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Arrestato, picchiato ed espulso volontario italiano in Israele

Il giovane lecchese, fermato dieci giorni fa all'aeroporto di Tel Aviv mentre si stava recando alla Conferenza di Pace di Betlemme, è rientrato ieri in Italia.

di Daniele Biella

È durata nove lunghi giorni la permanenza in una cella israeliana di Vittorio Arrigoni, 30 anni di Bulciago (Lecco), prima detenuto senza troppe spiegazioni, poi picchiato e messo in cella d’isolamento in seguito alla sua resistenza nonviolenta ad alcuni soldati che stavano usando la forza con un suo compagno di prigionia. Vittorio, volontario dell’organizzazione ISM (International Solidarity Movement), era stato arrestato martedì 20 dicembre all’aeroporto di Tel Aviv con altri due compagni, una ragazza australiana e un sudafricano, per non meglio precisati “motivi di sicurezza”. Al rifiuto dei volontari di lasciare immediatamente il Paese, si era reso necessario il processo, terminatosi tre giorni fa con lo stesso verdetto: espulsione. A questo punto Vittorio, consigliato da avvocati e supportato dall’ambasciata italiana e politici della sua Provincia, ha deciso di non fare ulteriore ricorso (si sarebbe arrivati alla Corte Suprema) e ritornare a casa, dove ieri ha riabbracciato parenti e amici. Al suo quarto viaggio nei Territori Occupati come, Vittorio aveva messo in preventivo il possibile arresto, ma non le violenze. Voleva recarsi alla conferenza Celebrating Nonviolent Resistance, che si conclude proprio oggi a Betlemme. “Sto fisicamente male, spiritualmente peggio”, dice il volontario il giorno dopo il ritorno. I soldati l’avevano legato mani e piedi, percosso ed erano saliti con gli stivali sul suo corpo, provocandogli un forte dolore al petto per il quale era stato poi condotto nell’ospedale della città israeliana. Durante la prigionia la madre di Vittorio, sindaco di Bulciago, aveva chiamato all’azione società civile e istituzioni italiane con un comunicato stampa che ha riscosso numerosi messaggi di solidarietà e di appoggio.


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