Analisi
Economia sociale, in Europa un potenziale inespresso da 912 miliardi
È quanto emerge dallo studio sul peso dell'economia sociale negli stati Ue della Commissione Europea, coordinato da Euricse. La ricerca conferma il potenziale inespresso dell’economia sociale, ad oggi non pienamente valorizzato
di Alessio Nisi
L’economia sociale dell’Unione Europea comprende oltre 4,3 milioni di entità, tra cui più di 246mila imprese sociali. Almeno 11,5 milioni di persone, ovvero il 6,3% della popolazione occupata nell’Ue (il dato non include Malta e Paesi Bassi), lavorano nell’economia sociale: Germania (3,4 milioni di lavoratori), Francia (quasi 2,6 milioni), Italia (oltre 1,5 milioni) e Spagna (quasi 1,4 milioni) sono gli Stati membri con i numeri più alti. Seguono Belgio (oltre 592mila), Polonia (circa 250mila) e Portogallo (quasi 245mila).
Almeno 3,3 milioni di persone sono impiegate nel settore della sanità e dell’assistenza sociale, 702mila nell’istruzione e 622mila nel settore delle arti, cultura e intrattenimento. Per quanto riguarda il fatturato, i dati raccolti in 19 Stati membri dell’Ue rivelano un totale di 912,9 miliardi di euro.
È quanto emerge da “Benchmarking the socio-economic performance of the EU social economy” (QUI il rapporto), studio della Commissione Europea, coordinato da Euricse, in collaborazione con Ciriec e Spatial foresigh.
L’analisi, spiegano da Euricse, fornisce dati quantitativi e qualitativi che hanno l’obiettivo di comprendere l’importanza socio-economica dell’economia sociale nel contesto europeo e il suo contributo alla creazione di un ambiente sostenibile, innovativo e resiliente.
«È il primo, studio europeo che adotta lo stesso approccio metodologico per identificare le componenti dell’economia sociale e quantificarne il peso in ciascuno dei 27 paesi membri dell’Unione Europea, basandosi sui dati disponibili a livello nazionale», sottolinea Euricse.
Il dato sul fatturato dimostra chiaramente che l’economia sociale non solo genera benefici sociali, ma rappresenta anche una componente economica significativa per l’Unione europea, contribuendo alla crescita economica dei paesi
Euricse
L’Italia, in particolare. In Italia, l’analisi delle diverse fonti Istat (Archivio statistico delle imprese attive Asia – imprese, Asia – agricoltura, Censimento permanente delle istituzioni non profit) e di fonti amministrative (come il Registro nazionale Terzo settore – Runts) ha permesso di individuare oltre 406 mila entità che rientrano nel perimetro dell’economia sociale, che impiegano oltre 1,5 milioni di lavoratori, tra cui più di 875 mila donne, e coinvolgono più di 4,6 milioni di volontari.
Dove e come pesa l’economia sociale
Oltre a delineare il quadro statistico dell’economia sociale a livello comunitario, il rapporto fornisce anche alcune riflessioni sul contributo dell’economia sociale sia nei settori tradizionali, come l’agroalimentare e il consumo al dettaglio, sia nei settori emergenti come le energie rinnovabili, la salute, il turismo e le industrie culturali e creative e un’analisi dell’impatto della pandemia Covid-19 sull’economia sociale.
«La ricerca conferma il potenziale inespresso dell’economia sociale, ad oggi non pienamente valorizzato» puntualizza Euricse. A variare enormemente da paese a paese vi è soprattutto il ruolo ricoperto dalle diverse famiglie dell’economia sociale, alla luce soprattutto del quadro normativo e di supporto esistente in ciascun paese.
L’auspicio, si aggiunge, è che l’economia sociale possa ottenere l’attenzione che merita soprattutto a livello di policy, come del resto sollecitato dalla raccomandazione del Consiglio Europeo (adottata nel novembre 2023) che chiede agli stati membri di riconoscere e sostenere l’economia sociale nel tessuto sociale di ciascun paese.
E ciò in linea con la recente risoluzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro – Ilo sul lavoro dignitoso e l’economia sociale e solidale (ILC.110/2022), nonché con la risoluzione delle Nazioni unite sull’economia sociale e solidale e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (2023), entrambi firmati dalla maggior parte degli stati membri.
Il punto sullo studio
Prendendo le mosse dalla definizione di economia sociale contenuta nel Social Economy Action Plan, che ricomprende cooperative, mutue, associazioni e fondazioni e imprese sociali, concepite quale dinamica evolutiva trasversale in seno all’economia sociale, «il concetto di economia sociale è stato declinato in ciascun paese membro dell’Unione europea al fine di identificare e quantificare il peso delle diverse forme di cui l’economia sociale è ricca in ciascun paese, coerentemente con le tradizioni culturali e giuridiche esistenti a livello nazionale»
Più economia sociale dall’interazione tra enti diversi. L’identificazione dell’universo e la ricostruzione del peso dell’economia sociale si è rivelata estremamente ambiziosa nei paesi in cui il concetto è meno radicato. Lo studio mette in evidenza come abbia assunto rilevanza soprattutto in quei Paesi dove l’economia sociale vanta una tradizione di proficua interazione tra le sue diverse componenti (associazioni, cooperative e mutue), come la Francia il Belgio e anche la Spagna.
Ha invece attecchito meno nei Paesi contraddistinti da una maggiore divisione tra le diverse tipologie di organizzazioni non a scopo di lucro, tra cui ad esempio l’Italia dove ancora oggi permane una significativa divisione tra cooperative e organizzazioni non-profit, con le cooperative sociali che fungono da ponte tra i due mondi. E dove il concetto di impresa sociale è stato invece ampiamente promosso anche da un punto di vista delle policy.
I dati. Sul fronte poi dei dati, solo sei paesi dell’Unione Europea dispongono di statistiche nazionali specifiche per misurare l’economia sociale, il che, spiegano i ricercatori, rende difficile comprendere appieno il suo impatto complessivo a livello comunitario. Il progetto ha cercato di colmare questa mancanza individuando, anche grazie ad una rete di ricercatori in tutti i paesi membri, le diverse componenti dell’economia sociale e raccogliendo dati per quantificarne le dimensioni anche in quei paesi dove non esistono al momento statistiche aggregate.
In apertura foto di Ludovic François per Unsplash
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