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Accoglienza dei migranti, i dati del Viminale mostrano una situazione disastrosa

Un report di ActionAid e Openpolis, che utilizza i dati del ministero dell'Interno, mostra un quadro allarmante. Il fallimento di una politica certificato dai bandi che vanno deserti e vengono ripetuti

di Redazione

Si intitola “Un fallimento annunciato. Centri d’Italia 2023” il report di ActionAid e Openpolis sui dati forniti dal Viminale in merito all’accoglienza dei migranti. I Centri di accoglienza straordinaria – Cas costituiscono il 60% di tutta l’accoglienza, si registra un diffuso caos amministrativo, moltissimi bandi vanno deserti o vengono ripetuti. Non solo: si registra una crescita esponenziale degli affidamenti diretti che passano dal 35% nel 2020 al 66% nel 2023, per contratti da 83,1 milioni di euro nei soli primi otto mesi del 2023, a scapito della trasparenza (nel 2020 si fermavano a 16,3 milioni). Con un fatto inedito e preoccupante: nei primi mesi del 2023 sono stati 50 i bandi Cas per minori stranieri non accompagnati (nel 2020 erano solo tre). Un ritorno alle criticità riscontrate dopo il Decreto Sicurezza del 2018 ma senza nessuna emergenza rispetto agli arrivi: secondo i dati del ministero dell’Interno, infatti, le persone in accoglienza non hanno mai superato le 141mila persone nel 2023 (0,18% della popolazione italiana), mentre nel 2023 sono stati attivati solo 20-30mila nuovi posti nei Centri.

«I decreti del Governo Meloni in materia di immigrazione e lo “Stato d’emergenza” hanno trasformato in legge le consuetudini illegittime che ledono i diritti delle persone e dei minori, facendo di prassi eccezionali nuove norme», si legge in una nota diffusa oggi dalle due organizzazioni. «A un anno di distanza manca ancora lo schema di capitolato che dovrebbe regolare i servizi e costi, così in assenza di indicazioni le prefetture agiscono arbitrariamente».

Un lavoro di analisi e trasparenza, Comune per Comune, che restituisce un quadro di cui non andare fieri. «Ancora non è pubblica la relazione sull’accoglienza sul 2022, prevista per il 30 giugno 2023, come ogni anno», sottolinea la nota. «Le informazioni sono disponibili in formato aperto a tutti sulla piattaforma Centri d’Italia, ma persistono le resistenze nel rilascio di dati, nonostante il diritto ad accedervi sia stato ribadito nelle aule di tribunale. Per comprendere il nuovo approccio all’accoglienza, si è ricorsi anche alla banca dati Anac, analizzando i 3.195 bandi in materia di gestione dei centri (quasi il 50% sui 7.230 totali) emessi dalle prefetture tra 2020 e agosto 2023. Sin dall’insediamento, l’iperproduzione normativa del nuovo Governo in ambito migratorio procede con continue, piccole modifiche (sei in neanche 12 mesi), inserite in decreti che si occupano di temi diversi. Per ovviare alla difficoltà di reperire i posti da parte delle prefetture, il Governo riduce ancora la qualità tagliando i servizi ed introducendo, da un lato, un nuovo circuito prefettizio ancora più straordinario dei Cas, e dall’altro, procedendo, di deroga in deroga, allo smantellamento del sistema e dei diritti di chi è accolto».

Chi chiede asilo non accede più al Sai, i Cas sono privati di servizi fondamentali e, se non si trova posto né qui né nei Cpa, si aprono “strutture temporanee” in cui non è previsto accompagnamento all’autonomia (e quindi neanche competenze dei gestori) e di cui non si conosce nulla. «L’assenza di trasparenza è qui ancora più preoccupante», sostengono le due organizzazioni. «Solo un bando è stato individuato attingendo al database Anac a fronte di una stima di oltre 1.500 posti attivati in tutta Italia».

«Sono centri collocati sempre più ai margini, non solo delle città e dei luoghi abitati, ma anche del diritto», dichiara Chiara Marchetti di Ciac intervistata nel report, sulla scorta del monitoraggio del campo di Martorano e di quello di Cornocchio in provincia di Parma. «In questi centri confluiscono famiglie, persone vulnerabili e minori non accompagnati, spesso costretti a convivere in promiscuità con adulti. Se poi il ricorso a queste strutture non è sufficiente, si possono raddoppiare i posti in Cas già attivi».

«Permettere l’accoglienza di minori in Cas per adulti facilita il compito degli uffici territoriali del governo, ma certo non è nel supremo interesse del fanciullo», sottolinea Fabrizio Coresi, esperto migrazioni di ActionAid. «Allo stesso modo, agevolare la concentrazione di persone in centri sempre più affollati aiuta le prefetture a trovare posti, ma derogare ai parametri di capienza può mettere concretamente a rischio qualsiasi tutela igienico-sanitaria e di sicurezza di chi vi è accolto. Tutte prassi non legittime esistenti che venivano tollerate come eccezioni. È ad esempio il caso di un atto della prefettura di Verbano Cusio Ossola che riporta una perizia tecnica per l’aumento a 100 posti di un centro nato per la metà degli ospiti: era maggio 2023, il decreto che consente l’operazione è invece di ottobre. Prevedendo questa possibilità per legge, viene meno la possibilità di opporsi a quella che non sarà più considerata come un’eccezione alla regola».

I centri Sai di competenza degli enti locali destinati nuovamente ai soli rifugiati, piccoli e medi appartamenti diffusi nel tessuto sociale, nel 2022 rappresentano il 36,7% degli oltre 121mila posti complessivi, il resto è distribuito tra Cas (59,7%) e centri di prima accoglienza (3,6%) che vedono crescere la loro capienza media passando da 266 a 335 posti. La maggior parte delle persone è accolta al Sud (31,9%), ma se guardiamo al rapporto tra ospiti e popolazione residente, è il Nord-Est a contribuire di più (0,21% di incidenza), anche se proprio in questa zona (Friuli-Venezia Giulia soprattutto) la presenza del Sai è la più limitata. Nelle 10 città metropolitane italiane, nel 2022 vi sono quasi un terzo di tutti i posti del sistema (35.629, pari al  29,4%): Roma guida con 5.505 posti, seguono Milano (4.971) e Torino (4.544). La capitale ha anche la capienza media maggiore: 34,4 posti a centro, più del doppio di Milano e 4 volte Torino.

Tra il 2020 e il 2022, quasi un quinto dei bandi relativi ad accordi quadro sono andati completamente deserti. Cosa succede quando le prefetture non riescono ad assegnare i posti perché nessuno partecipa alle gare? Si procede con la ripetizione: nel 2022 e nel 2023, quasi la metà degli accordi quadro sono stati ripetuti, nei primi otto mesi del 2023 sono stati ripetuti ben 35 bandi, più di quanto non sia avvenuto nel corso di tutto il 2020. In alternativa, o se i bandi vanno poi ancora deserti, si può procedere con contratti singoli e con modalità meno trasparenti: solo il 10% degli accordi quadro nel 2023 è assegnato con procedura aperta e due terzi con assegnazione diretta. Sempre più penalizzata l’accoglienza diffusa: l’importo messo a bando per i centri piccoli in rete nel 2022 scende dal 52% del 2020 al 32% nel 2022 (mentre sale dal 15% al 23% quello per le grandi strutture), il 53% di tutti i bandi di questa tipologia sono andati deserti e più della metà (24, 52%) dei principali accordi quadro nel 2022 sono stati ripetuti.


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