Quadro finanziario pluriennale

Ue, il nuovo bilancio fa arrabbiare agricoltori ed ecologisti

La Commissione europea ha presentato il bilancio 2028 - 34. Ed è riuscita a scontentare agricoltori ed ecologisti. Da un lato, la Politica agricola comune viene molto ridimensionata. Dall'altro scompare il programma Life, lo strumento per eccellenza dedicato a biodiversità e ambiente: diventa un sottocapitolo della competitività. La natura non è nemmeno menzionata. Ma nella Pac, c'è un piccolo spiraglio verso la riduzione dello squilibrio tra grandi e piccoli agricoltori. Se ne discuterà nei prossimi due anni, passando per l'Europarlamento e il Consiglio Ue

di Elisa Cozzarini

Agricoltura e biodiversità, secondo l’analisi di Politico.eu, sono le due principali vittime del bilancio europeo 2028 – 34. Il nuovo quadro finanziario pluriennale, descritto dalla presidente Ursula von der Leyen come «ambizioso e dinamico», vale quasi duemila miliardi di euro, l’1,26 % del reddito nazionale lordo dell’Ue in media tra il 2028 e il 2034. Una delle novità più rilevanti è il ridimensionamento della Politica agricola comune – Pac, che passa dagli attuali 386,6 (un terzo dell’intero budget) a 300 miliardi di euro. Il programma Life scompare, nonostante gli appelli lanciati dalle ong ambientaliste e da esperti e scienziati nelle ultime settimane. «È grave la soppressione dell’unico strumento Ue interamente dedicato a progetti per il clima, la biodiversità e l’ambiente», afferma il Wwf Italia. «La Commissione propone di assorbirlo nel nuovo Fondo europeo per la competitività, pensato per sostenere l’industria. Le attività Life sono anche menzionate vagamente in una struttura gestita dalla Commissione nei nuovi Piani nazionali».

Ombre, e qualche luce, sulla nuova Pac

Per il Wwf la proposta per la Pac post-2027 è un passo indietro nella costruzione di un sistema alimentare realmente sostenibile. Si privilegia infatti la flessibilità nazionale, a scapito di obiettivi ambientali comuni vincolanti. La rete delle ong ambientaliste European environmental bureau – Eeb spiega che il problema sta nel fatto che la proposta non garantisce il sostegno agli agricoltori nella transizione ecologica, lasciando l’ultima parola nelle mani dei ministri dell’Agricoltura, in genere poco sensibili al tema. Anche Greenpeace Italia esprime profonda preoccupazione, perché «si mette a rischio l’obiettivo stesso della Pac. La discrezionalità rende incerto il finanziamento di azioni concrete contro l’impatto ambientale insostenibile dell’agricoltura industriale e potrebbe favorire il perpetuarsi di una distribuzione scandalosamente diseguale dei sussidi, premiando le aziende più ricche e inquinanti». 

Eeb e Greenpeace evidenziano però alcuni elementi positivi nella proposta. Si prevede infatti una graduale riduzione del sostegno al reddito in base alla superficie: un passo positivo e atteso da tempo. Se la misura sarà confermata nei negoziati con l’Europarlamento e il Consiglio, si andrà verso un progressivo abbandono dell’attuale sistema che premia le aziende agricole più grandi, solo per le loro dimensioni. È a causa di questo se, oggi, il 20% degli agricoltori riceve l’80% dei fondi Pac. Limitando e riducendo i pagamenti per le aziende più grandi, per Eeb si avrebbe una politica agricola più equa e meno dispendiosa.

Inoltre, aggiunge Greenpeace, «la Commissione intende introdurre limiti di densità di animali allevati nelle aree vulnerabili all’inquinamento da azoto, insieme a incentivi per estensivizzare la produzione zootecnica e per sostenere la transizione verso sistemi più sostenibili. Si tratta di primi necessari passi verso una zootecnia a basso impatto». 

Senza Life

La cancellazione del programma Life era nell’aria (ne abbiamo scritto qui: https://www.vita.it/ue-in-bilico-life-il-programma-che-difende-la-natura/). «Perderlo non è semplificazione, ma sabotaggio», è il commento di Patrick ten Brink, segretario generale di Eeb. «Grazie a Life, in trent’anni, sono stati ottenuti risultati vantaggiosi per la natura, il clima, la salute pubblica e l’economia. Abrogarlo e incorporare ciò che resta in un fondo per la competitività più ampio, eliminando biodiversità e ambiente, significa smantellare uno degli strumenti più efficaci dell’Ue proprio quando ne abbiamo più bisogno».

Gli ambientalisti europei osservano che, nel piano per il 2028 – 36, si parla di competitività con riferimento solo all’economia circolare, alla decarbonizzazione e alla transizione energetica: una formulazione troppo vaga, che non garantisce investimenti per la biodiversità.

Anche per Lipu-BirdLife Italia la proposta è molto deludente perché manca un bilancio specifico per la conservazione e il ripristino della natura, quando invece l’ultima revisione dell’attuazione della politica ambientale dell’Ue ha evidenziato un aumento del deficit di finanziamento per rispettare gli impegni ambientali. Lo smantellamento del Life significa anche perdere uno strumento fondamentale per la cooperazione tra autorità locali, agricoltori, imprese e comunità territoriali.
«Mentre affrontiamo un aggravamento della crisi naturale e climatica», dichiara Claudio Celada, direttore Area conservazione natura della Lipu, «il bilancio a lungo termine proposto dall’Ue non offre una via chiara per affrontarla. E mette in secondo piano il ruolo fondamentale che gli ecosistemi sani svolgono nel sostenere l’economia, i sistemi alimentari e la sicurezza dagli impatti climatici. Stiamo assistendo a un pericoloso passo indietro in un momento in cui il nostro pianeta in fiamme richiederebbe invece un’azione coraggiosa».

La foto in apertura è di Emiel Molenaar su Unsplash

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