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Salute

Cure palliative, Lombardia avanti piano

Uneba Lombardia, organizzazione rappresentativa delle strutture socio-sanitarie del Terzo settore, e la Federazione cure palliative esprimono soddisfazione per l'intervento di Regione Lombardia che, nelle scorse settimane, ha deliberato in materia: «Saranno valorizzati gli infermieri e le altre figure professionali quali psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti e oss; le équipe domiciliari potranno inoltre programmare con maggiore elasticità, in base alle esigenze del singolo paziente, gli accessi a domicilio dei medici palliativisti». Ma le performance previste dai Lea sono ancora lontane

di Giampaolo Cerri

«Prendere in carico più pazienti, rispondere ad un bisogno che cresce e contribuire nel contempo al raggiungimento di uno degli obiettivi più rilevanti del Pnnr. Sono queste le ragioni che hanno portato Regione Lombardia ad approvare l’8 agosto la Delibera di Giunta – Dgr numero 850, che rende più flessibili e quindi più efficienti le modalità con cui sono erogate le cure palliative a domicilio».

Lo scrive in una nota Uneba Lombardia, l’organizzazione che raccoglie la maggior parte delle strutture socio-sanitarie del Terzo settore nella Regione.  Lo fa dando la parola a Luca Moroni, coordinatore regionale dellaFederazione cure palliative e per la stessa Uneba, coordinatore Commissione cure palliative.

Proposte dal basso

«Si tratta», spiega Moroni, «di una prima risposta alle istanze che Fcp, Uneba, Società italiana cure palliative – Sicp e Aris (riferimento dell’ospedalità del privato-sociale, ndr) avevano portato all’attenzione delle istituzioni regionali nell’ambito di un convegno organizzato il 9 novembre scorso a Milano».

In quell’occasione, le quattro associazioni avevano illustrato un programma di proposte organizzative utili e necessarie per fare fronte alle nuove sfide e ai mutati bisogni di salute della popolazione lombarda.

«L’invecchiamento della popolazione», prosegue Moroni, «unito ad una maggiore conoscenza del valore delle cure palliative, sta infatti determinando una progressiva crescita della domanda di cura da parte di una popolazione anziana, affetta da malattie inguaribili in fase avanzata.

Un sistema solido e strutturato

Con 75 hospice e 131 unità di cure palliative domiciliari, la Lombardia può contare su un sistema specialistico di cure palliative solido e strutturato. Nel 2021 sono stati 13.277 i pazienti che hanno potuto accedere agli hospice, mentre 17.301 hanno ricevuto a casa le cure necessarie per affrontare nel modo migliore possibile le ultime fasi dalla malattia. Si tratta», conclude il dirigente Uneba Lombardia, «di risultati importanti, esito di una sinergia tra pubblico e privato che vede protagonista il mondo del Terzo Settore e del volontariato, in un contesto pensato per promuovere tempestività, continuità e qualità delle cure».

Con le nuove regole, introdotte grazie alla delibera 850, secondo Uneba «a partire da 1 gennaio 2024 saranno maggiormente valorizzati gli infermieri e le altre figure professionali quali psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti e Oss; le équipe domiciliari potranno inoltre programmare con maggiore elasticità, in base alle esigenze del singolo paziente, gli accessi a domicilio dei medici palliativisti».

Ancora lontani, però, da quanto previsto dai Lea

«Siamo ancora lontani», sottolinea Moroni, «dalle performance previste dai Livelli essenziali di assistenza – Lea e dalla legge 197 del 29 dicembre 2022». Spiega il dirigente che «le Regioni sono infatti chiamate a programmare lo sviluppo di Reti di cure palliative in grado di assistere almeno il 90 per cento del bisogno potenziale. Si tratta di un traguardo ambizioso ma raggiungibile. Le risorse del Pnrr destinate alle cure domiciliari sono un’occasione straordinaria ma affinché siano utilizzate al meglio occorrono ulteriori riforme, per questo Fcp e Uneba hanno formulato alcune proposte operative coerenti con i documenti programmatori di Regione Lombardia: la tecnologia dovrà consentire di integrare le liste d’attesa degli hospice e di introdurre la telemedicina a domicilio, bisogna portare le “consulenze di cure palliative” negli ospedali, assicurare l’accesso alle prestazioni specialistiche per gli ospiti delle strutture sociosanitarie per anziani e disabili. Occorre sviluppare al più presto la rete delle cure palliative pediatriche ed è indispensabile adeguare i sistemi di remunerazione per garantire la continuità e la stabilità degli Hospice, oggi fortemente a rischio».

Cure palliative esperimento riuscito di sussidiarietà

Secondo Moroni, «le cure palliative lombarde sono considerate un esperimento tra i più riusciti di sussidiarietà e integrazione tra ospedale e territorio e tra pubblico, terzo settore e volontariato, con il coinvolgimento della società civile. Il loro ruolo, nel complesso del sistema sociosanitario, sta però rapidamente mutando. Lo sviluppo, relativamente recente, delle cure palliative italiane origina infatti da ragioni di tipo etico e valoriale, connesse all’affermarsi di diritti, per troppi anni negati, ad una popolazione di malati particolarmente fragile e sofferente. Pur mantenendo intatta la spinta valoriale le cure palliative si propongono oggi come il paradigma di una medicina moderna e coerente con i nuovi bisogni dei cittadini italiani. L’invecchiamento e la conseguente prevalenza delle malattie croniche», sottolinea Moroni, «rende necessario lo sviluppo di modalità di presa in carico basate sulla tutela della qualità della vita, la dignità, la comunicazione, la condivisione dei percorsi di cura da parte di equipe capaci di integrare professioni diverse, di valorizzare le risorse famigliari e delle comunità locali. I benefici su un Sistema Sanitario oppresso dalle liste d’attesa e dalla carenza di personale saranno certamente positivi e rilevanti».

Secndo Uneba Lombardia e Fcp, quindi «la Dgr 850 consente di fare un passo avanti su un sentiero che dovremo percorrere con determinazione: la tempestività e l’urgenza sono imposte, non solo dai ben noti vincoli del Pnrr, ma soprattutto dalla velocità con cui cambiano i bisogni di cura degli italiani e dei lombardi».

La foto in apertura è di National Cancer Institute per Unspleash


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