Anna Masera

Migranti? Se tutti quelli che hanno una stanza libera aprissero la loro casa all’accoglienza…

di Marina Moioli

La giornalista torinese racconta perché ha deciso di aderire all’iniziativa di Welcome Refugees e di aprire le porte della sua casa a un ragazzo del Gambia

C’è chi chiude i porti ai migranti e chi invece decide di spalancargli la porta di casa. Come hanno fatto gli attivisti di Refugees Welcome Italia, la piattaforma che promuove l’accoglienza in famiglia dei richiedenti asilo. Attivo in 20 città, in poco più di due anni il progetto è stato in grado di mobilitare e unire un centinaio di persone che si riconoscono in una nuova cultura dell’accoglienza semplice ed efficace. Tra di loro c’è anche la giornalista torinese Anna Masera, 58 anni. Laureata a Yale in storia, con un Master in giornalismo alla Columbia University, dopo essere stata per due anni capo ufficio stampa alla Camera dei deputati, attualmente è public editor (garante dei lettori e utenti web) del quotidiano La Stampa. Da pochi giorni anche lei ha accolto nella sua casa un ragazzo straniero. Si chiama Dodou, ha 21 anni e viene dal Gambia.

Come e quando ha deciso di ospitare un migrante?
Ho deciso di offrirmi come volontaria perché volevo fare qualcosa di concreto invece di continuare a fare prediche e commenti sui social. Anche ricordando la mia esperienza da ragazza in America con Intercultura. In realtà non ho fatto altro che offrire la mia disponibilità rispondendo alla domanda della piattaforma Welcome Refugees: ”Vuoi accogliere un rifugiato?”. Ho risposto ed è arrivato Dodou. Inizialmente avevo chiesto di ospitare una donna, ma è molto più complicato perché spesso e volentieri sono incinte o hanno dei bambini.

Che storia ha alle spalle Dodou?
È orfano, solo e non ha nessuno al mondo. È arrivato in Italia dal Gambia quando era ancora minorenne, con un barcone proveniente dalla Libia e ha fatto tutti i percorsi dei richiedenti asilo. Per fortuna non ha subito le crudeltà di tanti altri ragazzini vittime della tratta ed è stato subito mandato in Piemonte, dove è sempre stato seguito nei diversi centri di accoglienza. Ha un regolare permesso di soggiorno e da quattro anni studia in un istituto tecnico serale per diventare elettricista ed è molto intelligente, tra i migliori della classe. Di giorno invece lavora come tirocinante in un caseificio.

Come procede la vostra convivenza?
Nel migliore dei modi, abbiamo subito legato. Dodou è fantastico: educato, pulito, gentile, anche pieno di gratitudine perché si sente fortunato. Stasera per esempio sta cucinando lui un piatto di pesce.

Per quanto tempo lo ospiterà?
Il periodo minimo è di 5 mesi, ma mi auguro che rimanga fino a quando non finirà il suo ciclo di studi e non troverà un vero inserimento che gli consenta di rendersi indipendente. Per me comunque è già bello poter dare felicità a qualcuno che ha bisogno di aiuto.

Cosa pensa del decreto immigrazione del ministro Salvini?
Sono molto preoccupata. Temo che vengano attuate delle ingiustizie. Questo gesto l’ho fatto anche un po’ per protesta perché mi sembra che si stia andando verso una deriva pericolosa. Stiamo qui a litigare facendo una tragedia per ogni barcone e diventiamo ogni giorno più meschini. Invece se ogni famiglia italiana che ha un letto in più in casa prendesse temporaneamente uno straniero con sé, avremmo già risolto il problema dell’immigrazione. Basterebbe davvero poco. Tutti hanno il diritto di essere felici e noi dobbiamo fare di tutto per aiutare questi ragazzi.


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