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Violenza

Assistere (e subire) la violenza del padre. Così il trauma si iscrive nella memoria dei figli

Pochi giorni fa, in provincia di Palermo, un uomo ha ucciso la moglie e i suoi due figli. Quando i carabinieri sono entrati in casa hanno trovato una terza figlia, viva e in stato confusionale. Immobile, impietrita. «Per un esito positivo è fondamentale affrontare e gestire il trauma prima possibile», spiega Antonello Arculeo, psicoterapeuta, uno dei due responsabili del progetto "Respiro" selezionato da Con i Bambini per prendersi cura degli “orfani speciali”. «I segni e le tracce degli abusi, soprattutto se reiterati nel tempo, rimangono, se non affrontati, a segnare la vita di chi li ha subiti con conseguenze personali, relazionali e comportamentali»

di Sabina Pignataro

A proposito dell’omicidio di Altavilla Milicia (in provincia di Palermo) di certezze, al momento ce ne sono poche. Gli inquirenti si muovono per ricostruire l’omicidio di una donna, A.S. e dei suoi due figli di 15 e 5 anni, ammazzati dal marito di lei. Probabilmente già da alcuni giorni.

Quando ieri i carabinieri sono entrati nella casa della coppia hanno trovato  la figlia 17enne di Barreca, viva e in stato confusionale. Immobile, impietrita.  Nonostante fosse sotto choc, la giovane avrebbe dato un contributo decisivo all’inchiesta, descrivendo nei particolari, seppure con grandi difficoltà, quanto era accaduto. Poi è stata portata, su disposizione della Procura dei minori di Palermo, in una comunità protetta. Una équipe di psicologi la seguirà in un percorso di recupero lungo e difficile.

Antonello Arculeo è uno dei due responsabili del progetto RESPIRO per la Regione Sicilia, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’Italia meridionale per prendersi cura degli “orfani speciali”, i bambini e le bambine rimasti orfani a seguito di un femminicidio. È inoltre responsabile del Servizio “Il Primo Passo” Centro Ascolto Sostegno e Cura Per Uomini Maltrattanti, che opera a Catania e Siracusa.

Dottor Arculeo, lei non ha ancora preso contatto con la ragazza. Ma ha una lunga esperienza con gli orfani di femminicidio. Cosa sappiamo di questi vissuti?

L’omicidio di un genitore da parte dell’altro fa vivere ai figli un trauma aggravato dalla perdita contemporanea di due figure di riferimento fondamentali (genitore vittima e genitore autore del reato, detenuto o suicida). Trauma che è reso estremo dal fatto che viene causato da una figura che dovrebbe tutelarti e dal fatto che quasi sempre è l’apice di una serie di violenze vissute o assistite. Al dolore per la perdita si aggiungono altre difficoltà, di natura diversa: materiali, emotive, sociali e giudiziarie.

Quali sono le conseguenze immediate?

Come tutte le esperienze traumatiche le conseguenze sono strettamente connesse all’età dell’insorgenza, alla qualità e alla frequenza degli eventi in cui il figlio è coinvolto emotivamente e fisicamente. Più bassa è l’età dei figli e più gravi e frequenti gli episodi di violenza, maggiori saranno i riflessi sullo sviluppo psicofisico e per la strutturazione della personalità.
I segni e le tracce degli abusi, soprattutto se reiterati nel tempo, rimangono, se non affrontati, a segnare la vita di chi li ha subiti con conseguenze personali, relazionali e comportamentali.  

Quali sono gli effetti nel tempo?

L’esposizione alla violenza domestica può essere alla base di una pluralità di disturbi o di comportamenti inadeguati e a rischio. Gli effetti nelle vittime di violenza assistita sono problemi di depressione, bassa autostima, ansia, aggressività, scarsa capacità di gestione della rabbia, stati di agitazione ed irrequietezza, minori competenze sociali e relazionali, capacità empatiche ridotte, comportamenti regressivi, autolesionisti, disturbi alimentari, bullismo, uso di alcol e sostanze, ma l’effetto primario che incontriamo come meccanismo difensivo in chi ha subito un tale trauma, è quello della dissociazione.

Intorno a questa violenza ci sono ancora molte ombre. Sarà da chiarire se la ragazza aveva già assistito ad episodi di violenza…

Solitamente i bambini, vittime di violenza assistita, risultano spesso invisibili agli occhi dei propri genitori, incapaci di comprendere la grande sofferenza che portano dentro, nel vivere quotidiano in un clima di forte tensione ed incertezza e nell’essere presenti durante gli episodi violenti. Possono dunque sviluppare la percezione che il loro dolore non venga considerato, vivendo esperienze di svalutazione, di mancato riconoscimento e di perdita di fiducia nel fatto che gli adulti si prenderanno cura di loro. Si sentono bambini cattivi, colpevoli e impotenti: sperimentano un senso di responsabilità che si imputano rispetto agli episodi di violenza, contro la quale si sentono impotenti rispetto alla possibilità di poter modificare il contesto di vita, e al contempo si possono in colpa come sopravvissuti.

Come funziona la presa in carico?

Secondo  i risultati di una recente indagine che ha coinvolto 25 tribunali per i minorenni, in 12 casi i figli (prevalentemente di età compresa tra 6 e 11 anni) erano presenti alla morte della madre, mentre in 17 i figli (di età compresa tra 0 e 11 anni) si trovavano nella stanza accanto. Non è raro che le forze dell’ordine li trovino accanto al corpo della madre.
Nella maggioranza dei casi la presa in carico degli orfani viene attivata in un arco temporale che è spesso compreso tra pochi giorni e una settimana dopo l’omicidio della madre. Il progetto RESPIRO intende promuovere un modello di intervento e di cura che possa garantire una risposta efficace per la protezione di bambini e bambine quando si verifica un femminicidio, affinché i più piccoli e i loro familiari non siano più soli, ma vengano accompagnati in un percorso di sostegno. Questo perché come scientificamente provato e contrariamente a quello che spesso si pensa,  per un esito positivo è fondamentale affrontare e gestire il trauma prima possibile.
Nel corso dei primi due anni di attività, Il progetto Respiro ha censito 305 orfani minorenni sul territorio dell’Italia meridionale, agganciandone 123 e prendendone in carico 100.

VITA ha raccontato i progetti e le prime storie emerse sui territori nell’instant book “A braccia aperte. Un faro acceso sui figli delle vittime di femminicidio”, a cura di Sara De Carli e Sabina Pignataro: è scaricabile gratuitamente dallo store di vita.it a questo link. Il volume è realizzato in collaborazione con l’impresa sociale Con i Bambini, che con il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha stanziato 10 milioni di euro per quattro progetti in favore degli orfani delle vittime di crimini domestici.

Foto in apertura: Triplice omicidio ad Altavilla Milicia – uomo uccide la moglie e i due figli. Agenzia La Presse


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