Accoglienza

Minori stranieri, taglio ai fondi: governo e opposizioni complici

Duro intervento del presidente dell’associazione Don Bosco 2000, Agostino Sella: «L’esecutivo con la sua propaganda scarica la responsabilità e il 65% dei costi delle attività per i Msna su comuni e centri di accoglienza. Colpisce il silenzio tombale di tutta la politica. Centinaia di ragazzi rischiano la strada»

di Nicola Varcasia

Continuano a preoccupare gli effetti della circolare del Ministero dell’interno che, a fine giugno 2025 ha cambiato le regole sul rimborso delle spese per i minori stranieri non accompagnati. In sostanza, delle cifre che i comuni hanno anticipato per l’accoglienza degli Msna, di fatto, verrà rimborsato solo il 35% di quanto già speso.

Silenzio colpevole

A tenere alta l’attenzione, contribuisce il duro intervento di Agostino Sella, presidente dell’associazione Don Bosco 2000, impegnata in Sicilia in svariate opere di accoglienza, oltre che con iniziative di cooperazione internazionale in Africa, in particolare in Senegal: «Il governo italiano ha deciso di tagliare del 65% i rimborsi destinati ai minori stranieri non accompagnati. È una scelta gravissima che rischia, tra pochi mesi, di lasciare in strada centinaia di ragazzi di cui oggi ci prendiamo cura ogni giorno. Non parliamo di numeri, ma di vite: ragazzi che studiano, che seguiamo in percorsi di formazione e inserimento lavorativo, che hanno diritto a un futuro dignitoso».

Propaganda

Quello che colpisce e ferisce, aggiunge Sella, è il sostanziale silenzio della politica: «La nostra classe politica è assente. Il Governo agisce con una macchina di propaganda che scarica responsabilità e costi sui Comuni, molti dei quali – soprattutto al Sud – sono già in dissesto o predissesto. L’opposizione, salvo poche eccezioni come i sindacati, mantiene un silenzio tombale. Siamo davanti a una questione che non viene affrontata perché considerata rischiosa per il consenso elettorale: e così si preferisce tacere, evitando di spiegare le cause delle migrazioni e i diritti di questi minori», aggiunge Sella.

Fermare un lavoro

Quello che viene colpito e interrotto, infatti, non è un lavoro sperimentale: «Spostare ai comuni il 65% delle spese di gestione dei centri è una follia. Non si tratta di “accoglienza spicciola”, ma di un lavoro complesso e strutturato: garantiamo l’alfabetizzazione, il supporto scolastico, un’equipe multidisciplinare, l’avvio al lavoro in aziende che hanno bisogno di manodopera. Sono costi più alti rispetto all’accoglienza di un adulto, ma sono investimenti sul futuro di questi ragazzi e, di riflesso, sul nostro Paese».

Contro i più fragili

È un problema di mentalità e capacità organizzativa: «Centralizzare i costi non significa fare danni alla spesa pubblica, ma rispondere alle esigenze reali dei territori, che solo gli amministratori locali conoscono. Oggi, invece, assistiamo a un’operazione politica che sacrifica i più fragili sull’altare della propaganda, mentre troppi politici pensano più alla propria poltrona che al bene del Paese», conclude Sella.

Foto in apertura, alcuni giovani volontari della comuità di Aidone (Enna), gestita dall’associazione don Bosco 2000, che ospita anche molti minori stranieri non accompagnati

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