Le città dei giovani sindaci
Emanuele Gaito: il sindaco che non sopporta gli spin doctor
A 33 anni, il 70% degli elettori lo elegge sindaco al primo turno. Una famiglia semplice e molto amata in città, la passione per l'impegno politico fin da adolescente, l'avvio in salita della sua sindacatura: nella terza puntata della serie dialoghiamo con il sindaco di Grugliasco, in provincia di Torino
Grugliasco, 37mila abitanti circa nell’area metropolitana di Torino: un territorio quasi interamente pianeggiante che non possiede alcun corso d’acqua naturale. Solo con la “patente” del 13 febbraio 1416 la comunità ottenne la concessione dell’apertura della “bealera di Grugliasco” nonché i diritti per la costruzione lungo il suo corso di mulini ed opifici idraulici. Tra il 1945 e il 1949 Grugliasco ospita il campo n. 17 della “United nations relief and rehabilitation administration-Unrra” per i profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah nel grande complesso della sezione femminile degli Ospedali psichiatrici provinciali. Incontriamo Emanuele Gaito che dal 2022 è sindaco di questa cittadina, a vocazione prevalentemente industriale e commerciale, dove nasce la Città delle scienze e dell’ambiente. Un investimento di circa 160 milioni di euro che si estende su un’area verde di oltre 228mila mq, uno dei più importanti investimenti di edilizia universitaria in Italia che porterà un aumento della popolazione universitaria a Grugliasco fino a 10mila unità.
Camicia bianca e jeans blu, Gaito è un uomo “chiaro”, sorridente, sicuro di sé ma calmo.
Vincere al primo turno con il 70% delle preferenze è un grosso impegno, sindaco Gaito…
Grugliasco è una città che è stata governata bene dall’amministrazione precedente di cui io facevo parte perché ero assessore all’urbanistica e all’ambiente. Sapevamo di partire in vantaggio e sicuramente c’è stata una strategia nel cercare di aggregare più forze possibili nel campo del centro-sinistra, senza fare accordi con i 5Stelle.
Gli elettori si sono fidati della continuità, allora?
Direi che si sono fidati del programma e del fatto che abbiamo provato ad ascoltare le persone. La difficoltà sta nel trasformare i bisogni ascoltati in campagna elettorale in azioni concrete quando diventi sindaco.
Riesce ad ascoltare le persone anche adesso?
In questo primo anno e mezzo abbiamo affrontato una fase interna al Comune un po’ complicata, con una riorganizzazione “pesante”. Però, è ovvio: le persone mi fermano, mi parlano, mi scrivono sui social, in tanti hanno anche il mio numero, quindi l’incontro e l’ascolto ci sono, ma un lavoro più strutturale di ascolto lo farò dalla primavera di quest’anno.
Nella sua candidatura lei ha usato spesso il claim “Un altro passo avanti per Grugliasco”: “un altro” è dunque il segno della continuità con l’amministrazione di Roberto Montà?
Noi pensiamo che questa città, con il sindaco Montà (presidente di Avviso Pubblico, ndr) e con il sindaco ancora precedente, Marcello Mazzù, abbia svoltato perché si è creata una nuova classe dirigente credibile che nella “staffetta” ha cercato di mantenere una continuità nelle cose buone che c’erano, ovviamente con la tensione a migliorarle.
Nella riorganizzazione del Comune di cui parlava prima quanto ha pesato anche la vicenda giudiziaria dell’Amministrazione precedente e che si è conclusa a fine 2023?
La sentenza è del 29 dicembre 2023, esatto. Si è trattato di una vicenda incentrata su particolari tecnico-giuridici e amministrativi relativi alla gestione del personale del Comune da parte della precedente Amministrazione. Il presunto danno erariale di 800mila euro contestato dalla Corte dei conti è stato alla fine rideterminato in circa 80mila euro. C’è poi la parte della condanna dell’allora legale rappresentante dell’Ente che riguarda soltanto una delle voci delle retribuzioni sugli obiettivi corrisposte al personale del Comune. Tutta la giunta di allora, me compreso, è stata però assolta con riconoscimento delle spese legali. Tenga conto che la prima notizia del procedimento giudiziario è arrivata il 30 giugno 2022, ero stato eletto sindaco da meno di venti giorni. Ho cercato fin da subito di trarne un insegnamento: alzare la soglia di attenzione e analizzare tutta l’organizzazione del Comune. A gennaio 2023 ho cambiato il segretario comunale ed ho assunto una brava professionista che viene dal Comune di Chivasso con la quale piano piano stiamo affrontando una riorganizzazione molto dura, inserendo un sistema di controllo di gestione con obiettivi molto chiari e misurabili e questo vuol dire cambiare molto l’approccio nella programmazione interna.
Sulla Corte dei conti però il governo Meloni sta lanciando alcune proposte di revisione, che ne pensa?
Sono rimasto molto deluso dal Partito democratico che invece chiedeva di lasciare tutto immodificato. Io avrei fatto un’altra proposta: le Corti dei conti dovrebbero assumere un ruolo di “assistenza” agli Enti aiutandoli a spendere meglio il denaro pubblico.
Prima dell’intervista raccontava della sua grande passione per la politica: nata quando?
Ho avuto una folgorazione durante le scuole superiori, frequentavo un liceo economico-aziendale, dove addirittura il personale Ata mi teneva i giornali da parte per farmeli leggere. In quel periodo, mi sono avvicinato ai democratici di sinistra: avevo 16-17 anni e ho seguito da vicino la politica dentro il Pd cittadino. Mi sono candidato per la prima volta in consiglio comunale nel 2012: il partito aveva aperto una sorta di call interna chiedendo chi si volesse candidare. Ero segretario dei giovani democratici e l’ho vista come una scelta naturale. In quelle elezioni amministrative il Pd prese 5mila voti di lista, io da solo ebbi 449 voti di preferenza: il 9%, a 23 anni e senza una “famiglia politica alle spalle”!
In che senso senza una “famiglia politica alle spalle”?
La mia famiglia è molto conosciuta qui a Grugliasco, ma non ha mai fatto politica. Mia mamma, Nadia, ha lavorato a lungo nello studio medico di suo marito, poi ha avuto due attività commerciali. Mio papà, Nunzio, ha lavorato per tantissimi anni in una banca, ma il pezzo forte della famiglia sono i nonni paterni che avevano un banco di frutta e verdura al mercato. Una rete di relazioni enorme, le persone ci hanno sempre voluto bene.
Nel 2012 era la prima giunta di Montà?
Sì, mandato 2012-2017, ero consigliere comunale. Nel frattempo, sono diventato anche segretario del circolo del Partito democratico di Grugliasco. Nel 2017 abbiamo rifatto le elezioni comunali, molto complicate perché il Pd già non godeva più di ottima salute, la coalizione si era rotta, ma vincemmo con poco più del 50%, con un Pd al 35% in netta controtendenza rispetto al dato nazionale dove aveva perso qualcosa. Io confermai le mie preferenze e in quel mandato 2017-2022 diventai assessore all’urbanistica e all’ambiente.
Montà, dunque, è un “padre politico”, per lei?
È stato un punto di riferimento, sicuramente in quegli anni abbiamo lavorato tantissimo e abbiamo condiviso tante battaglie per la nostra città.
La sua famiglia l’ha sostenuta in questo cammino politico?
All’inizio non è stato facile, i miei genitori erano preoccupati perché temevano che perdessi di vista l’affermazione lavorativa personale. Poi alla prima candidatura hanno capito e mi hanno sostenuto. Mi sono state vicino anche Francesca e Virginia, le mie due sorelle, una da parte di papà ed una da parte di mamma. I miei si sono separati tanti anni fa e nel frattempo si sono risposati. Certo, la politica ti prende molto e non sempre chi ti sta accanto riesce ad accettare: con mia moglie abbiamo capito che i nostri desideri di vita forse non erano più compatibili e ci siamo separati. Da tempo ho una nuova compagna.
Rivaluta la scelta di essersi candidato?
No, ma sicuramente questo primo anno e mezzo, con la storia della Corte dei conti, è stato molto in salita. Un po’ di serenità l’ho persa, c’è stato un carico emotivo importante. Nella mia giunta, all’inizio ho avuto assessori che avevano paura di votare le delibere.
E come siete ripartiti?
Mantenendo la calma, innanzitutto. Poi con un grande lavoro di tessitura, tranquillizzando le persone e spiegando che c’è sempre una nuova possibilità. Alla fine tutto si è chiarito ed è andata bene, ma questo primo anno e mezzo è stato proprio terribile. E devo dire che né il partito (partito democratico, ndr) né l’Anci in questi casi ti stanno vicino magari aiutandoti a capire. Questo 2024 è stato un nuovo inizio, abbiamo tantissimi progetti iniziati, abbiamo tre anni e mezzo per lavorare. Quello che vorrei provare a fare è lasciare il segno di un metodo di una classe dirigente che già è cresciuta tanto nel secondo mandato di Montà, ma io vorrei veramente continuare a innescare questo meccanismo di rinnovamento della politica. Vede, quando le persone ricoprono degli incarichi per tanto tempo può diventare un problema. Chi fa il politico, chi fa l’amministratore pubblico lo fa temporaneamente: il bene comune non è una cosa nostra, quindi dobbiamo essere pronti a fare la staffetta.
Sarà questo l’“altro” passo avanti che lei avrà fatto per Grugliasco?
Non solo questo. Innanzitutto abbiamo il progetto di ampliamento del polo scientifico che aprirà nel 2025 e che cambierà il volto della città. Sempre nel 2025 arriverà il cinema di fronte alle “Gru”, un’area commerciale tra le più importanti del Piemonte. Stiamo creando una strategia culturale, su questo, perché Grugliasco ha una società in house, Le Serre, il cui presidente è Steve Della Casa, critico cinematografico ed ex direttore artistico del Torino film festival. Stiamo lavorando alla creazione di una nuova biblioteca, abbiamo candidato ad un bando sulla riqualificazione un palazzetto dello sport che vorremmo far diventare un luogo polivalente della cultura. Stiamo lavorando anche su un ripensamento generale del patrimonio pubblico che però deve andare di pari passo alle politiche demografiche.
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Come la coinvolgiamo la fascia 18-30 anni che sembra allontanarsi sempre di più dalla politica e dalla cittadinanza attiva?
Non è facile. Sicuramente oggi si sente moltissimo la mancanza di una cultura politica, i leader politici sono tutti “di plastica”, hanno gli spin doctor che gli dicono cosa dire, tutto costruito a tavolino. E questo secondo me non aiuta ad avere un’identità. La Meloni, ad esempio, ha un’identità, la Lega ha avuto un’identità, il Partito democratico secondo me soffre una mancanza di identità. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo un circolino di giovani democratici, sono in tuto di cinque-sei ragazzi molto più giovani me, nella mia compagine in consiglio comunale anche. Bisogna coinvolgerli e dare loro fiducia. I ragazzi si devono esprimere e devono capire che la politica è il luogo giusto per occuparsi del proprio contesto cittadino e dove se si impegnano possono cambiare le cose. Se quando arrivano in un partito o in luogo della politica tu cominci a chiedere da quale “filiera” arrivano, chi sono e a chi appartengono scappano perché non si sentono valorizzate come persone.
Le foto sono di Emanuele Gaito che le ha concesse a VITA.
Le città dei giovani sindaci è il format di VITA che racconta i primi cittadini under 35 di città di medie e grandi dimensioni: come sono arrivati all’impegno politico? Qual è la loro formazione? Quali, le loro aspirazioni e i loro piani con particolare riguardo all’innovazione, al welfare, all’economia civile e green, all’accoglienza e alla cittadinanza attiva.
Qui le puntate precedenti/segue:
Giacomo Possamai, il sindaco under 35 che mette gli anziani al primo posto
Marco Panieri, il sindaco che usa i social per coinvolgere i 5mila giovani di Imola
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