Adolescenti, basta etichette

La scuola si fa camminando: il successo di Strade Maestre

A metà giugno a Trieste si è concluso il primo anno del progetto Strade Maestre: una scuola senza banchi né aule, fatta di incontri, esperienze e vita condivisa. Le lezioni si sono intrecciate con il cammino, guidato da insegnanti che erano sempre al fianco dei ragazzi. Un nuovo modo di imparare

di Rossana Certini

Con l’arrivo a Trieste, a metà giugno, si è concluso il primo anno scolastico “in cammino” del progetto Strade Maestre: un viaggio a piedi di oltre 1.300 chilometri, durato quasi nove mesi, che ha portato otto studenti del triennio delle superiori a fermarsi in 99 tappe, attraversando 12 regioni italiane.

«Un grande corso intensivo alla vita», lo definisce il diciottenne Gioele Pirozzi, che per partecipare a questa esperienza ha lasciato per un anno i suoi amici e la sua Grosseto, affrontando il quarto anno del liceo artistico in cammino. «A propormi l’esperienza è stata mia madre», racconta. «Aveva letto che stava partendo questa sperimentazione e ha pensato che fosse perfetta per me».

I ragazzi a lezione nella scuola di mosaico di Spilimbergo (foto sito Strade Maestre)

Quando gli si chiede cosa ha imparato, Gioele non ha dubbi: «Non ci ha insegnato a sopravvivere “là fuori”, nei boschi o in montagna, ma a vivere dentro, nel mondo. A gestire i conflitti invece di scappare. A parlare con sicurezza, a raccontare una storia. A fare una fattura, leggere una carta geografica. A distinguere una situazione tranquilla da una potenzialmente pericolosa. E, alla fine, abbiamo imparato una delle cose più difficili: salutare, lasciare andare, accettare che le cose finiscono, ma che da quelle fini possono nascere nuovi inizi».

L’ambizione del progetto Strade Maestre è promuovere un’idea di educazione centrata sul cammino: mettere il movimento e l’esperienza diretta al centro del processo di apprendimento. «Un’idea ben teorizzata dalla pedagogia del luogo, dalle pedagogie degli ecosistemi e dall’educazione diffusa di cui si parla fin dagli anni Settanta. Ma tradurre questi approcci nella pratica quotidiana è tutt’altro che semplice. È per questo che, alla fine di quest’anno, abbiamo la sensazione di aver compiuto qualcosa di enorme, quasi eroico. Anche se, in fondo, sappiamo di essere solo al primo passo», spiega Emilio Ruffolo, psicoterapeuta e presidente della cooperativa sociale CamminaMenti, ideatrice del progetto.

Studiare con lo zaino in spalla

Durante i nove mesi di cammino, i ragazzi hanno alternato giornate di viaggio a momenti di residenzialità, fermandosi in oratori, ostelli, centri sociali, hotel e rifugi. Prosegue Ruffolo: «Tutti ci chiedono com’è una giornata tipo nella scuola in cammino. Ma io rispondo sempre che, a Strade Maestre, ha più senso parlare di una settimana tipo. Il tempo che i ragazzi vivono è simile a quello di una famiglia. Sono un gruppo che convive e condivide. Ogni giorno ci sono impegni diversi: c’è chi studia, chi cucina o pulisce. Alcuni partecipano ad attività extra, facoltative. Ogni settimana, però, ci sono sempre momenti fissi dedicati allo studio e all’approfondimento. L’organizzazione resta fluida, lontana dai ritmi rigidi della scuola tradizionale».

Il gruppo ha attraversato città grandi e piccole, borghi isolati, territori più o meno abitati. Ha esplorato campagne, montagne, boschi, coste, siti archeologici e musei, immergendosi nella straordinaria varietà del paesaggio italiano. Il viaggio si è trasformato in un percorso di apprendimento continuo, costruito attorno all’esperienza del movimento, alla convivenza, alla sperimentazione di stili di vita sostenibili e agli incontri lungo la strada. Le giornate si sono arricchite con laboratori, visite a imprese e associazioni, convegni, spettacoli. Un insieme di esperienze diverse, ma unite da un filo educativo tracciato dalle guide-insegnanti attraverso approcci transdisciplinari. Il programma, solo in parte definito prima della partenza, ha preso forma strada facendo. Un percorso formativo e umano fondato sull’avventura, sulla lentezza e sulla capacità di camminare nel mondo.

Nell’immaginario comune si pensa che si impari solo stando seduti alla scrivania. Il nostro progetto, invece, crede che sia la partecipazione attiva al mondo reale a rendere possibile un apprendimento autentico

Emilio Ruffolo, psicoterapeuta e presidente di CamminaMenti

«Nell’immaginario comune si pensa che si impari solo stando seduti alla scrivania», spiega Ruffolo. «Un’idea che risale a prima della riforma Gentile, con il cosiddetto “banco razionale”, pensato dalla pedagogia positivista per imporre una postura corretta, come se quella rigidità fosse condizione necessaria all’apprendimento. Il nostro progetto, invece, crede che sia la partecipazione attiva al mondo reale a rendere possibile un apprendimento autentico».

Strade Maestre a Firenze: dove passano le “itale glorie” (foto sito Strade Maestre)

In Strade Maestre gli insegnanti camminano insieme agli studenti. Si discute di filosofia lungo i sentieri o mentre si tagliano le cipolle per la cena. Mentre alcuni preparano da mangiare l’insegnante di matematica propone un logaritmo o chiede chi è riuscito a risolverlo. C’è chi approfondisce la storia lungo il percorso, chi chiede di fermarsi per studiare. L’apprendimento nasce così: nel fluire della vita quotidiana, nella condivisione dei tempi e degli spazi.

Le guide-insegnanti: maestri nel cammino

«Un altro elemento centrale è la relazione che si crea tra guide-insegnanti e ragazzi», spiegano. «È un rapporto raro, profondo, che supera i confini della didattica tradizionale. È coinvolgente ma anche delicato, perché richiede equilibrio tra i diversi ruoli, per non sbilanciarsi troppo. Ma questa complessità è ben nota alla pedagogia libertaria che ha sempre valorizzato relazioni educative affettive non gerarchiche».

Proprio da questa esigenza nasce la figura della guida-insegnante che definisce con chiarezza il ruolo di chi accompagna gli studenti lungo il cammino. Persone responsabili non solo dell’organizzazione del viaggio, ma anche della sua dimensione formativa. Un profilo che deve unire competenze didattiche, capacità di conduzione sul territorio e progettazione sociale.

Tra loro quest’anno c’è stato Marco Saverio Loperfido, che ha seguito le aree di filosofia, italiano e geografia. Laureato in filosofia, con un dottorato in pedagogia e servizio sociale all’Università Roma Tre, è ideatore del progetto Ammappalitalia. Nel 2017 ha percorso 2.400 chilometri a piedi fino al Parlamento europeo di Bruxelles con il cammino Paese Europa. Nel 2018 ha guidato sei ex-detenuti in un viaggio di 900 chilometri nel Sud Italia, documentato dalla docu-serie Boez – Andiamo via, andata in onda su Rai3.

Corso di mappatura digitale (foto sito Strade Maestre)

Con lui, Marcello Paolocci, guida ambientale ed escursionistica, ha accompagnato i ragazzi nelle aree di latino, storia ed educazione civica. Laureato in storia, è promotore del Progetto Memoria per la salvaguardia delle fonti orali e ideatore del Sentiero di Palliccio, un percorso didattico tra le colline umbre.

Non volevamo formare persone destinate a restare immobili al proprio posto, né anime in cammino senza meta. Volevamo giovani capaci di scegliere come abitare consapevolmente la complessità del mondo

Emilio Ruffolo, psicoterapeuta e presidente di CamminaMenti

«Se i ragazzi saranno in grado di rientrare nei loro contesti, anche complessi, portando con sé una visione critica, costruendo spazi di dialogo e contribuendo in modo responsabile alla vita delle loro comunità, allora sapremo che il progetto ha funzionato davvero», concludono Ruffolo. «Non volevamo formare persone destinate a restare immobili al proprio posto, né anime in cammino senza meta. Volevamo giovani capaci di scegliere come abitare consapevolmente la complessità del mondo».

Nella foto di apertura l’arrivo del gruppo a Trieste (Foto sito Strade Maestre)

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