L'estate dei ragazzi
Il centro estivo? Lo faccio al museo
È una moda? Un'opportunità élitaria? O un'opportunità concreta di crescita che mixa gioco e cultura? Da Brescia a Palermo, un viaggio tra le proposte per bambini e ragazzi delle strutture museali

Negli ultimi anni, un numero crescente di strutture museali ha iniziato a proporre centri estivi e attività dedicate a bambini e ragazzi durante i periodi di sospensione dell’attività scolastica. È l’ennesima moda del momento? Questi centri estivi sono un’occasione solo per pochi privilegiati? O dietro queste attività nei musei c’è un’opportunità educativa che merita attenzione e magari, anche, di essere estesa e resa accessibile a tutti?
A fugare ogni dubbio sono le parole di Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei, che da 14 anni apre le porte dei suoi musei ai bambini dai 5 agli 11 anni con un Summer camp lungo 14 settimane, articolato in ben dieci programmi diversi pensati per accompagnare i più piccoli durante tutta la pausa estiva. «Oggi i musei rispondono a tre grandi istanze: quella scientifica, quella formativa e quella sociale» spiega Karadjov. «È su questi tre pilastri che si muovono i musei contemporanei, come il nostro. La dimensione scientifica riguarda la ricerca, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio. Significa custodirlo, arricchirlo e trasmetterlo alle generazioni future. La funzione formativa, invece, punta a costruire cittadinanza e consapevolezza attraverso il patrimonio, trasmettendo valori e creando continuità di pubblico. Infine, c’è la missione sociale: usare il patrimonio culturale per migliorare la qualità della vita. In questo ambito rientrano le azioni legate al benessere, al welfare, allo “stare meglio”. E proprio questi due aspetti, quello formativo e quello sociale, trovano piena espressione nei camp estivi».

Camp tutto l’anno: un museo che non chiude mai ai bambini
Stando ai numeri, sono tante le famiglie che scelgono gli spazi museali per l’estate dei propri figli. Nell’edizione 2024 dei campi dei Musei civici e il Castello di Brescia ha registrato quasi 870 iscritti con un aumento delle presenze di +24% rispetto all’anno precedente. Prosegue Karadjov: «Abbiamo scelto, ormai da alcuni anni, di rendere i camp estivi e le attività educative per i bambini attività strutturali e non occasionali. Questo significa che ogni volta che le scuole sono chiuse, che sia estate, Natale, Pasqua, Carnevale o anche semplicemente nei giorni di chiusura per elezioni, se si tratta di un giorno feriale, noi attiviamo un camp. In estate si tratta di programmi settimanali, durante le altre vacanze di camp di tre, quattro o cinque giorni».
I bambini partecipano ad attività che spaziano dai temi dell’alimentazione, all’archeologia, dalla storia contemporanea ai laboratori pratici di tipo manuale e creativo. Un’organizzazione che attesta come, al pari della scuola, anche i musei hanno un ruolo educativo. Inoltre la gestione delle attività direttamente in capo ai dipendenti della Fondazione e i contributi stanziati dal comune di Brescia permettono di offrire il servizio a prezzi accessibili. La Fondazione, inoltre, si fa carico delle rette dei bambini che arrivano da situazioni di svantaggio educativo.

Scuola e museo: un’alleanza contro la fragilità educativa
Oltre alla programmazione strutturale dei laboratori per bambini, la collaborazione con le scuole sembra essere l’altra chiave di volta per la buona riuscita di queste esperienze di attività ludico educative proposte ai bambini all’interno dei musei. Non solo in termini di continuità didattica ma anche per consentire l’accesso al servizio a tutti i bambini.
A chiarire questo aspetto è Cristina Alga, presidente di Mare Memoria Viva, l’ecomuseo che racconta Palermo e il suo mare attraverso memorie e opere artistiche sul paesaggio costiero della città. «Da anni organizziamo campi estivi per bambine e bambini, ragazze e ragazzi del territorio della seconda circoscrizione di Palermo, dove ha sede l’ecomuseo», spiega Alga. «Da alcuni anni i nostri campi estivi sono completamente gratuiti e li organizziamo in collaborazione con alcune scuole del territorio, in particolare con l’Istituto comprensivo Sperone-Pertini. Collaborare per noi significa creare un legame concreto con la scuola e con le insegnanti: sono loro, infatti, a segnalare i bambini e le bambine provenienti da famiglie in situazioni di fragilità, invitandoli a fare richiesta per partecipare ai nostri campi».

Inoltre, sottolinea la presidente di Mare Memoria Viva: «Il nostro museo non è percepito come un luogo elitario o inaccessibile, nemmeno da chi vive situazioni di marginalità economica o sociale. Al contrario, portiamo avanti attività inclusive in modo continuativo: abbiamo un doposcuola attivo, uno spazio dedicato alle donne e diverse iniziative rivolte alla comunità. Insomma, l’idea di museo come spazio elitario semplicemente non ci appartiene».
Quest’anno all’interno del museo sono previsti diversi campi estivi e grazie a un progetto della Fondazione Reggio Children e in collaborazione con l’Istituto comprensivo Sperone-Pertini, il museo per la prima volta lavorerà con i bambini e le bambine dai tre ai cinque anni. Il campo si svolgerà in parte negli spazi della scuola e in parte al museo, a testimonianza del legame costante che deve esserci tra istituzioni educative e culturali.
«Invece il nostro campo Modus Navigandi, sostenuto da Edison Next e dalla Fondazione Edison Orizzonte Sociale», prosegue Alga, «è particolarmente interessante perché unisce metafora e pratica, conoscenza e esperienza diretta. Lavoriamo, infatti, sul tema della navigazione a vela, che diventa sia strumento educativo sia punto di partenza per riflettere sul paesaggio costiero, al centro della nostra proposta museale. Le attività si svolgono in parte al museo, dove i bambini e le bambine partecipano a laboratori “di terra”: mappature, osservazioni, ricerche, studio delle arti marinaresche, riflessioni sulla città costiera e sul rapporto con il mare. Poi si passa alla pratica: si esce in barca, per guardare Palermo dal mare e imparare a leggere il paesaggio da un punto di vista nuovo, aperto e dinamico. Un’esperienza quella di andare in barca», conclude Alga, «che non tutti i bambini potrebbero fare senza un’attività come la nostra».
Esplorare il passato per crescere nel presente
Imparare a conoscere il luogo in cui si vive attraverso lo sguardo, l’ascolto e l’esperienza diretta è anche l’obiettivo del summer camp culturale promosso dai Musei nazionali del Veneto e dai Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna, in collaborazione con l’associazione Didatticando. Pensato per bambine e bambini dai 6 agli 11 anni, il campo si svolgerà tra luglio e settembre. A fare da cornice alle attività saranno alcuni dei luoghi più affascinanti della città: Palazzo Grimani, il Museo archeologico nazionale, la galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, il Museo d’arte orientale e il Parco archeologico di Altino.

Un’occasione per esplorare Venezia con occhi nuovi, tra storie, arte, archeologia e percorsi urbani pensati su misura per i più piccoli. «I musei non solo luoghi di conservazione del patrimonio», spiega Chiara Poli, presidente dell’associazione Didatticando, «ma soggetti attivi nel promuovere aggregazione e coinvolgere la comunità, a partire dai più giovani. Attività ricreative come queste rafforzano sempre più il ruolo sociale degli spazi museali anche per la costruzione di legami significativi con il territorio, contribuendo al benessere delle famiglie».
L’idea, dunque, è quella di un museo come spazio aperto, dove si possono vivere esperienze autentiche e coinvolgenti. Attraverso l’esperienza estiva al museo i bambini scoprono che la cultura può essere accessibile, vicina e alla portata di tutti. Non c’è un filtro che complica l’esperienza: ogni bambino è messo in condizione di esprimersi liberamente, accompagnato da un metodo educativo che parte dalla sua curiosità e dal desiderio di esplorare.

Esplorare l’arte in libertà
Questa visione del museo è condivisa anche dalla Fondazione Messina che ha scelto da anni di non limitare l’attività al solo periodo delle vacanze scolastiche, ma di trasformare il museo in un luogo di esperienze educative accessibili ai più piccoli durante tutto l’anno. Come spiega Lucrezia Piraino, coordinatrice delle attività educative della Fondazione, «fin dalla sua nascita la Fondazione ha assunto la forma complessa di un Distretto sociale evoluto, che riunisce diverse realtà del terzo settore: cooperative sociali, consorzi, fondazioni tra cui, anche, la Fondazione Horcynus Orca, una Fondazione interuniversitaria. Ognuna di queste organizzazioni svolge un ruolo specifico e lavora durante tutto l’anno: chi come polo logistico, chi nella ricerca, chi nella promozione di attività socio-economiche ed educative».
Piraino conclude sottolineando il valore delle attività svolte con bambini e ragazzi nei musei durante l’intero anno: «Queste esperienze cambiano il modo di guardare il mondo che li circonda, perché permettono di vivere il museo come uno spazio da esplorare liberamente. Il nostro metodo si basa proprio su questo: lasciare che bambini, e non solo, si avvicinino all’opera d’arte attraverso la contemplazione spontanea, senza imposizioni, per poi accompagnarli in un percorso di reinterpretazione guidata. Lo facciamo usando codici scelti insieme agli esperti, in un processo trasformativo e profondamente personale. Ogni partecipante viene toccato in modo unico dall’opera che ha scelto di vedere liberamente, per poi rileggerla insieme a educatori e professionisti in un dialogo che intreccia sensibilità individuale e competenze tecniche».
Nella foto di apertura un momento di un summer camp culturale a Venezia (Foto Disattivando)
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