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Educare è camminare al fianco dei ragazzi! Parola di scout

Giorgia Caleari è stata nominata Capo Guida d’Italia al termine dell’ultimo consiglio generale dell’Agesci. Vicentina, una vita nello scoutismo cattolico, è un’insegnante ed è stata responsabile del contingente federale all’ultimo Jamboree in Corea del Sud. «Il mio incarico che inizia nell’anno del cinquantesimo dell’associazione è una grande responsabilità», ammette

di Antonietta Nembri

Per la nuova Capo Guida d’Italia dell’Agesci, Giorgia Caleari lo scautismo è la dimensione della vita da sempre. Anzi si può ben dire che l’esperienza scout l’abbia appresa in famiglia. Vicentina, classe 1969, Caleari è cresciuta seguendo le orme di nonno e padre. «Ho iniziato il mio percorso nel Vicenza 1 da coccinella fino alla Comunità Capi, alternando poi l’esperienza nelle branche come in servizi di responsabilità di zona e regionali», ricostruisce ricordando anche l’impegno come incaricata nazionale al coordinamento metodologico tra il 2014 e il 2018. 

Giorgia Caleari Capo Guida d’Italia foto © di Matteo Bergamini

Una vita di impegni all’interno dell’associazione che prima della nomina a Capo Guida d’Italia ha visto Caleari come responsabile del contingente federale all’ultimo Jamboree in Corea del Sud cui hanno partecipato insieme Agesci e Cngei. «Un’esperienza molto forte sia per gli adulti sia per i ragazzi. Abbiamo vissuto insieme molte cose», osserva ammettendo che «tutto questo sarebbe difficile se non avessi una famiglia che fa servizio con me che condivide la mia passione». E in effetti sia il marito sia i tre figli di Giorgia Caleari sono nell’Agesci, i due più grandi Agnese ed Ettore sono in comunità capi, mentre il diciannovenne Carlo è “in partenza”. 

La scuola e lo scautismo

Caleari è insegnante di religione in un liceo di Vicenza e la sua esperienza negli scout «è sicuramente un aiuto nell’approccio con i ragazzi. Al di là del ruolo istituzionale mi permette di vedere le passioni e il desiderio di bene che emerge in loro, a volte questo non si riesce a leggere bene in classe per la distanza che allontana insegnanti e studenti», racconta. «Insegnare è tutta una questione di dare e ricevere fiducia, a scuola non sempre si avverte che educare è tutta una questione di “essere a fianco”. Nello scautismo si insegna a fare la strada assieme, fianco a fianco». 

Campo scout Agesci – foto di Sara Vellani

E a scuola? «Facendo così anche in classe si attivano delle energie che permettono ai ragazzi di tirare fuori il meglio. La ricchezza educativa del mondo scout mi aiuta ad andare oltre la rigidità del ruolo, a percorrere altre strade anche con colleghi e dirigenti. Nella mia scuola poi ci sono anche altri insegnanti scout». 

L’esperienza al Jamboree in Corea del Sud

L’esperienza dello Jamboree in Corea del Sud dell’agosto 2023 è stata molto impegnativa anche per la situazione climatica, ricorda Caleari, è stata faticosa «ma la prima cosa che si è visto è che dove gli adulti tengono e sanno guardare avanti i ragazzi non hanno paura e questa sinergia tra adulti ha dato un senso di sicurezza, ha fatto emergere dei ragazzi meravigliosi che sorridevano e cantavano». E aggiunge: «Il senso di tutto questo è che al di là dello spirito d’avventura si può guardare al futuro con consapevolezza che ce la si può fare».


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Il Jamboree è un appuntamento mondiale dello scautismo che permette di incontrare giovani di tutti i continenti «per molti ragazzi è stata la possibilità di sperimentare che davvero esiste un mondo in cui la diversità viene cercata e amata, dove la diversità non fa paura e nello scambio reciproco si sperimenta come il mondo potrebbe e dovrebbe essere» spiega la Capo Guida d’Italia. «L’altro è diverso, ma ti rendi conto che non puoi che incontrarti e raccontarti e il bello dello scautismo italiano è la capacità di accogliere». I giovani che hanno partecipato dall’Italia al Jamboree in Corea del Sud erano 1.200 tra Agesci e Cngei. 

Il nuovo incarico nell’anno del cinquantesio Agesci

La nuova Capo Guida d’Italia entra in carica nell’anno in cui si celebra il cinquantesimo dell’Agesci «è una responsabilità più grande però è anche un sentirsi confortati da una storia grande che mi precede e mi sostiene» ammette. E aggiunge: «Questo è l’anno in cui tornare all’essenziale della nostra proposta educativa. Andando alle radici per poter leggere questo nostro tempo e riuscire ad essere profetici come lo fummo cinquant’anni fa».

Un cerchio di lupetti – foto Nicola Cavallotti

Per Caleari la caratteristica più profetica è stata la scelta della diarchia (tutte le cariche nell’Agesci vedono un uomo e una donna-ndr) «la coeducazione è stata la scelta di una comunità educante. Non sei da solo». 

Verso la Route nazionale

Quest’anno si concludono i percorsi legati alle Strategie nazionali di intervento dal titolo “Immergersi nel Creato, Crescere cittadini attivi, Curare relazioni autentiche”, temi che investono in modo importante la dimensione educativa, dalla partecipazione, all’essere inclusivi, all’educare alla vita cristiana. «Sento molto vicina alla mia storia personale l’attenzione alle relazioni che si sostanzia nel fare spazio all’altro nella gentilezza del dialogo. Baden Powel diceva: “Che tu te ne renda conto o meno, lasci una traccia: fai in modo che sia buona”. In questo nuovo incarico significa anche aver cura del cammino sinodale avviato con le altre realtà ecclesiali e del desiderio di fare rete con chi si occupa di educazione nei territori per uno sguardo condiviso sui bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze di oggi perché lo scautismo possa essere ancora una “buona traccia”» spiega Caleari.
Che aggiunge «Dobbiamo chiederci a quali profezie siamo chiamati oggi e lo faremo anche con la Route nazionale della comunità capi (in programma dal 22 al 25 agosto con il titolo “Felici di essere educatori” – ndr.)».

In apertura foto di Martino Poda – tutte le immagini sono da Ufficio stampa


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