Benessere degli animali

Sì alle terapie con gli animali, ma senza sfruttamento: in Sicilia nasce la prima rete che li tutela

Nasce in Sicilia la "Rete degli interventi assistiti con gli animali". L'obiettivo principale di questa iniziativa è professionalizzare e regolamentare l'uso degli animali nelle terapie, ponendo al centro il benessere degli animali stessi

di Gilda Sciortino

Cani, gatti, conigli, cavali e asini. Alle loro capacità empatiche e non solo affidiamo il benessere dei soggetti più fragili. Attività svolte all’interno dei reparti ospedalieri, per esempio quelli oncologici pediatrici, oppure immersi nel verde delle fattorie sociali. Ma quando il benessere che si intende offrire ai “pazienti” deve fare un passo indietro e considerare prima di tutto quello degli animali?.

Proprio per fare chiarezza su una materia che già dovrebbe rivedere la definizione di pet therapy, così come chiedono gli operatori del settore, in Sicilia è nata la prima Rete per gli interventi assistiti con gli animali. A farne parte dodici associazioni legate dai principi di una carta etica che si ispira alle linee guida nazionali sugli interventi assistiti con gli animali – Iaa, pensate per ampliare l’impatto delle singole associazioni, con il supporto tecnico scientifico del Centro specializzato universitario per gli interventi assistiti con gli animali dell’Università degli studi di Messina.

Le realtà che aderiscono alla rete sono: l’Aps Quadriverdi, le associazioni Gli Amici di Lorenz, Gli Amici di Cristian, Gli Amici di Maya, Amorevolmente insieme, Ibiscus, The Golden Horse, Pet Rainbow, Pachamama, Morsi d’Autore, Psicolab e lo Studio psicopedagogico Parentage.

Conoscibilità, trasparenza, coordinamento, rappresentanza, promozione e supporto ai propri aderenti sono i principi ai quali si ispira la Rete siciliana. Valori contenuti nella carta etica quando, per esempio, si tiene a precisare che gli animali appartenenti alle specie previste – cane, gatto, coniglio, cavallo e asino –  selezionati per essere adibiti alle molteplici tipologie di setting, devono soddisfare specifici requisiti sanitari e comportamentali e devono essere garantite loro adeguate condizioni di vita. Fondamentale la tutela del loro benessere in quanto valore fondante degli Iaa, basati sulle capacità senzienti, sociali, gregarie ed empatiche degli animali di volta in volta coinvolti, quali non più pazienti morali ma agenti morali.

Con i cavalli dell’Aps “Quadriverdi”

«In Sicilia, come purtroppo anche nelle altre regioni italiane», spiega Michele Panzera, presidente del Centro specializzato universitario per gli Iaa dell’Università di Messina – benessere animale e Iaa, «l’applicazione delle linee guida nazionali sugli interventi assistiti lascia un po’ il tempo che trova. Se i servizi veterinari e le autorità comunali, provinciali e regionali hanno presente la problematica della disciplina di quella che una volta si chiamava pet therapy, non si corre ciò che più che un rischio era la constatazione di una forma alquanto sofisticata di sfruttamento animale. I cavalli, gli asini e soprattutto i cani venivano usati per questo benefico effetto terapeutico e educativo, ma senza considerare veramente il contributo empatico di sensibilità e di coinvolgimento emozionale da parte dei nostri amici a quattro zampe».

Era il marzo 2015 quando, durante una conferenza Stato-Regioni, furono approvate le linee guida nazionali che, nello spazio di uno o due anni, tutte le regioni hanno recepito.

«Molte regioni lo hanno fatto solo sulla carta», aggiunge Panzera «mentre la Sicilia ha anche disciplinato e determinato i requisiti infrastrutturali che prevedono, prima di tutto, dove debbano risiedere gli animali. Parliamo, per esempio, di cavalli e asini, per i quali il dimensionamento dei box consentirebbe loro di svolgere le normali attività di deambulazione, così come scambi sociali con i loro simili, mettendoli in una condizione di benessere emozionale anche con se stessi. Ogni cavallo, almeno quelli che vengono adibiti a interventi assistiti, infatti, ha la necessità e l’obbligo di stare fuori non meno di due o tre ore al giorno in un paddock di almeno 800 metri quadrati. Io vedo maneggi in cui tutto questo non viene minimamente rispettato, con conseguenze non indifferenti prima di tutto per l’animale. C’è molta ignoranza, o per meglio dire non conoscenza dei setting, perché molti credono che vada bene l’entusiastica partecipazione di quando c’è il cagnolino circondato da dieci o venti bambini, non distiguendo tra un intervento assistito e un’attività circense scolastica. Gli interventi assistiti sono una leva importantissima per la diversità, per l’inclusione, per il disagio sociale, ed è chiaro che il ruolo che potrebbero svolgere è enorme. C’è, però, un buonismo di facciata che non fa capire se e come si sta operando. Nel frattempo, i genitori pagano fidandosi perchè, se il figlio autistico a basso funzionamento o tetraplegico, in quella mezz’ora, in quei 20 minuti, gli sorride, va bene qualunque cifra».

Considerata la situazione, è sicuramente tutto in salita il percorso che ha davanti a sé la neonata Rete per gli interventi assistiti con gli animali, che il 20 settembre si riunirà a Siracusa per fare il punto sulle azioni da compiere. Anche in vista dell’annunciata discussione, alla Commissione salute dell’Assemblea regionale siciliana, di un disegno di legge per il riconoscimento degli interventi assistiti.

Un disegno di legge che dovrebbe fare rientrare questo genere di interventi nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, così come chiedono da tempo gli addetti ai lavori, prevedendo che, a garantire le prestazioni e i servizi, sia il Servizio sanitario nazionale italiano.

Ma si sa che, per raggiungere più facilmente gli obiettivi, la sinergia fa la differenza e il fatto che della Rete facciano parte realtà che lavorano tutte in questo campo, peraltro in ogni parte della Sicilia, porta a dare forza alla condivisione di esperienze, informazioni, ma soprattutto a sentirsi uniti nel cercare di promulgare e promuovere una corretta applicazione delle linee guida.

«Per tutti noi», conclude il presidente del Centro specializzato universitario per gli Iaa dell’Università di Messina, «il valore fondante è in assoluto il totale rispetto dell’integrità animale, non il benessere animale in quanto tale. Su questo tema, non ci sono dubbi, siamo tutti animalisti, tutti vogliamo bene agli animali, anche i cocchieri che vengono poi segnalati a sfruttare i cavalli che stramazzano tirando le carrozze. Non è tanto importante che tipo di servizio fai in quella mezz’ora o in quella ora di interazione con bambini normali, normodotati o diversamente dotati. Ciò che conta è se riesci a garantire al cane, al cavallo o all’asino un quotidiano in cui la qualità di vita si possa definire tale».

Gli Interventi assistiti con gli aninali dell’Aps “Quadriverdi”

«Noi siamo felici di fare parte di questa rete», dice Letizia Lettini, responsabile delle attività dell’associazione “Amici di Lorenz”, «anche perchè ci occupiamo da sempre dell’inclusione dei soggetti fragili, coloro che hanno problematiche cognitive, ma anche relazionali, emotive. E questo in conseguenza delle problematiche che ci presenta la società di oggi. La cosa bella è che amiamo scambiarci competenze e servizi. Collaboriamo, per esempio, con la Casetta Ibiscus, dove ci sono dei bambini afferenti al reparto di Oncomatologia pediatrica del Policlinico di Catania. Abbiamo cani, gatti, cavalli e asini, con i quali possiamo offrire interventi assistiti, perché hanno caratteristiche, riscontrate a livello di zooantropologia, facilmente adattabili. È chiaro che bisogna studiare la tipologia della persona con cui l’animale deve interagire. Anche i cani, ne abbiamo di diverse razze, vanno scelti in base al progetto che si vuole creare. Sta, quindi, a noi capire la situazione, consapevoli che la relazione funziona solo se al primo posto c’è il benessere dell’animale. Ciò vuol dire, per esempio, essere bravi anche a leggere i segnali che ci manda il nostro cane, se si sta facendo un intervento di questo genere. È capitato di dovere interrompere la seduta perché il linguaggio corporeo ci diceva che il nostro amico a quattro zampe non stava bene».

«Il prossimo anno festeggeremo 40 anni di attività in sostegno alle famiglie che vivono la drammatica esperienza dell’oncologia pediatrica», racconta Francesco Fazio, presidente dell’associazione “Ibiscus”. «Da 20 anni, però, facciamo anche accoglienza nella nostra casetta, appunto Casa Ibiscus, che è sempre all’interno del Policlinico di Catania, dove ospitiamo tutte le famiglie che hanno bisogno di un luogo che li tenga vicini ai loro bambini mentre stanno seguendo le cure. Stiamo parlando di genitori che arrivano da ogni parte della Sicilia e non saprebbero dove andare visto che le cure sono veramente molto lunghe. Nella nostra struttura possiamo ospitare otto famiglie e in questo momento ne abbiamo quattro dalle province di Ragusa, Caltanissetta e Siracusa. Il martedì pomeriggio facciamo l’attività con i cani e non si può capire come i bambini aspettino con trepidazione questo momento. Condividiamo lo stesso percorso con l’associazione siciliana Leucemie e Tumori dell’Infanzia (Aslti), presente all’Oncologia pediatrica dell’Ospedale civico di Palermo. Un’attività che coinvolge tutta la famiglia. Io ho assistito a una scena quasi incredibile di un cane che, appena finito di giocare con i piccoli, si è avvicinato a due mamme sedute lì vicino per farsi accarezzare. Fare parte di questa rete non è solo un firma su una carta, etica o meno che sia, ma sapere di avere siglato un patto di alleanza con altre realtà che hanno a cuore il bene delle persone. E farlo attraverso questi animali, ci regala solo grandi emozioni».

Le attività con “Gli amici di Lorenz”

«Alla nostra associazione afferiscono pazienti con disabilità di vario genere, grado e di tutte le età», spiega Valentina Genitori, psicologa e psicoterapeuta, responsabile legale dell’associazione “Amorevolmente insieme” e dello studio psicopedagogico “Parentage”, realtà operanti entranbe a Catania. «I benefici dell’interazione con gli animali sono tantissimi perché i ragazzi come i nostri, i cui deficit sono gravi, quando creano un meccanismo di relazione profonda con l’animale, si aprono, si affidano, si rilassano, generando un momento magico perchè capiscono che possono prendersi cura di qualcuno. Nella loro condizione, non sono quasi mai assolutamente abituati a fare. Nel momento in cui riescono a occuparsi di quelle piccole cose della quotidianità, che possono essere cambiare una ciotola al cane, dargli croccantini, lanciargli la palla, tenerlo al guinzaglio per qualche istante, si innesca un meccanismo che, non solo dà loro grandi soddisfazioni, ma fa acquistare piena fiducia in loro stessi. Per noi una gioia».

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