Vivere la malattia
Cancro: per l’84% dei pazienti manca lo psiconcologo
Una survey su 3mila persone con diagnosi oncologica e loro caregiver conferma che il disagio psicologico incide sul percorso di cura e che 8 pazienti su 10 non ha mai svolto una seduta. Mancano gli specialisti capaci di rispondere a questi bisogni.
Depressione, ansia e disagio psicologico: la grande maggioranza dei pazienti oncologici sperimenta difficoltà emotive tali da interferire con il processo di cura. La figura capace di rispondere alle domande e ai bisogni specifici dei pazienti oncologici è lo psiconcologo, figura che a differenza dello psicologo generalista è specificatamente competente sulla malattia oncologica e le specifiche problematiche a essa connesse. Ciononostante, il servizio di psiconcologia ancora è un miraggio per molti: solo al 67% dei pazienti oncologici è stato consigliato lo psiconcologo, che nell’84% dei casi non è presente in maniera strutturata nel centro di cura. Eppure, per il 92% dei pazienti le difficoltà emotive hanno inciso nel percorso di cura. Lo mostra un’indagine promossa dal sito Psiconcologia.net, indirizzato a pazienti ed ex pazienti oncologici ma anche a caregiver, familiari e amici di chi ha avuto un tumore, da cui emerge che l’80% non ha mai svolto una seduta con uno psiconcologo, il 20% lo ha fatto almeno una volta e, di questi, solo il 17% in modo permanente, mentre il restante 83% in modo saltuario.
La fotografia che emerge dalle 2960 risposte è stata illustrata durante una conferenza stampa virtuale che ha evidenziato i aspetti importanti, dalle difficoltà emotive durante la malattia oncologica, sia per chi l’ha vissuta in prima persona che per chi gli è stato accanto, alla possibilità di condivisione di queste emozioni con l’oncologo medico, fino alla necessità di un supporto psicologico mirato. «Per i pazienti oncologici non conta soltanto allungare la vita in termini di tempo, ma anche che questo tempo sia di qualità» ha spiegato Gabriella Pravettoni, direttrice della divisione di Psiconcologia dello Ieo e professoressa di psicologia delle decisioni all’Università Statale di Milano, responsabile di Psiconcologia.net. «Per questo è fondamentale offrire un supporto perché queste persone possano prendersi cura di sé anche a livello psicologico ed emozionale, non solo fisico. La survey che abbiamo diffuso ha raccolto dati importanti, che mostrano una forte predisposizione dei pazienti ad avviare un percorso di sostegno psiconcologico: l’89% degli intervistati pensa infatti si tratti di un servizio molto utile. Gli studi mostrano che il lavoro sul disagio psicologico ha delle ricadute positive anche sull’ aderenza ai trattamenti, anche nel caso di scelte molto complesse». E, quindi, di conseguenza in termini di outcome terapeutico, come spiega Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom Associazione italiana di oncologia medica: «La cura di depressione, ansia e altri disturbi mentali legati al cancro va considerata una componente essenziale del trattamento oncologico, perché si pone l’obiettivo di alleviare il distress emozionale e di promuovere il benessere e la qualità di vita. Inoltre, si traduce in un miglioramento della sopravvivenza. Sono, inoltre, figure che per il contatto stretto che hanno coi pazienti possono fare da tramite con i servizi sociali o segnalare la necessità di una visita specialistica psichiatrica».
Il servizio di psiconcologia è un aspetto primario e non accessorio delle cure
Flori Degrassi
Potersi prendere cura del disagio psicologico aiuta a fare ordine e avere meno paura delle cure: «Il servizio di psiconcologia è un aspetto primario e non accessorio delle cure» Flori Degrassi, presidentessa dell’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno Andos. «Essere ascoltate è fondamentale, perché spesso chi ha un disagio tende ad attribuire ogni suo malessere alla malattia oncologica o alle terapie». Troppo spesso sono le associazioni di pazienti, con delle borse dedicate, a supportare queste figure. Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 395.000 nuovi casi di tumore. Nel post pandemia si assiste a un’ondata di casi: in tre anni, l’incremento è stato di 18.400 diagnosi. Grazie ai programmi di prevenzione e a terapie sempre più efficaci, 3,6 milioni di cittadini vivono dopo la diagnosi. Serve un impegno concreto: uno psiconcologo può farsi carico di 500 pazienti l’anno, i conti sono presto fatti.
Per questo, la mancanza di specialisti è così problematica: «Si tratta di una lacuna che, per essere colmata, richiede azioni concrete, come l’offerta di un servizio di sedute online, accessibili a tutti, anche a chi ha difficoltà di movimento o, a causa delle terapie, non si trova in condizioni ottimali. È un servizio a cui il 71% degli intervistati si affiderebbe» continua Pravettoni. «Abbiamo già sperimentato questa modalità con i teleconsulti durante il Covid-19, ed è stata accolta così positivamente che ancora oggi esistono piattaforme online frequentatissime dedicate proprio al supporto psicologico. Il nostro impegno, nel prossimo futuro, sarà rivolto proprio in questa direzione».
L’incidenza della depressione è cinque volte maggiore nelle persone con cancro rispetto alla popolazione generale e può essere presente in ogni fase della malattia neoplastica, anche in coloro che l’hanno superata. «La psiconcologia e l’oncologia medica sono discipline sinergiche» spiega Pravettoni. L’oncologo medico, che pure deve essere al corrente della maggior vulnerabilità psicologica dei suoi pazienti, non sempre affronta questo tema durante le visite: «Solo il 5% ne ha parlato con lo specialista in modo costante, il 42% saltuariamente, mentre il 53% non ha mai trattato l’argomento» afferma Saverio Cinieri,direttore dell’Uoc Oncologia Medica e Breast Unit dell’Asl di Brindisi, che spiega come non sia sempre e solo una questione di scarso tempo a disposizione: «Durante la visita, al paziente e al caregiver vengono trasmesse moltissime informazioni, legate alla diagnosi e a trattamenti oncologici sempre più complessi. Le domande, i dubbi e le paure possono emergere in seguito e venire così affrontare con la psiconcologo».
Il cancro è una malattia familiare. «Le nostre pazienti vivono un’esperienza molto complessa a livello psicologico e necessitano di supporto sia in fase di diagnosi, quando la scoperta della malattia causa incertezza sul futuro e sconvolgimento della quotidianità, sia nella fase delle cure, quando fatigue ed effetti collaterali si fanno sentire» conclude Flori Degrassi. «Lo psiconcologo ascolta e questo è fondamentale. Spesso chi ha una malattia tende ad attribuire ogni suo malessere a quello. Anche quando le cure sono terminate, il sostegno di uno specialista resta fondamentale: gli esami durante il follow up, infatti, causano spesso uno stato di tensione, ansia e preoccupazione, che può ripercuotersi sulle attività di tutti i giorni. Anche la relazione familiare e di coppia durante la malattia può diventare ragione di apprensione e, per questo, richiedere il supporto di uno specialista. Poter parlare con un esperto delle proprie emozioni può rendere possibile prendere in mano la propria vita e recuperare serenità ed equilibrio».
Immagine di Gino Crescoli da Pixabay
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