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Il complicato accesso al Rem

L'Inps oggi ha pubblicato un insolito comunicato per dire che "numerose domande" per il Reddito di Emergenza non sono valide perché prive di DSU. Pochi giorni fa avevamo sottolineato proprio il paradosso per cui la misura di emergenza con procedura di accesso più complicata sia stata pensata proprio per la fascia più fragile di popolazione

di Sara De Carli

Una settimana fa, l’Inps comunicava con baldanza il fatto che in pochissimi giorni fossero state presentate 100.258 domande per il Reddito di Emergenza: 63.140 da cittadini e 37.118 da patronati. Oggi con un inusuale comunicato stampa la stessa Inps fa sapere che «l’esame delle prime richieste di Reddito di Emergenze pervenute ha evidenziato come numerose domande siano prive di una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) valida» e che «la presenza di una DSU valida» è requisito «indispensabile» per la presentazione della domanda.

Le domande senza DSU devono essere molto più che “numerose” se l’Inps si è trovata costretta a fare un comunicato per correre ai ripari e ricordare che senza DSU la domanda del REM non potrà essere accolta e che sarà necessario andare al Caf, ottenere una DSU valida e, successivamente, rifare nuova domanda per il REM: tutto entro il 30 giugno.

La preoccupazione circa l’accessibilità reale della misura pensata per le persone più fragili è stata espressa pochi giorni fa dalla coalizione che ha proposto l’introduzione del Reddito di Emergenza: «la mancanza di una campagna informativa, mirata ai possibili beneficiari e costruita per raggiungerli, renderà difficile per molti comprendere se rientrano tra gli aventi diritto al REM», hanno dichiarato Forum Disuguaglianze Diversità e Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), insieme a Cristiano Gori in un documento di prima analisi della misura introdotta. «Per quanto riguarda la presentazione della domanda, per chi possiede un ISEE la domanda appare molto semplice, ma per chi non lo possiede le cose appaiono più complicate. E si tratta di quelle persone oggi fuori dalla rete del welfare pubblico». La presentazione dell'Isee non era infatti prevista nella proposta formulata dagli esperti.

Cristiano Gori spiegava in una recente intervista che l'Isee in questo caso non è uno strumento che serve a fare "barriera" all'accesso alla misura, in quanto la soglia dei 15mila euro è molto alta per una misura di questo tipo. La non presentazione della DSU dice quindi soprattutto di una mancata informazione puntuale sulla misura e di una difficoltà di essa a dare risposta alle persone che fino a ieri erano scoperte da prestazioni di welfare ma che il Covid-19 ha improvvisamente messo in condizioni di serissima difficoltà economica. Più che un comunicato stampa nascosto nelle pieghe del sito dell'Inps servirebbe quindi una campagna di informazione istituzionale. Quella che finora non c'è stata.


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