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Cop28

Fondo per i danni irreparabili: primo passo per la giustizia climatica?

È nato il fondo Loss & Damage: al giorno 1 la Cop28 di Dubai ha lasciato tutti a bocca aperta per la velocità di una decisione attesa al termine dei negoziati. I primi ad annunciare un contributo economico di 100 milioni di dollari sono stati proprio i padroni di casa, gli Emirati Arabi Uniti. A cui si è aggiunta, fra gli altri, l'Italia. Per ActionAid un segnale importante, che aiuta a fare pressione su tutti gli altri governi. Mia Mottley, premier di Barbados e leader dei Paesi che chiedono una nuova finanza più equa, ha accolto con favore la notizia

di Elisa Cozzarini

Barbados Foto di Kathryn Maingot su Unsplash

La Cop28 di Dubai si è aperta ieri, a sorpresa, con l’annuncio dell’istituzione del fondo Loss & Damage per le perdite e i danni irreparabili provocati dalla crisi climatica per le popolazioni più fragili e povere. Un colpo di teatro degli Emirati Arabi Uniti: il presidente Sultan al-Jaber, amministratore delegato della Compagnia petrolifera di Stato, ha dichiarato con soddisfazione: «Oggi abbiamo scritto la storia: per la prima volta a una Conferenza delle parti sul clima, una decisione è stata presa il giorno 1». Ed è seguita la standing ovation dei delegati.

Nel giro di un’ora, è stato raccolto l’impegno a finanziare il fondo per un totale di circa 420 milioni di dollari, a cui si aggiungono i 16 milioni del Canada, questa mattina. Gli Emirati. l’Italia e la Germania hanno promesso ciascuno 100 milioni, il Regno Unito 51 milioni, gli Stati Uniti 17,5 e il Giappone 10. L’Unione europea nel suo complesso ha aggiunto 145 milioni a quelli tedeschi.

Mia Mottley, la carismatica premier di Barbados, leader dei Paesi più vulnerabili che chiedono un nuovo sistema di finanza climatica, ha appreso la notizia durante le celebrazioni per i 57 anni dell’Indipendenza dell’isola caraibica. «Questo passo per un mondo più giusto può aiutare finalmente coloro che come noi sono diventate vittime della crisi climatica, – ha detto rivolgendosi ai suoi cittadini. – Sappiamo che né oggi né la prossima settimana avremo accesso all’aiuto economico di cui ci sarebbe bisogno. Ma questo è l’inizio. Abbiamo imparato, passo dopo passo, che la giustizia prima o poi arriva».

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo – Undp, le perdite economiche subite dai Paesi in via di sviluppo a causa delle catastrofi dovute al cambiamento climatico nel 2020 sono state di 425 miliardi di dollari. Si prevede che i costi saliranno a 671 miliardi all’anno entro il 2030.


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«Alla nostra gente un fondo vuoto non serve. Ci aspettiamo impegni più significativi nel corso della Cop28 perché si possa iniziare il più presto possibile a erogare gli aiuti necessari», ha dichiarato la senegalese Madeleine Diouf Sarr, presidente del Gruppo dei 46 Paesi meno sviluppati.

Avinash Persaud, inviato speciale per le Barbados, attivo nei negoziati per l’attivazione del fondo, ha dichiarato: «Servono almeno 100 miliardi di dollari all’anno, un sacco di denaro, più di metà del totale degli aiuti in tutto il mondo». Le risorse non arriveranno solo dai governi, ma anche dal settore privato. Alcuni propongono che parte del finanziamento derivi da una carbon tax.

Teresa Anderson, responsabile della campagna per la giustizia climatica di ActionAid International, ha commentato così la notizia: «Ci sono voluti 28 anni di negoziati perché i governi si mettessero finalmente d’accordo sulla necessità di sostenere le popolazioni povere devastate dai disastri climatici. Con l’annuncio del fondo per Loss & Damage, il mondo sta finalmente dimostrando di condividere uno stesso destino. È un passo avanti imperfetto, ma fondamentale per la giustizia climatica, per le comunità colpite da alluvioni e siccità che cancellano le loro abitazioni e le fonti di sostentamento. Dà speranza. Il contributo degli Emirati Arabi Uniti è benvenuto sia per la sua solidità economica, sia perché serve a fare pressione sui più grandi inquinatori, perché si assumano le proprie responsabilità».

Per i primi quattro anni, il fondo sarà istituito presso la Banca Mondiale, nonostante l’opposizione dei Paesi più poveri e della società civile. «La Banca dovrà mettere in campo misure per ridurre la sua poderosa burocrazia, per essere efficace e raggiungere davvero chi ne ha bisogno. Vigileremo perché lo faccia rapidamente», ha aggiunto Anderson.

L’impegno annunciato dagli Usa, meno di un quinto di quanto promesso dagli Emirati, è stato giudicato «imbarazzante» da molti osservatori internazionali. D’altra parte John Kerry, l’inviato speciale per il clima della Casa Bianca, aveva dichiarato che non ci sarebbe stato alcun contributo (https://www.reuters.com/world/us/us-under-no-circumstances-will-pay-into-loss-damage-fund-kerry-2023-07-13). Il finanziamento statunitense del fondo dovrà essere votato dal Congresso e non sarà facile che venga accettato. Uno dei motivi per cui gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada, sono restii a contribuire a un fondo per perdite e danni è la preoccupazione che questo possa essere considerato un’ammissione della propria responsabilità per la crisi climatica.

In apertura Barbados, foto di Kathryn Maingot su Unsplash


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