Filantropia

E se il modello “pay for results” fosse un boomerang?

«Questo approccio, che lega il finanziamento a risultati misurabili piuttosto che a input o attività, promette di aumentare la responsabilità e l'efficienza, ma genera anche diversi rischi. Che talvolta possono essere superiori agli output». L'intervento del direttore Programmi dell'ong Soleterre

di Tiziano Blasi

Negli ultimi anni, si sta verificando un cambiamento di approccio nel mondo della filantropia e dello sviluppo internazionale. Diversi donatori, tra cui l’Unione Europea e le principali fondazioni, stanno adottando sempre più un modello di finanziamento noto come “pay for results” (PfR) (anche detto pay-for-performance, pay by results o finanziamento basato sui risultati). Questo approccio, che lega il finanziamento a risultati misurabili piuttosto che a input o attività, promette di aumentare la responsabilità e l’efficienza, ma genera anche diversi rischi. 

Come Funziona il Pay for results

Con un modello PfR, si definiscono specifici risultati/indicatori misurabili prima dell’inizio di un progetto. Il finanziamento viene quindi rilasciato in base al livello di raggiungimento degli obiettivi concordati. Questo segna una significativa deviazione dal tradizionale finanziamento tramite sovvenzioni, dove i fondi vengono generalmente erogati in anticipo o secondo un programma fisso.

È un modello che nasce nel mondo anglosassone – utilizzato nei programmi della Cooperazione Britannica, dalla Banca Mondiale, nei social impact bond – e che si sta diffondendo in Europa e in Italia.

L’Unione Europea ha strutturato infatti un sistema definito di “lump sum” (traducibile con somma forfettaria o importo unico). Il budget di progetto è diviso per macro-azione (workpackage), ognuna con specifiche consegne: una pubblicazione, un certo numero di corsi di formazione ecc. In base al livello di raggiungimento di ogni macro-azione, il budget sarà rimborsato proporzionalmente. Ad esempio, se la formazione prevista non raggiungesse il numero prestabilito di partecipanti o la pubblicazione non avesse la qualità attesa, l’azione potrebbe essere pagata al 70%, 50% o 20% del totale preventivato. 

In Italia anche il Fondo per la Repubblica Digitale ha abbracciato un meccanismo di pay-for-performance. Il finanziamento viene quindi erogato completamente solo se si garantisce il raggiungimento di una soglia minima degli indicatori previsti, ad esempio almeno il 60% di contratti di lavoro stipulati dai destinatari del progetto, ed è fissato un massimale per ciascun destinatario dell’intervento (es. 3500 €, quindi un progetto con 10 destinatarie ha un budget massimo di 35000 €). 

Infine, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ha pubblicato in marzo una nota che definisce il principio di “cost reduction”, nella quale si indicano le modalità di riduzione del contributo concesso alle ONG partner nel caso in cui gli indicatori di risultato previsti non siano raggiunti.

Il “pay for results” dovrebbe così spostare l’attenzione dalle attività agli esiti, incoraggiando il terzo settore a innovare e aumentare l’impatto. Tuttavia, in alcuni casi l’effetto è l’opposto: si rischia di aumentare i costi, ridurre l’innovazione e trascurare le comunità e i territori più fragili. 

I Rischi

Immaginiamo di dover avviare un progetto per sostenere l’inserimento lavorativo dei Neet Il bando a cui vorremmo partecipare fissa una soglia massima di costo per singolo ragazzo/a e coprirà l’intero finanziamento solo se garantiremo l’80% di contratti di lavoro firmati dopo sei mesi dalla fine del progetto. 

Data questa premessa, presenterò un progetto che prevede un percorso formativo già concordato e con ragazzi con un buon potenziale di inserimento? O rischierò presentando un’azione con ragazzi di un quartiere difficile che hanno mostrato un altissimo tasso di abbandono nei percorsi formativi già tentati?

Similmente, se volessi testare una metodologia di formazione innovativa parteciperei a questa call?

Considerando la grande fragilità finanziaria di buona parte del terzo settore, la risposta è chiara. I progetti finanziati sono in sé già rischiosi, i contesti e target fragili aumentano le probabilità di fallimento, l’innovazione aumenta i rischi e i rischi aumentano i costi.

Maneggiare con cura

Per applicare efficacemente un approccio di finanziamento in base ai risultati bisogna quindi tenere adottare alcuni principi: 

Dimenticare la rendicontazione finanziaria

L’Unione Europea (es. Programma CERV) richiede solo il report narrativo e non richiede alcuna rendicontazione finanziaria, alleggerendo così enormemente il lavoro delle organizzazioni. Purtroppo, molti finanziatori adottano un approccio basato sui risultati ma mantengono anche severe regole di rendicontazione. In questo modo i costi gestionali aumentano e si riducono i fondi diretti alle attività vere e proprie. 

Condividere gli indicatori di performance

Se i finanziatori impostano indicatori o obiettivi di performance predefiniti, le metriche scelte non sono spesso realistiche e vengono percepite come imposte da chi deve realizzare il progetto sul terreno. Gli indicatori vanno disegnati insieme. 

Identificare il contesto giusto

In aree di emergenze, con gruppi fortemente vulnerabili o in casi di sperimentazioni, un approccio rigido pay for results aumenta troppo i rischi. Si possono mantenere delle metriche di valutazione, anche nei contesti più sfidanti, ma non si può aggiungere un ulteriore rischio economico. Le organizzazioni che lavorano in un contesto di forte fragilità si stanno già assumendo un grande rischio. Hanno bisogno di fiducia non di altre sfide. 

Tenere conto della complessità dei progetti ad impatto sociale

Alcuni obiettivi non sono facilmente misurabili all’interno di un progetto di 1-2 anni. Ad esempio, il tasso di occupazione è un indicatore estremamente complesso che è determinato da fattori esogeni ed è rilevabile nel lungo periodo. Se non si tiene conto della complessità dell’impatto sociale, si rischia di ridurre le ambizioni trasformative e di concentrarsi su risultati di breve termine o che sarebbero raggiunti anche senza il finanziamento.

Prossimità e flessibilità 

L’organizzazione che beneficia di un finanziamento basato sui risultati necessita di un donatore “vicino” e “flessibile”. Per vicinanza si intende condividere scelte e approcci, incontrare il personale e i destinatari, nonché visitare i luoghi del progetto. La vicinanza favorisce la flessibilità, che aiuta a comprendere che il mancato raggiungimento di un obiettivo non sempre riflette una scarsa capacità professionale, ma può essere dovuto a eventi imprevisti, nuove normative, trasformazioni politiche, ecc.

In conclusione, il finanziamento basato sui risultati offre una lente potente attraverso cui esaminare e far crescere il nostro lavoro. Tuttavia, dobbiamo riconoscere quando questa lente amplifica la nostra visione e quando, invece, la distorce. L’obiettivo ultimo rimane invariato: massimizzare l’impatto positivo sulle vite delle persone e delle comunità. In questo intento, l’approccio pay for result è un alleato prezioso, ma non l’unico. La strada verso il cambiamento sociale si costruisce su approcci diversificati, creatività e, soprattutto, attraverso una costante apertura all’ascolto e all’apprendimento.

Foto di Spencer Wing da Pixabay

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.