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Misurare la sostenibilità sociale si può e fa bene

La sesta edizione della ricerca Dynamo academy e Sda bocconi accende il faro sull’approccio Esg delle imprese e sui vantaggi competitivi che ne derivano: il 70% delle aziende considera comunità e territorio come stakeholder. I criteri di valutazione e calcolo non sono ancora univoci, ma la strada è imboccata

di Nicola Varcasia

Senza impegno verso la propria comunità, la comunità stessa non esiste. Ma non esiste nemmeno il business. Per questo, misurare la sostenibilità sociale delle aziende si può (si deve) ed è utile. Non tanto per dare altri numeri o parametri che aumentino gli adempimenti burocratici. Ma per capire quanto siano radicati e veritieri i processi di ingaggio verso tutti gli stakeholder, dai dipendenti alle comunità, fino ad arrivare all’ingresso non formale dei rappresentanti del Terzo settore del territorio nella governance delle imprese.

Fattore inclusione

Le riflessioni che hanno accompagnato la presentazione della ricerca Corporate social investment e Esg – Come la S diventa concreta, presentata da Dynamo academy e Sda bocconi sustainability lab, segnano dei passi avanti in queste direzioni. Anche dal punto di vista dell’inclusività, altra grande parola chiave che, correttamente intesa, può dare il senso della svolta possibile in fatto di integrazione dei criteri della sostenibilità nel business.

Scenario mutato

Dopo la svolta drammatica che il Covid ha impresso all’equilibrio tra fattori ambientali e sociale, è stato molto chiaro che la “Esse” dell’acronicmo Esg (Environmental, Social, Governance) fosse tornata di nuovo indietro e comunque sempre in posizione di subalternità rispetto alle altre componenti in gioco. Il numero di ottobre di VITA ha ulteriormente evidenziato queste dinamiche. Il dibattito continua anche grazie a questo interessante studio che il professor Francesco Perrini, direttore del Sustainability lab della Sda bocconi school of management ha illustrato a partire dalla principale evidenza della sesta edizione: «Quello che emerge quest’anno è che la consapevolezza delle imprese sui temi della sostenibilità è in costante crescita, sempre più integrata con la strategia aziendale e maggiormente orientata alle singole scelte e azioni strategiche. L’attenzione particolare alla “S” interna e non solo alla “S” esterna – non meno importante, basta guardare ai numeri: rispetto allo scorso anno l’impegno in termini di investimento è quasi raddoppiato – ne è un esempio: parlare di sostenibilità anche all’interno dell’impresa è un’opportunità che l’impresa vuole cogliere per crescere. Per definizione arrivano prima le grandi imprese che però portano un effetto positivo sulle piccole e medie. La sfida sarà saper guardare alla sostenibilità sempre con una prospettiva ed un orientamento strategico, trasversale e trasformativo».  

Più comunità e territorio

I risultati dello studio indicano che il 70% delle imprese considera comunità e territorio come veri e propri stakeholder di riferimento. Inoltre, il 53% del campione – dato dalle 116 aziende italiane che effettuano la rendicontazione non finanziaria (Dnf), documento che sarà sostituito dal nuovo report di sostenibilità introdotto dalla nuova direttiva europea Csrd – ha attivamente coinvolto queste entità, svolgendo iniziative mirate a promuovere il coinvolgimento delle comunità locali e a sostenere lo sviluppo del territorio circostante. Un altro dato particolarmente significativo è il 31% di imprese che hanno promosso iniziative di raccolta fondi presso dipendenti e clienti, dimostrando un impegno tangibile verso il supporto finanziario delle comunità locali.

Alla presentazione dello studio Dynamo – Sda bocconi si è parlato anche del valore della Esse di Social per le agenzie di rating nei parametri Esg

Allo stesso modo, un altro 31% ha introdotto programmi di volontariato aziendale, mettendo in atto un coinvolgimento diretto nei territori in cui operano.

Sport, cultura e assistenza

Ma verso chi è rivolto l’impego sociale? Come negli altri anni, sport, cultura, assistenza sociale, e ricerca sanitaria si confermano i principali settori di interesse e destinazione di investimenti aziendali. Il 62% delle imprese ha focalizzato il proprio impegno su iniziative legate a cultura, sport e ricreazione. L’assistenza sociale è al secondo posto con il 53% delle imprese, mentre la ricerca sanitaria e la salute coinvolgono il 49% delle imprese.  Quanto ai valori in gioco, dalle analisi delle Dnf emerge che, all’interno del campione, l’investimento complessivo è pari a 555,58 milioni di euro, pari a un investimento medio per azienda distribuito a comunità e territorio è di 6,2 milioni di euro.

Best practice

Analizzando un panel più ristretto di aziende, scelto tra 31 partner di Dynamo, emerge poi una tendenza ancora più consolidata verso la responsabilità sociale d’impresa. Uno degli aspetti significativi è rappresentato dalle erogazioni liberali e dalle iniziative filantropiche. Il 97% delle imprese coinvolte nella ricerca ha dichiarato di aver effettuato tali contributi senza finalità promozionali, evidenziando un reale impegno verso la comunità e le cause sociali. Particolarmente interessante è l’attenzione verso beneficiari internazionali, con il 63% delle imprese che ha esteso il proprio sostegno oltre i confini nazionali. Questo dato sottolinea la crescente consapevolezza delle aziende riguardo alle sfide globali e la volontà di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita a livello globale.

Diversità e inclusione

Un altro punto interessante del panel ristretto riguarda la dimensione di creazione di impatto sociale che è sempre più al centro delle strategie aziendali: il 97% delle imprese ha incluso tematiche di diversity, equity, and inclusion (Dei) nei propri piani strategici e il 94% si impegna concretamente nella tutela dei diritti umani, coinvolgendo attivamente la catena di fornitura. L’81% delle aziende si è inoltre dedicato ad attività di volontariato, evidenziando un crescente spirito di solidarietà tra i collaboratori.

Agenzie di rating

I problemi sullo sfondo sono vari, come hanno sottolineato i promotori della ricerca. Sul fronte delle criticità della misurazione della “Esse” una riguarda il peso che le attribuiscono le agenzie di rating nei loro modelli di valutazione. Come ha spiegato il professor Perrini, siamo ancora in una fase introduttiva del ciclo di vita di questi strumenti e la loro credibilità deve consolidarsi. Le principali sfide riguardano cinque  gruppi di problematiche: la mancanza di trasparenza nelle metodologie di analisi, le diverse metodologie di misurazione dei singoli item, la mancanza di consistenza tra le informazioni, la diversa ampiezza e perimetrazione e, infine, il diverso bilanciamento e pesatura dei criteri Esg.

Riferimenti internazionali

Ma, come si diceva, la strada della misurazione della Esse è tracciata e sta portando notevoli vantaggi in chi mostra di crederci seriamente. Anche rispetto al tema della formazione alla sostenibilità per i dipendenti. Lo ha sottolineato Serena Porcari, presidente e ceo di Dynamo academy, rilanciando la prosecuzione di questo lavoro: «Tra le pratiche che ci vedono maggiormente coinvolti, c’è la formazione alla sostenibilità per tutti i dipendenti di un’organizzazione. Essere coinvolti in modo approfondito e strutturato, essere partecipi del valore generato dall’impresa nella comunità, crea nei dipendenti adesione ai valori aziendali e aumento dell’engagement, con ripercussioni positive anche nel lavoro. Il ruolo chiave dei dipendenti è evidente anche nel confronto internazionale col nostro partner Cecp: nella ricerca Giving in numbers, emerge che il 95% delle imprese ha almeno un gruppo di dipendenti che considera come leva strategica fondamentale nella creazione di un ambiente inclusivo».

Spesa sociale in crescita

La stessa ricerca Giving in numbers, ha mostrato il trend degli investimenti nella comunità che, nel 2022, sono stati inferiori del 14% rispetto al 2020, evidenziando la conclusione definitiva della spesa per gli investimenti nella comunità legati alla pandemia. Tuttavia, tra il 2021 e il 2022, si è verificato un aumento della spesa dell’1%, con una crescita più lenta rispetto a quella osservata anno su anno prima della pandemia. Gli investimenti nella comunità come percentuale del fatturato dell’azienda erano anche inferiori rispetto al 2020 e al 2021, ma gli investimenti nella comunità come percentuale del profitto ante imposte sono cresciuti del 7% nel 2022. Il fatto che misurare la “Esse” convenga e sia utile emerge anche da un altro dato della ricerca di Cecp: dal 2020, il numero di aziende che utilizzano metriche Esg nelle loro conferenze sugli utili trimestrali è aumentato del 4%, raggiungendo il 58%. La sostenibilità sociale, sia pure non sempre in pieno equilibrio con gli altri fattori, si fa strada.

Foto in apertura: Rayul su Unsplash


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