Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Teatro & Disabilità

Ecco a voi il Veliero dell’impossibile

È in corso a Monza il Festival nazionale di teatro e disabilità “Lì sei vero”, ideato dalla compagnia teatrale Il Veliero. L'esperienza, partita nel 1998, oggi conta circa 50 attori con disabilità cognitiva impegnati in corsi, laboratori residenziali, tournée in tutta Italia. Alcuni del teatro hanno fatto un vero lavoro. Il racconto di Enrico Roveris, il fondatore

di Arianna Monticelli

la compagnia Il Veliero con il presidente Alfredo Collina e Ale & Franz

Nella scatola magica del teatro, l’intensità scenica degli attori con disabilità cognitiva produce una tempesta emotiva che arriva al pubblico e oltre, generando buone pratiche inclusive. Enrico Chicco Roveris, attore, regista e docente di teatro per le scuole, ne è certo da sempre: «Le persone con disabilità costruiscono a teatro un’identità socialmente riconosciuta: in palcoscenico non sono disabili che interpretano un ruolo. Ciò che vedi è la potenza di chi si esprime, con credibilità, empatia e in modo performante». Per lui il teatro rappresenta una vita intera: non ha neppure 50 anni, ma la sua esperienza di recitazione con persone con disabilità è iniziata quando ne aveva da poco compiuti 20. Oggi è l’anima della compagnia teatrale “Il Veliero” di Monza e l’ideatore, insieme alla psicologa Daniela Longoni, del Festival nazionale di teatro e disabilità “Lì sei vero”, in corso a Monza fino al 28 maggio. Un appuntamento giunto alla sua ottava edizione, che ogni anno coinvolge un’intera città e fa il tutto esaurito al teatro Binario 7, richiamando in concorso compagnie da tutta Italia, attori ospiti dall’Europa, osservatori per casting tv. Quest’anno è arrivato anche una regista di teatro sociale dalla Patagonia. Un traguardo che quel Roveris poco più che maggiorenne non si sarebbe mai immaginato e che, in qualche modo, è un misto di destino e casualità. 

Riavvolgiamo il nastro

Negli anni Novanta c’è un ragazzo un po’ istrionico, affamato di conoscenza e vita, che ama il teatro e frequenta scuole e corsi di recitazione. Quel giovane è anche il fratello di una ragazza, più piccola di lui di 9 anni, con distrofia muscolare: la disabilità la conosce da vicino, la condivide ogni giorno. Con la scelta del servizio civile, nel 1998, Roveris viene chiamato all’Associazione italiana assistenza spastici – Aias a Monza, struttura frequentata proprio dalla sorella. Lì lo conoscono tutti e lui ha la sensazione che quella destinazione sia una sorta di strada tracciata. Sono i medici e gli educatori a chiedergli di avviare un percorso sperimentale di teatro, affiancato da psicologo e terapista. «All’inizio nessuno si aspettava di andare in scena, anzi mi dissero proprio non sarebbe mai stato possibile farlo. Era però importante comprendere i benefici dell’attività teatrale» racconta Roveris. Tra mille timori di non essere all’altezza, parte così un laboratorio con 15 persone che diviene un percorso inserito negli indicatori delle cartelle cliniche degli utenti. Dopo 14 mesi – contrariamente alle aspettative iniziali – la “compagnia” debutta con lo spettacolo Sogno di una notte di mezza estate.

Enrico Roveris con Luca Bastini, attore de Il Veliero

«Avevo 21 anni, non volevo certo salvare il mondo ma mi sono ritrovato in un contesto assolutamente naturale, con la convinzione che il teatro potesse essere opportunità per tutti, anche terapeutica» ricorda l’attore. «Diciamo poi che quello che ti capita nella vita ti dà la facoltà di interpretare meglio il contesto in cui ti trovi e se io sono conosciuto come attore-regista in ambito di disabilità, nel desiderio naturale di trasformare così in un esercizio ancora più potente l’espressione teatrale, quello che ho vissuto a livello personale senza dubbio ha avuto il suo ruolo».  

Nasce “Il Veliero”

Quella prima esperienza si evolve. Nel 2003 nasce la onlus “Il Veliero” e poi la compagnia artistica, sostenuta da tanti genitori che hanno visto nei loro ragazzi i benefici di quel primo laboratorio Aias. Altri ne sono arrivati dopo: anche quelli all’inizio più scettici, oggi sono parte di un gruppo che è una sorta di famiglia allargata. La figura di Roveris resta il perno di un’esperienza in cui l’arte teatrale è diventata per molti opportunità di inclusione ma anche di realizzazione personale e professionale. “Il Veliero” oggi conta circa 50 attori con disabilità cognitiva impegnati in corsi, laboratori residenziali, tournée in tutta Italia. Chi va in scena, percepisce un cachet. Sono circa 25 le repliche in un anno, con la compagnia divisa in tre gruppi e la messa in scena di tre spettacoli.

Sebastian Bossone
Sebastian Bossone

Roveris si commuove quando parla dei suoi allievi. Sebastian Bossone è uno di questi. Ha 42 anni e ha iniziato a fare teatro in quel lontano 1998. Oggi è sempre presente nelle produzioni della compagnia monzese. Il teatro ha creato un cerchio perfetto per lui e da un po’ di anni è arrivata anche l’assunzione al “Binario 7”, dove si occupa dell’accoglienza. Due attori de “Il Veliero”, Aldo Arturo Pavesi ed Eugenio Bramati, nel 2019 hanno recitato nella serie tv per la Rai “Ognuno è perfetto” che ha per protagonisti sei attori con sindrome di Down. «Il ruolo di persone con disabilità nelle produzione televisiva e cinematografica è sempre maggiore» continua Roveris, che ha anche esperienze di affiancamento e preparazione degli attori con disabilità sul set, «il teatro in questo senso è più indietro, ma ci arriveremo». 

Una factory per attori con disabilità

Il sogno de “Il Veliero”, che come presidente attuale ha l’attore Alfredo Colina, è quello di creare un luogo che favorisca proprio questa evoluzione, dove le persone con disabilità possano essere attori professionisti otto ore al giorno, in una compagnia stabile. Per questo, nel futuro della compagnia c’è il progetto di “Villa Valentina”, dedicato a Valentina Aliprandi, giovane attrice del gruppo scomparsa dieci anni fa. La villa, uno spazio di 500 metri quadrati, è già stata concessa alla onlus in comodato d’uso dal Comune di Monza per 25 anni e la progettazione ha ricevuto un finanziamento di 350mila euro dalla Fondazione della Comunità di Monza Brianza. I lavori sono appena partiti.

Il Veliero in scena

Roveris pensa a una factory alla Andy Warhol dedicata agli artisti con disabilità. «Vogliamo creare un modello replicabile, capace di accogliere laboratori, prove e anche seminari teatrali residenziali di più giorni, un banco di prova di vita autonoma e realizzazione professionale, nel segno e nel sogno del teatro». Sono coinvolte anche altre realtà associative del territorio – Capirsi Down, GenitAttori, Parafrisando ed Elianto – che attraverso diverse forme d’arte e altre attività si occuperanno di inclusione e percorsi di autonomia.

Nella foto di apertura, la compagnia Il Veliero con il presidente Alfredo Collina e Ale & Franz. Tutte le foto sono del Veliero


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA