scritto parole di grande saggezza rivolgendosi al Presidente Giuseppe Conte: «non possiamo sbagliare (…). I “giochi” e l’azzardo dovrebbero riaprire – se non possiamo chiuderli per sempre – come ultima attività del Paese, dopo la manifattura, i teatri, le biblioteche, i negozi. Far riaprire le sale scommesse prima dei musei e delle scuole dà al Paese un messaggio etico molto negativo, che produce molti più danni, anche economici, di quelli stimabili dal MEF».

Dalla lettera del professor Bruni è stata lanciata su Change una petizione al Presidente Conte. La petizione ha raggiunto in poche ore oltre 9mila firme e per aderire basta andare qui.

Non se ne abbiano a male baristi e tabaccai, anche loro ben presto saranno vittime, non certo del lockdown ma di una speculazione che attende solo il momento giusto per calarsi sulle sue vittime. Nemmeno loro saranno risparmiati.


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