Omnibus sotto indagine
Cartellino giallo per Ursula: «Troppa fretta sulla sostenibilità»
Il difensore civico Ue, Teresa Anjinho, avverte la presidente della Commissione, von der Leyen: stop alla deregolamentazione sulle questioni climatiche e la dovuta diligenza delle aziende fatta a strappi, di nascosto e senza il necessario confronto con la società civile. Gli anticorpi in Europa sono al lavoro ma occorrono cultura, competenze e voglia di esporsi anche da noi

Alle aziende succede spesso di pagare qualcuno per farsi dare dei consigli che poi non seguirà. Speriamo che la Commissione europea non segua lo stesso metodo con Teresa Anjinho sullo scottante tema della sostenibilità. Anjinho, infatti, è il mediatore (o difensore civico) europeo. Una figura eletta dal Parlamento europeo stesso che, come si legge sul sito dell’Unione, è un organo indipendente e imparziale che chiama le istituzioni e le agenzie europee a rispondere del loro operato, promuovendo la buona amministrazione.
Fari accesi
Come informa il Financial times, ripreso via social dal sempre attento professor Andreas Rasche, Anjinho ha messo in guardia Ursula von der Leyen dal procedere, con una rapidità quantomeno sospetta, alla deregolamentazione in materia di sostenibilità, senza considerare le adeguate garanzie richieste dalle procedure. Un tema che di VITA sta seguendo da molto vicino con il canale ProdurreBene, per le sue implicazioni pratiche.

Il punto, spiega Anjinho, non è la semplificazione in sé. La necessità di alleggerire le norme europee in questioni anche molto delicate come quelle climatiche, ambientali e sociali non è in discussione: «Il problema è quando in nome della semplificazione si seguono procedure d’urgenza che si discostano dalle normali prassi legislative».
Urge confronto
Un po’ come quando in Italia il Parlamento viene di fatto estromesso dal Governo di turno a suon di decreti. Assorbendo per sé in modo troppo allargato anche la funzione legislativa. Anjinho, si legge ancora sul Ft, ha dichiarato che la Commissione rischia di minare la fiducia pubblica di cui gode se continuerà a spingere la sua agenda di semplificazione senza consultare la società civile. Il sospetto è quello che l’Europa si metta, senza dirlo, sulla scia dell’amministrazione Trump che, a detta di Anjinho «sta smantellando regolamenti e organi di controllo».
A porte chiuse
Sul decreto Omnibus, l’avvertimento è stato chiaro: «Il modo in cui queste decisioni vengono percepite […] è che la competitività, in un certo senso, sta andando a scapito di queste procedure legislative e leggi prestabilite» e che c’è la percezione che «queste decisioni vengano prese a porte chiuse e in modo affrettato». La Commissione, prosegue il quotidiano economico, è finita infatti sotto esame anzitutto per l’adozione di procedure d’urgenza ingiustificate per accelerare la semplificazione di alcune leggi sul clima introdotte nel suo primo mandato. In merito, la prossima settimana Von der Leyen affronterà un voto di sfiducia.
Diligenza in pericolo
Ma Anjinho ha aperto un’inchiesta anche sulla revisione da parte della Commissione delle norme sul dovere di diligenza aziendale in materia di sostenibilità nelle catene di approvvigionamento dopo che diverse Ong lamentavano la violazione delle proprie linee guida. Parliamo di tutela dei diritti umani e valutazione dell’impatto ambientale. In nome della rapidità, la Commissione non avrebbe consultato le organizzazioni della società civile, né ha condotto la cosiddetta valutazione d’impatto delle nuove regole, solitamente richiesta prima della loro adozione.
Repidità ed equità
Le inchieste del mediatore europeo non hanno potere vincolante. Ma su queste materie così delicate e importanti bisognerebbe farne tesoro: «Ci sono situazioni in cui è possibile derogare a queste valutazioni d’impatto, ma di solito sono eccezionali. Esistono procedure per garantire anche che ci sia equità».
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Foto in apertura, AP Photo/Omar Havana.
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