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Carceri, i numeri del disastro

Sovraffollamento al 119,3% e già 30 suicidi dall’inizio dell’anno. Sono alcuni dei dati della situazione disastrosa delle carceri italiane presentati da "Nodo alla gola". XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione

di Ilaria Dioguardi

Istituti penitenziari sempre più affollati, sempre più chiusi e dove scelgono di togliersi la vita sempre più persone. Questa in sintesi la fotografia di Nodo alla gola. XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane. Con numeri spaventosi

Affollamento in crescita, con picchi del 160%

Il tasso di affollamento ufficiale degli istituti penitenziari italiani cresce: raggiunge a livello nazionale il 119,3%, sale al 125% se si considerano i reparti effettivamente chiusi. I tassi di affollamento più alti, a livello regionale, si continuano a registrare in Puglia (152,1%), in Lombardia (143,9%) e in Veneto (134,4%). Al 31 marzo 2024 erano 61.049 le persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Il dato disponibile più recente ci dice, però, che in quel momento c’erano 3.640 posti non disponibili. L’aumento del tasso di crescita medio è di 331 unità al mese: se si continuasse con questi ritmi, a fine 2024 si arriverebbe ad oltre 65mila detenuti.

Già 30 suicidi nel 2024

I detenuti che hanno scelto di togliersi la vita sono già 30 dall’inizio dell’anno, con un’età prevalente tra i 30 e i 39 anni. La maggior parte di chi decide di togliersi la vita in carcere lo fa impiccandosi, con un nodo alla gola: da qui il nome del Rapporto di Antigone di quest’anno. Nel 2022, quando a fine anno furono 85 (il numero più alto mai registrato finora), si erano registrati 20 suicidi nello stesso arco temporale. Se la tendenza dei primi quattro mesi del 2024 si confermasse nel resto dell’anno, farebbe registrare un altro record negativo e drammatico. L’Italia, secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2019, è uno dei Paesi dove ci si suicida di meno. Al contrario, se si guardano i dati del 2021 del Consiglio d’Europa, l’Italia è al di sopra della media europea per i suicidi in carcere. In carcere ci si toglie la vita 18 volte in più rispetto alla società esterna.

Quasi 6mila persone ha una diagnosi psichiatrica grave

In carcere la presenza di un diffuso disagio psichico rimane una delle problematiche più spesso segnalata all’Osservatorio di Antigone: il 12% delle persone detenute, quasi 6mila persone, ha una diagnosi psichiatrica grave. L’uso massiccio di psicofarmaci rimane lo strumento principale con cui in carcere viene “gestita” la salute mentale: il 20% delle persone detenute (oltre 15mila) fanno regolarmente uso di stabilizzanti dell’umore, antipsicotici e antidepressivi, cioè di quella tipologia di psicofarmaci che possono avere importanti effetti collaterali, mentre il 40% (30mila persone) fa uso di sedativi o ipnotici.

Susanna Marietti, coordinatrice nazionale Antigone, e Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione, alla presentazione di Nodo alla gola. XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione

Oltre 20mila sono detenuti per violazione della legge sulle droghe

Dai dati del Ministero della Giustizia, per quanto riguarda i detenuti per categoria di reato, emerge che la categoria più rappresentata è quella dei reati contro il patrimonio, con 34.126 detenuti rispetto ai 32.050 del 2022 (una crescita del 6,5%). Seguono i detenuti per reati contro la persona, che sono 26.211 (il 7,4% in più rispetto al 2022), e per reati per violazione del Testo unico sugli stupefacenti, in numero di 20.566 (il 6,35% in più rispetto al 2022).

94,3% dei minori in carcere per custodia cautelare

Alla fine del 2023 erano 496 i giovani reclusi nei 17 Istituti Penali per Minorenni – Ipm, d’Italia, due mesi dopo erano 532. Alla fine del 2022 le carceri minorili italiane ospitavano 381 ragazzi. L’aumento, in un anno, è stato superiore al 30%. Negli ultimi dieci anni non si era mai raggiunto il numero di ingressi in Ipm registrato nel 2023, pari a 1.143. Solo 30 ragazzi, il 5,7% del totale, sono in carcere solo in espiazione di pena. il 94,3% dei giovani è in carcere senza alcuna condanna passata in giudicato ma solo per custodia cautelare.
VITA ne ha scritto QUI.

L’85% dei lavoranti è alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria

In base ai dati più recenti, lavorava il 33,3%, in lieve calo rispetto all’anno precedente (35,2%). Tra i detenuti lavoranti, 16.305 persone sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, pari all’85,1% del totale dei detenuti lavoranti, e 2.848 alle dipendenze di datori di lavoro esterni (14,9% del totale). Le percentuali di detenuti lavoranti alle dipendenze di datori di lavoro esterni restano molto basse: solo sette istituti, tra i 99 visitati da Antigone, superano il 10% delle persone coinvolte e si tratta di istituti di piccole dimensioni, soprattutto nel Nord-Italia o Centro-Nord.

Foto di apertura di Tom Blackout su Unsplash. Foto dell’ufficio stampa di Antigone


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