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Arriva il nuovo PEI: solo un nuovo modello o una rivoluzione?

Dopo tre anni dal decreto 66/2017, arriva il nuovo Piano Educativo Individualizzato. Il Ministero dell’Istruzione fa sapere di aver trasmesso il documento al Consiglio superiore dell’Istruzione e dopo quel passaggio lo invierà agli istituti. Il commento di Roberto Speziale, presidente di Anffas

di Sara De Carli

Arriva il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato. Il Ministero dell’Istruzione fa sapere di aver trasmesso il documento al Consiglio superiore dell’Istruzione e dopo quel passaggio lo invierà agli istituti. Il nuovo PEI, previsto dal decreto legislativo 66/2017 – quello che a margine della Buona Scuola aveva ridisegnato l’inclusione scolastica – avrebbe dovuto entrare in vigore con il 1 gennaio 2019 con tutte le sue novità, fra cui un nuovo sistema di analisi dei bisogni e del funzionamento degli alunni da cui far scaturire la predisposizione e l’attuazione dei vari supporti e sostegni. A dicembre 2018 il decreto venne modificato e la sua entrata in vigore rinviata. Un'attesa durata tre anni, scrive il Ministero, «dovuta a una diversa sensibilità delle precedenti gestioni politiche».

Il nuovo modello di PEI sarà accompagnato da solide Linee guida, per spiegare alle scuole in modo approfondito e argomentato la complessità delle innovazioni, che puntano ad una maggiore partecipazione delle famiglie e degli alunni stessi. Tra le novità del nuovo impianto: il Gruppo di lavoro operativo funzionerà come un organo collegiale che si occuperà della progettazione degli interventi inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità. Al GLO, in piena coerenza con il principio di autodeterminazione sancito in sede di Convenzione internazionale per i diritti delle persone con disabilità, potranno partecipare anche studentesse e studenti, nel caso della scuola secondaria di secondo grado. Le famiglie godranno di pieno diritto di partecipazione e condivisione delle strategie inclusive, così come previsto dalle norme vigenti.

«Abbiamo preso parte al percorso di condivisione del documento, ma non abbiamo visto il modello definitivo del PEI e le Linee Guida, così non sappiamo cosa di quei punti che abbiamo indicato come inderogabili sia stato effettivamente accolto, la Fish in Osservatorio si è riservata di sciogliere la riserva», commenta Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas.

Il nuovo modello di PEI potrebbe essere «uno strumento che se ben utilizzato dai GLO potrebbe consentire di avviare un nuovo percorso di inclusione scolastica, partecipata, basata sulle esigenze reali delle singole persone, con una definizione e una quantificazione dei sostegni ben definita, sia dentro che fuori la scuola, in un’ottica olistica, così che diventino diritti reali», dice Speziale. Ma serve una precondizione: «Che il Ministero, le scuole, i dirigenti e gli insegnanti tutti guardino a questa innovazione con lo spirito giusto: questo deve essere un salto culturale, altrimenti avremo fatto solo un bel documento, un bell’atto amministrativo, ma sostanzialmente sarebbe un aggiustamento che non cambia di molto la realtà delle cose. Invece nella scuola c’è bisogno di un cambiamento per portare l’approccio inclusivo al livello della Convenzione Onu. Sfiderei il Ministero e la scuola a fare questo salto, questo ultimo miglio».

Tre i punti inderogabili su cui Speziale attende di vedere le versioni finali dei documenti, per poter dire che siano di fronte a un cambiamento radicale di prospettiva:

  1. Il nuovo PEI senza il nuovo profilo di funzionamento da fatica ad essere definito, «non capiamo come costruire il nuovo PEI partendo dalla vecchia diagnosi funzionale che non aveva nulla di ICF», dice. Il decreto per la definizione del profilo di funzionamento è un atto di competenza del Ministero della Salute, di concerto con Miur, ma al momento non c’è. problema di fondo.
  2. La seconda criticità ha a che fare con i sostegni non didattici, quelli garantiti da Comuni, ex province, regioni: il trasporto, l’assistente di base per il’giene, l’assistente per l’ autonomia e la comunicazione. «Anci si è detta contraria a identificare nei PEI la quantificazione di questi sostegni, preferendo indicarne solo necessitò. Questo però significherebbe lasciare agli enti locali e alla loro disponibilità finanziaria la fornitura di tali sostegni, cosa che fa a pugni con il diritto a una piena inclusione e la certezza dei diritti», annota Speziale.
  3. «Dirimente è la partecipazione paritaria della famiglia al percorso di definizione del PEI, con parità di diritto e voto nel GLO rispetto alla scuola e all’ente locale. Per noi è fondamentale, è la vera novità che porta a un cambio di paradigma. L’inclusione si realizza solo se al centro c’è l’alunno, con obiettivi su cui tutti concordano, con il tempo scuola, il tempo servizi, il tempo sociale, la famiglia.. tutto sta in una visione olistica, organica. Se invece la sanità resta scissa da scuola, se la famiglia resta il terzo incomodo da tenere sullo sfondo… Questo era lo spirito del 66/2017, se al nuovo PEI non si dà questo respiro, avremo cambiato nome e modello ma percorso resterà lo stesso», dice Speziale.

Con il nuovo PEI – afferma Speziale – «non ci sarà nessun taglio di ore di sostegno. Ci saranno anzi procedure per identificare correttamente i sostegni necessari e le ore di sostegno, senza più quell’automatismo fra condizione di gravità e numero di ore. Se serve il massimo delle ore, ci saranno ma adesso la quantità di ore verrà fuori da un percorso valutativo scientifico, che tiene conto dei sostegni didattici e no. Si dà trasparenza a un mondo che finora non lo è stato». «Nel nuovo modello di PEI non vi sarà alcuna riduzione a prescindere dell’orario scolastico, come alcune forze politiche stanno facendo credere in queste ore, rilanciando false notizie», afferma anche il Ministero, «come da sempre previsto, ci sarà invece una puntuale pianificazione delle attività didattiche per alunne e alunni con disabilità, che potrà essere personalizzata rispetto all’organizzazione oraria dell’intero gruppo classe, nel pieno rispetto del principio di individualizzazione e personalizzazione del percorso scolastico».

In vista della partenza del nuovo anno scolastico, il presidente di Anffas lancia anche un appello affinché il primo giorno di scuola sia tale per tutti: «Ci arrivano segnalazioni di famiglie che non sanno ancora nulla rispetto ai sostegni necessari affinché i loro figli possano frequentare la scuola, non vorrei che si finisca per chiedere alle famiglie di tenere i figli a casa perché la scuola non garantisce di frequentare in sicurezza. Non deve accadere, ci sono stati 6 mesi di tempo per approntare i necessari accorgimenti, erano tutte cose note. Temiamo che sarà una caporetto».

Photo by Crissy Jarvis on Unsplash


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