L'altro credito

Aldo Soldi: «Ecco il futuro di Banca Etica»

Dialogo a tutto campo con il neo presidente del Gruppo. Tante le sfide per l'istituto, che raccoglie 2,6 miliardi di euro di risparmi: una finanza etica più strutturata, l'innovazione tecnologica, la necessità di rivedere i parametri che misurano il valore sociale. E una certezza: «Il credito alle persone lo daremo sempre guardandole in faccia»

di Nicola Varcasia

Al momento dell’elezione, il 17 maggio a Bologna, il neopresidente di Banca Etica, Aldo Soldi, ha dichiarato che sarà il presidente di tutta la comunità del Gruppo. Con i dibattiti elettorali e le polemiche ormai alle spalle, il lavoro continua. A cominciare dalla partecipazione al dibattito sulle regole della sostenibilità in Europa e dalle necessarie innovazioni da apportare alle attività, sia tecnologiche che di prospettiva. Per coinvolgere sempre di più i quasi 50mila soci e investire nel modo più coerente ai valori i 2,6 miliardi di euro di raccolta diretta del Gruppo. Anche per i lettori del nostro sito, l’intervista pubblicata sul magazine di giugno.

Presidente Soldi, quali le direttrici principali del percorso avviato il 17 maggio con la sua elezione?

Ero il vicepresidente fino a poco più di un mese fa, per cui ci poniamo chiaramente nel solco del cammino fatto finora, ma con una continuità che va nel segno dell’innovazione.

Che cosa significa continuità nel concreto?

Continuare a lavorare attorno all’unicità di questo progetto. Da 25 anni ci viene riconosciuta la capacità di essere coerenti fra i valori espressi e i comportamenti. Un altro elemento è la consapevolezza di essere una banca, con tutti i tipici servizi di un istituto di credito, che è anche parte di un movimento per pace, i diritti e la difesa dell’ambiente.

Quali le altre unicità da preservare?

Le persone lavoratrici e socie lavoratrici, che si sentono parte della banca e vivono un coinvolgimento più intenso rispetto a un normale rapporto di lavoro. E i soci volontari che animano i territori e danno slancio alla vita democratica e cooperativa della banca.

Anna Fasano e Aldo Soldi, avvicendamento alla presidenza di Banca Etica. Credit Luca Gallo

Come si innesta l’innovazione?

Per migliorare l’efficienza, aumentare i servizi e mettere a disposizione più strumenti per dialogare con i giovani. Però non penso soltanto all’innovazione tecnologica, con la quale pur dobbiamo misurarci. Quello che accade intorno a noi richiede di affrontare gli stessi problemi in maniera nuova.

Ad esempio?

Pensiamo a come sono cambiati il Terzo Settore e le stesse relazioni umane. Innovare significa dare una spinta verso la creatività e la libertà di pensare il nuovo, naturalmente entro le dinamiche della finanza etica.

In tema di cambiamenti, anche il contesto geopolitico è in forte evoluzione, a partire dall’elezione di Trump.

Siamo in una fase di grande incertezza, in cui l’elezione di Trump è stato un evento di forte impatto, ma non il solo. I meccanismi classici della democrazia, basati sulle istituzioni e i contrappesi di potere, sono attaccati in maniera importante. L’altro fenomeno è la concentrazione del potere e della ricchezza a livello globale. Inoltre, lo vediamo anche in Europa con il decreto Omnibus, in nome di un mal inteso sostegno alla competitività, assistiamo a una diminuzione dei sostegni a favore di chi opera per la transizione energetica ed ecologica. Senza dimenticare l’impatto feroce delle guerre, da ogni punto di vista.

Qual è il futuro della finanza etica?

In questo contesto siamo convinti, ma non siamo i soli, che ci sarà sempre più bisogno di una finanza che metta al centro la persona, si muova in direzione dell’inclusione e della solidarietà, difenda l’ambiente e operi per la pace. Le tendenze in atto aumentano le povertà e le differenze sociali, mentre diminuiscono la capacità e la volontà di accoglienza. In un’epoca carica di incertezze, vorrei che questa fosse una certezza.

Quali sono le nuove frontiere dell’etica nella finanza?

Il primo tema è la necessità di aumentare la dimensione internazionale di questo movimento. Siamo parte significativa negli organismi Febea e Gabv (la federazione europea delle banche etiche e l’alleanza globale per la finanza fondata sui valori, ndr), che vanno valorizzati perché i problemi che affrontiamo hanno una dimensione globale. Per questo siamo stati orgogliosi di ospitare, il 16 e 17 giugno scorsi, a Padova, il meeting annuale di Social economy Europe.

Gli altri temi?

Il nostro fermo e rigoroso no alla guerra e alle armi oggi deve tenere conto che gli strumenti bellici oggi non sono più solo i carri armati e le bombe, purtroppo. Ma è anche una tecnologia raffinata che occorre studiare e monitorare costantemente. La terza questione è che bisogna dare sempre più valore alla misurazione degli effetti concreti dei crediti erogati. Coinvolgeremo i nostri soci, il Comitato etico e anche personalità esterne per avviare una riflessione su come far evolvere e approfondire i parametri che misurano il valore sociale generato accanto a quello ambientale.

Accanto al grande tema della pace, Leone XIV ha evidenziato come le “cose nuove” del nostro tempo siano le sfide legate all’intelligenza artificiale, come vi state preparando?

Abbiamo cominciato a utilizzarla, presidiando in modo interdisciplinare gli aspetti etici, giuridici e tecnici della sua diffusione. In estrema sintesi, sì all’opportunità che l’intelligenza artificiale offre per liberare tempo da dedicare alle relazioni umane, ma no alla sostituzione delle persone e delle decisioni. Può sembrare una frase fatta, ma è soprattutto vera: il credito alle persone lo daremo sempre guardandole in faccia. Non deciderà un algoritmo che, naturalmente può aiutare, ad esempio nello sviluppo della banca dati.

Banca Etica è nata 26 anni fa per dare credito al Terzo settore, quali strumenti metterete in campo per confermare questa vocazione?

Oltre alla tecnologia, l’altro aspetto riguarda l’entrata a regime di una struttura potenziata. La combinazione di questi fattori favorirà lo snellimento dei processi. Ma essenziale resta il punto del dialogo.

In che senso?

Per comprenderne le mutate esigenze del Terzo settore, il dialogo con i suoi protagonisti, che sono i nostri soci e clienti è lo strumento essenziale. L’altro elemento decisivo è quello di arricchire il credito con altri servizi di accompagnamento e la consulenza. Per le realtà poco strutturate è fondamentale tanto quanto dare il credito. Credo però che si debba cominciare ad allargare la visione dal Terzo settore all’economia sociale.

Cosa intende?

L’economia sociale include il Terzo settore, ma è un po’ più ampia. Pensiamo al mondo della cooperazione che, oltre a quella sociale, include quella di lavoro e di servizi, con fenomeni interessanti quali il work buy out. In questa prospettiva, già oggi destiniamo ogni anno quasi il 60% del credito alle persone giuridiche all’economia sociale.

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Foto in apertura, l’assemblera di Banca Etica del 17 maggio 2025, dall’ufficio stampa dell’istituto.

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