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Finanza

Banca etica punta alla sostenibilità integrale

Per i suoi 25 anni, una ricerca di Aiccon ne ha letto i risultati aprendo alle sfide del futuro. L’istituto, nato per dare credito il Terzo settore, oggi è impegnato nella giustizia socio-ambientale tout court. I numeri e le performance ci sono. Dialogo con la presidente Anna Fasano: «I nostri risultati sono il successo di tutta l’economia sociale italiana»

di Nicola Varcasia

Impegno, lotta, giustizia, speranza, progetto, sogno, politica, pace, ecologia, cooperazione. Sono alcune delle parole scelte da Anna Fasano per descrivere Banca etica, l’istituto di credito di cui è presidente, che non è “solo” una banca. Ma un’organizzazione che non ha come scopo ultimo quello di prestare denaro per ricavarne un profitto, ma di diffondere la cultura della finanza etica e offrire strumenti concreti per attuarla. In un’altra espressione sintetica: per co-creare una nuova economia che abbia come orizzonte la sostenibilità integrale per realizzare la giustizia socio ambientale. È questa infatti la parola chiave che contraddistingue la ricerca pubblicata da Banca etica in occasione dei suoi 25 anni e realizzata da Aiccon, il Centro Studi promosso dall’Università di Bologna, punto di riferimento per le attività di ricerca sull’economia sociale. Abbiamo chiesto ad Anna Fasano di commentarla.

Torniamo a quell’8 marzo 1999.

Il nostro è un percorso iniziato anche più di 25 anni fa, con la nascita dell’associazione Verso la Banca etica e della Cooperativa verso la banca etica, a coronamento di un impegno che ha coinvolto le principali reti della società civile italiana, quelle stesse reti che tutt’oggi sono i nostri soci di riferimento. Poi, l’8 marzo 1999, con l’apertura della prima filiale a Padova, il sogno di alcuni si è trasformato in un progetto di molti e con lo sguardo rivolto a tutti.

Banca Etica oggi ha 48.000 soci, 110.000 clienti, crediti in corso per oltre un miliardo e 200 milioni e circa 500 persone che lavorano nel Gruppo, che messaggio lancia per il futuro?

La gratitudine, la forza e l’energia che derivano da questi primi 25 anni ci consegnano la responsabilità di essere attivatori di un legame con il futuro, di rinnovare il patto con la finanza etica, oggi bene necessario per la democrazia.

In che senso?

Vogliamo essere con chi lotta contro le disuguaglianze per creare spazi di economia equa e giusta, con chi rigenera territori e comunità partendo da percorsi di illegalità, con chi lotta per i beni comuni.

Anna Fasano, presidente di Banca etica

Rifiutiamo di trasformare tutto in merce e continueremo ad essere a fianco di chi costruisce progetti per il futuro non distruggendo il presente, con chi lavora per l’inclusione sociale, economica e finanziaria.

Nell’immaginario collettivo, non è facile associare la finanza a questi temi. C’è qualche dato o passaggio emerso dalla vostra ricerca che permette di suffragare questo legame nella vostra azione?

Il 23% di chi ottiene credito da Banca etica ha subìto un rifiuto da un altro istituto. Nel 2023 le sofferenze nette per Banca etica si sono attestate sullo 0,23% contro una media del sistema bancario italiano di 1,05%. Ma, al di là dei numeri, c’è un passaggio in cui emerge che il paradigma che può esprimere al meglio l’orizzonte verso il quale Banca etica si sta muovendo, raccogliendo ad un tempo gli elementi costitutivi che da sempre ne hanno contraddistinto l’azione, è la sostenibilità integrale.

Che cosa intendete con questa espressione?

È quella che ci permette di esprimere il nostro obiettivo di contribuire, attraverso gli strumenti bancari e finanziari e, con le attività della Fondazione, anche culturali, a orientare e rendere efficace l’azione delle persone e delle organizzazioni con cui entra in relazione verso una maggiore giustizia sociale e ambientale.

È questa la differenza tra la finanza etica e la finanza sostenibile mainstream?

Cito ancora la ricerca, che ha consentito di leggere noi stessi attraverso un punto di vista esterno, quindi non autoreferenziale, quando indica nella sostenibilità integrale il superamento della teoria dello sviluppo sostenibile.

Quali sono i limiti dello sviluppo sostenibile normalmente inteso?

Sebbene sia mosso dalle migliori intenzioni, l’approccio dello sviluppo sostenibile di fatto non sovverte il primato del sistema capitalistico, non offre una visione trasformativa, ma compensativa e di mitigazione. Così la sostenibilità non è più la finalità cui orientare il mezzo economico-finanziario, ma lo strumento che serve a perpetuare il modello esistente, che genera gli squilibri evidenti a tutti.

Qual è il successo principale che ritenete di aver ottenuto finora?

Venticinque anni fa in molti credevano che il Terzo settore non fosse bancabile: abbiamo dimostrato che non è così. Il mondo stesso è cambiato e alla dicotomia tra imprese profit e non profit si è aggiunta la vasta sfera delle imprese sociali che coniugano i principi dell’efficienza di impresa con il perseguimento di obiettivi di interesse collettivo come la tutela dell’ambiente, la difesa dei diritti dei lavoratori e di tutte le persone e le comunità impattate dalle attività economiche. Lo stesso Terzo settore è diventato più imprenditoriale senza perdere la sua vocazione. Banca etica è stata un precursore e un acceleratore di queste trasformazioni, riuscendo a contagiare il resto del sistema economico, sociale e finanziario – e lo stesso sistema normativo – che oggi guarda con sempre maggiore attenzione agli impatti sociali e ambientali delle attività di impresa.

Quali sono le altre sfide del futuro per la finanza etica?

Al netto dei rischi di greenwashing e socialwashing che vanno gestiti e arginati, possiamo dire che il cambiamento è avviato. Ma ancora bisogno di molte energie per farsi sistema e per contrastare gli effetti più nefasti del capitalismo sfrenato. Gli attori che genuinamente mettono la giustizia socio-ambientale al centro del proprio agire devono sempre più fare rete e coinvolgere le nuove generazioni che sono sempre più attente a questi temi, ma che devono essere messe in condizione di partecipare attivamente alla costruzione e diffusione di nuovi modelli economici. A questo saranno dedicati i nostri sforzi per i prossimi anni, anche in un contesto normativo sempre più stringente.

Foto in apertura di Banca Etica, uno scatto del 1999 con un gruppo dei fondatori e primi professionisti al lavoro per l’istituto di credito


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