Minori
1,38 adozioni al giorno: come può reggere il sistema?
Sono 248 le adozioni internazionali concluse in Italia nel primo semestre del 2023, meno delle 273 di un anno fa. Si lavora per 1,38 adozioni al giorno: in questa cifra sta la crisi di sostenibilità che il sistema sta attraversando
Sono 248 le adozioni internazionali concluse in Italia nel primo semestre del 2023. Meno delle 273 dello stesso periodo del 2022. Un dato segnato – dice la stessa Commissione adozioni internazionali nel presentare il report – dal «perdurante blocco delle procedure adottive in Cina, che negli anni precedenti al 2020 rappresentava uno dei principali Paesi di origine dei minori adottati all’estero» e dalle «operazioni militari della Russia in Ucraina, tuttora in corso» che hanno determinato un progressivo rallentamento «delle procedure adottive sia in Ucraina che in Federazione Russa».
Ogni singolo bambino a cui si riesce a dare una famiglia è importante, senza alcun dubbio: ma 248 adozioni in sei mesi significano 1,38 adozioni al giorno, dentro un sistema che conta una Commissione dedicata e 49 enti autorizzati. Ancora una volta, il tema della sostenibilità si pone tutto: sul numero del magazine di luglio, appena uscito, ne parliamo con Beatrice Belli, portavoce del coordinamento Oltre l’adozione-Ola, Marco Griffini, presidente di AiBi e Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa. Un dibattito che VITA sta ospitando già da alcuni mesi, in cui sono intervenuti anche Marco Rossin, responsabile adozioni internazionali di Avsi, Graziella Teti del Ciai e Monya Ferritti, presidente del coordinamento Care.
Su un elenco di 60 Paesi in cui gli enti italiani sono autorizzati a lavorare, in più della metà nei primi sei mesi di quest’anno non è stata realizzata alcuna adozione: per 31 Paesi le tabelle della Cai riportano il numero “zero”. Sono appena sette i Paesi in cui le adozioni concluse hanno doppia cifra: India (75 adozioni), Colombia (38), Ungheria (23), Repubblica Popolare del Congo (15, evidenziato dalla Cai come Paese promettente e in controtendenza, da non confondere con la Repubblica Democratica del Congo che resta a zero adozioni), Bulgaria (13), Perù (13), Vietnam (11).
Dall’Ucraina, che pure nel 2022 ha visto 33 adozioni concluse, non è arrivato quest’anno nessun bambino: allo scoppio della guerra erano 24 bambini già abbinati, che sono stati tutti portati in Italia. Restano 50 le famiglie con procedure pendenti sul Paese. Tre invece le adozioni concluse in questo semestre con la Federazione Russa, contro le 32 dell’intero 2022. Sono 132 le coppie in attesa.
Ancora a zero gli ingressi dalla Cina, che conta 95 famiglie in attesa e 30 coppie italiane che hanno già in mano la “pergamena verde” inviata da Pechino, cioè l’abbinamento con un bambino: da più di tre anni stanno aspettando di portarlo a casa. «Dopo l’apertura alla mobilità internazionale da parte della Cina, abbiamo chiesto con più forza la definizione delle procedure adottive e non ancora concluse, a partire da quelle in fase più avanzata», ha detto a inizio maggio il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare. Sempre ferma anche la Bielorussia, che – ha spiegato ancora Tajani – «da tre anni rifiuta di esaminare la lista di minori abbinati alle nostre famiglie italiane, inviata dalla commissione adozioni italiana, perché accompagnata dalla lettera di garanzia del Ministro per la Famiglia e non del Presidente del Consiglio, come vorrebbe la controparte». Sono 209 le coppie con procedure pendenti.
Guardando l’andamento del semestre in base all’elenco degli enti autorizzati, su 49 enti ce ne sono 12 che hanno concluso zero adozioni nel semestre e solo nove con un numero di adozioni che supera la decina: GVS (24), Cifa (21), International action (19), Mehala (12), Asa (11), Ariete (11), Azione famiglie nuove (11), Famiglia insieme (11), Spai (11).
Non cresce il numero delle coppie con procedure pendenti. La logica però ci porta a trarre una sola conclusione: se le procedure concluse calano e quelle pendenti restano ferme significa che sempre meno coppie entrano nel sistema.
«Esprimiamo profonda preoccupazione rispetto al drastico calo delle adozioni ormai scese a picco negli ultimi anni», dichiara Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni Familiari. «Sono molte le cause, sicuramente la pandemia e la situazione politica internazionale hanno segnato – e continuano a farlo anche senza oggettivo motivo – la realizzazione delle adozioni. Si rende necessario un intervento a supporto, a partire proprio dal contenimento dei tempi dell’iter per l’idoneità e dalla gratuità dell’adozione internazionale, al pari di quella nazionale. Il Forum auspica che i ministeri competenti colgano l’urgenza di intervenire perché l’adozione internazionale, fiore all’occhiello del nostro Paese per decenni grazie alla disponibilità all’accoglienza delle famiglie italiane, ritrovi vigore e prospettiva», conclude Bordignon.
Foto di Ajay Karpur, Unsplash
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