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Migrazioni

Trent’anni di Casa Giavera, un luogo che accoglie ospiti da tutto il mondo

di Fotografie di Matteo De Mayda e testi di Marco De Vidi

Un’esperienza di vita comunitaria, che racconta i percorsi delle migrazioni. Da qui in oltre trent’anni sono passate più di 1200 persone dando forma a una piccola utopia concreta.

Casa Giavera è una casa che accoglie ospiti da tutto il mondo. Un'esperienza di vita comunitaria, che racconta i percorsi delle migrazioni. Da qui in oltre trent’anni sono passate più di 1200 persone dando forma a una piccola utopia concreta.


In foto: alcuni oggetti lasciati da chi è passato da Casa Giavera


Casa Giavera è una casa di accoglienza che ospita persone provenienti da tutto il mondo. Si trova nel comune di Giavera del Montello, in provincia di Treviso. A partire dal 1990, oltre 1200 ospiti hanno abitato in questa casa, dando vita a un’eccezionale esperienza di vita comunitaria. Mettendo insieme la mappa dei luoghi di origine dei molti abitanti passati per Casa Giavera, è possibile osservare le diverse forme e percorsi delle migrazioni che hanno attraversato questo territorio.

In foto: fino a due anni fa vivevano tutti insieme a Casa Giavera. Poi Eric è riuscito ad acquistare l’appartamento: ora qui abitano in tre, con Kante e Ismael che pagano l’affitto al nuovo proprietario. Eric, originario del Burkina Faso, e Ismael, che viene dal Senegal, sono in Italia da più di dieci anni, mentre Kante è arrivato dal Mali nel 2015.


A partire dal 1990, oltre 1200 ospiti hanno abitato in questa casa, dando vita a un’eccezionale esperienza di vita comunitaria.

A Casa Giavera hanno trovato un'abitazione immigrati lavoratori, richiedenti asilo, vittime di tratta, soggetti vulnerabili. Qui risiedono sia immigrati di lungo periodo che nuovi ospiti, in una dimensione di convivenza gestita in prima persona dai residenti. I diversi progetti avviati a Casa Giavera nascono con l'intento di offrire una residenza temporanea agli ospiti e al contempo costruire percorsi di autonomia durante la permanenza. Tra questi il progetto Maneo, avviato nel 2019 e indirizzato a una quindicina di titolari di protezione umanitaria, vuole favorire l'inclusione attraverso la formazione professionale e l'inserimento lavorativo. L'obiettivo primario del progetto Maneo è la conversione del permesso umanitario in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, grazie alla collaborazione con aziende del territorio. Il progetto nasce nell'ambito della campagna "Liberi di partire, liberi di restare" promossa e sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana. Tra i soggetti promotori ci sono la Diocesi di Treviso, la Caritas Tarvisina, la Cooperativa La Esse, il Centro diocesano di formazione professionale “Opera Monte Grappa”. L'ufficio diocesano Migrantes accompagna e supporta le iniziative della casa.

In foto: El Maki nel suo orto coltiva cipolle, cavolfiori, melanzane, zucchine. Ci sono anche cetrioli, prezzemolo, carote, e poi pomodori, fagioli, aglio. Manca poco perché comincino a maturare anche le prime fragole.


In foto: Seydou mentre era a Casa Giavera è riuscito a diplomarsi. «Facevo le scuole serali, perché di giorno lavoravo in un vivaio. Nella casa ho fatto tutto il mio percorso, ho avuto molte persone intorno a me a sostenermi. Quando mi sono diplomato abbiamo fatto una grandissima festa». Ora Seydou lavora in un’azienda metalmeccanica della zona, «gestisco i macchinari automatici e semiautomatici, mi occupo sia della progettazione che della manutenzione».


In foto: Mirta e Riccardo, due volontari di Casa Giavera


Gli ospiti della casa hanno creato una playlist che si può ascoltare su Spotify, a questo link https://open.spotify.com/playlist/6l76URRvBIrqN8q6MF3Pp5?si=387c7593af2a49cf

Yusuf, Pakistan, mentre prega



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