VITA con Eni
Eni Award: un premio che genera innovazione sostenibile
Attraverso le storie di 4 ricercatrici e ricercatori africani, il Focus del numero di settembre di VITA racconta il valore del riconoscimento istituito nel 2008 per premiare le innovazioni più efficaci e le ricerche più significative nel settore dell’energia

Elshaday Mulu Fetene, una laurea in ingegneria meccanica presso l’Arba Minch University, in Etiopia, un master alla Moi University in Kenya e poi, dopo il premio, un PhD all’Università Federico II di Napoli, con ricerche sull’utilizzo del biogas. Lakhdar Hamidatou, algerino, oggi dottorando presso il Politecnico di Torino, si è laureato alla Scuola Nazionale Politecnica di Costantina come ingegnere meccanico ed energetico. Madina Mohamed, egiziana, una laurea in chimica e una in economia all’American University del Cairo (“la chimica è la mia passione sin dal liceo, ma sono sempre stata interessata anche al business”, racconta) ha quindi svolto il dottorato al Politecnico di Torino, lavorando sul trattamento delle acque reflue provenienti dall’industria petrolifera.
Quelle di Elshaday, Madina e Lakhdar sono tre delle ormai numerosissime storie di studio, di lavoro e di passione che hanno lasciato il segno negli ormai 16 anni di vita dell’Eni Award, riconoscimento istituito nel 2008 che ogni anno premia le innovazioni più efficaci e le ricerche più significative nel settore dell’energia, con l’obiettivo di promuovere un uso più efficiente e sostenibile delle fonti energetiche, incentivare lo sviluppo di tecnologie e soluzioni ambientali innovative e valorizzare le nuove generazioni di ricercatori.
Premio e storie che VITA racconta nel Focus del numero di settembre Venezia, non più Serenissima, dando spazio alle voci e alle riflessioni di tre ricercatori provenienti dal continente Africano e che nel corso degli anni sono stati premiati con il premio “Giovani Talenti dall’Africa”, sezione dell’award che ogni anno assegna quattro riconoscimenti a laureate e laureati provenienti da università africane che hanno realizzato tesi dedicate a tematiche cruciali per lo sviluppo sostenibile del continente. Le aree di ricerca cui il premio si rivolge spaziano dall’adozione e miglioramento di soluzioni “nature-based” per contrastare gli effetti del cambiamento climatico alla salvaguardia e ripristino dell’ecosistema naturale, fino alla promozione dell’economia circolare, della bioeconomia e di modelli di business improntati alla sostenibilità ambientale. La forza del premio, come le storie dei protagonisti raccontano, è quella di non essere un punto di arrivo, ma un trampolino di lancio verso nuovi spazi e network di ricerca, o di lavoro.

vincitrice dell’Eni Award nel 2019
“Grazie alle relazioni e alle opportunità che l’award mi ha aperto, ho potuto lavorare su casi reali dell’industria. Alcuni ricercatori fanno solo ricerca in laboratorio, lontana dalla realtà industriale; noi abbiamo lavorato su un problema concreto, su acqua vera prodotta nei siti Eni. Il secondo vantaggio riguarda il networking. Ho potuto iniziare il mio percorso di dottorato grazie al premio di Eni. Parte del dottorato prevedeva anche uno stage nell’azienda dove lavoro oggi”, dice infatti Madina Mohamed.
L’Eni Award accende infatti i riflettori, e in qualche modo mette alla prova il talento, oltre che sostenerlo. “Dopo aver ricevuto l’Eni Award, ho potuto iniziare il mio dottorato in Italia, all’Università Federico II di Napoli”, conferma Equbamariam Yemane. “Questo riconoscimento mi ha offerto l’opportunità di lavorare a un progetto che avevo ideato durante la candidatura e che andava oltre la mia tesi di laurea magistrale. L’esperienza è stata straordinaria: ho avuto il supporto sia del mondo accademico, sia dei professionisti di Eni, con cui ho mantenuto un contatto continuo durante tutto il dottorato. Ho anche avuto modo di partecipare a conferenze nazionali e internazionali, confrontandomi con esperti di settori diversi. Lavorare tra università e industria mi ha permesso di ampliare le mie competenze e di crescere professionalmente in modo solido e stimolante. Oggi, come geofisico in Eni, sto continuando a occuparmi di energia geotermica e modellazione del sottosuolo, contribuendo agli obiettivi di sostenibilità e transizione energetica che costituiscono la strategia aziendale”.
In apertura Sergio Mattarella con Elshaday Mulu Fetene, ingegenere meccanico che ha studiato in Etiopia e in Kenya, @courtesy ENI
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