Scuola e disabilità
Continuità degli insegnanti di sostegno, il decreto resta
Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensione del decreto ministeriale 32/2025, che per la prima volta permetteva alle famiglie di chiedere conferma del docente di sostegno precario. I giudici dovranno comunque esprimersi sulla norma nel merito, ma per quest'anno si procede. La soddisfazione di Vincenzo Falabella, presidente di Fish: «La continuità non è un'opzione organizzativa, ma condizione indispensabile per percorsi di apprendimento coerenti e relazioni educative significative»
di Alessio Nisi

Le famiglie degli alunni con disabilità potranno chiedere la riconferma per il prossimo anno del docente di sostegno già in servizio nell’anno scolastico 2024/2025. Per ora, almeno. Il Tribunale amministrativo regionale – Tar del Lazio (le cui decisioni, va sottolineato, fanno giurisprudenza, con un impatto rilevante sulle decisioni degli altri Tar regionali) non ha ritenuto sussistenti i presupposti per concedere una misura cautelare per sospendere l’efficacia (in attesa di un giudizio nel merito) del decreto ministeriale 32/2025, “Misure finalizzate a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posto di sostegno per l’anno scolastico 2025/2026”.
Nelle scorse settimane Flc Cgil e Gilda Unams, tra gli altri, avevano impugnato il decreto ministeriale 32/2005 perché, come si legge nel testo che respinge la richiesta di istanza cautelare, «violerebbe il principio del merito posto a fondamento della procedura di reclutamento dei docenti, impedendo a docenti collocati in posizione utile in graduatoria di essere destinatari di un contratto a tempo determinato nei posti di sostegno confermati».
Continuità educativa, importanza cruciale
Costituitasi in giudizio a fianco del ministero dell’Istruzione e del Merito e dell’Autorità garante per i diritti delle persone con disabilità, la Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie-Fish ha invece sostenuto con fermezza la legittimità e l’urgenza delle misure previste dal decreto. Con questa decisione, il Tar riconosce non solo la fondatezza giuridica della norma, ma soprattutto l’importanza cruciale della continuità educativa per garantire il diritto all’istruzione degli studenti con disabilità.
«Oggi», precisa il presidente Fish e consigliere Cnel, Vincenzo Falabella, «possiamo affermare con orgoglio che questa vittoria appartiene a tutti coloro che credono in una scuola capace di valorizzare le differenze e garantire a ciascuno il diritto di costruire il proprio progetto di vita. Una vittoria che dedichiamo agli studenti con disabilità, alle loro famiglie e agli insegnanti che, nonostante mille difficoltà, continuano ogni giorno a costruire ponti verso una società più giusta e inclusiva».
Questa vittoria appartiene a tutti coloro che credono in una scuola capace di valorizzare le differenze e garantire a ciascuno il diritto di costruire il proprio progetto di vita
Vincenzo Falabella, presidente Fish
Verso una scuola realmente inclusiva
La decisione del Tar, secondo l’associazione, segna un passaggio decisivo nel cammino verso una scuola realmente inclusiva. Sancisce infatti che la continuità «non è un’opzione organizzativa, ma una condizione indispensabile per percorsi di apprendimento coerenti e relazioni educative significative». È il superamento di una visione frammentaria dell’inclusione, in favore di un «approccio fondato sulla progettualità, sulla competenza e sulla stabilità».

Non si tratta di creare corsie preferenziali per alcune categorie di docenti, si precisa, ma di «garantire il pieno esercizio di un diritto per migliaia di studenti con disabilità. Una scuola che cambia continuamente figure di riferimento indebolisce il percorso educativo, disperde competenze e relazioni, mina l’efficacia dell’inclusione. Questa vittoria giuridica rappresenta un passo avanti concreto. Ma molto resta da fare. Ora è necessario vigilare sull’applicazione omogenea della norma, rafforzare la formazione dei docenti, investire risorse adeguate affinché l’inclusione scolastica non resti un principio astratto ma si traduca in prassi quotidiane».
La continuità educativa non è un optional o una semplice comodità organizzativa, bensì una condizione essenziale per garantire il diritto all’istruzione
La continuità educativa non è un optional
Questa sentenza, aggiunge Falabella, «afferma con chiarezza che la continuità educativa non è un optional o una semplice comodità organizzativa, bensì una condizione essenziale per garantire il diritto all’istruzione. Troppo spesso abbiamo assistito allo svilimento di percorsi educativi faticosamente costruiti, vanificati dal continuo avvicendarsi di figure di riferimento. Ora viene sancito un principio inequivocabile: la stabilità della relazione educativa costituisce parte integrante e imprescindibile del processo di apprendimento per gli studenti con disabilità».
In apertura foto di STONES and BONES per Unsplash
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