Nuovi modelli
Francesca Cavallo: «Se i gruppi sessisti sono il presente, l’educazione è il futuro»
Tra sgomento e indignazione, continua l’eco dei commenti sotto alle foto rubate a mogli o a donne celebri nei gruppi (ora chiusi) “Mia moglie” e “Phica.eu”. Per Francesca Cavallo, autrice del best-seller “Storie della buonanotte per bambine ribelli” e fondatrice del progetto Maschi del futuro, «non c’è forza più potente della compassione reciproca. Finché offriremo ai maschi un modello che è intriso di vergogna e umiliazione, questo modello educativo ci si ritorcerà contro»

Non si placa l’ondata di indignazione generata dai due portali in cui uomini pubblicavano i corpi delle mogli a loro insaputa o rubavano l’immagine di donne celebri per poi lasciarsi andare a commenti sessisti. Mentre le indagini proseguono e lo sgomento resta, c’è una community (25mila persone) che ogni settimana s’interroga e si focalizza sulla riscrittura del copione maschile. Si chiama Maschi del Futuro, ed è la newsletter di Francesca Cavallo, scrittrice queer, femminista e attivista per i diritti Lgbtqia+: «Molti uomini si stanno interrogando sui modelli di maschilità che hanno introiettato crescendo», dice. «Siamo all’inizio di una rivoluzione».
Decostruire il sessismo nelle fiabe. Tutto è partito da qui, da Storie della buonanotte per bambine ribelli, un libro uscito in Italia nel 2016 e divenuto cult per la capacità di proporre modelli diversi rispetto alle narrazioni tradizionali. Cavallo è tornata a ottobre in libreria con Storie spaziali per maschi del futuro. Un cambio di prospettiva che è figlio di un’evoluzione importante, iniziata poco più di un anno fa proprio con la newsletter Maschi del Futuro, dove la scrittrice riflette sui temi della parità di genere, su cosa significhi oggi “mascolinità” e su come si possano gettare le basi per un’epoca nuova, di post-paternalismo. Il muro contro muro tra donne e uomini è uno sguardo che non le appartiene, la sua è una voce in cerca di pezzi mancanti rispetto al linguaggio dominante su questioni che sempre più spesso occupano un posto in prima pagina sui quotidiani.

Partiamo dal fondo. Com’è possibile che una “sindrome da spogliatoio in versione web” si sia consumata potenzialmente sotto gli occhi di tutti e per un tempo così lungo? Non l’abbiamo vista o non la volevamo vedere?
In realtà, le segnalazioni per la chiusura di questi gruppi erano state fatte nel corso del tempo, da diverse persone. Le piattaforme hanno scelto di ignorare le richieste, e la polizia postale non è intervenuta finché non si è sollevato il polverone dell’opinione pubblica. Dunque, se è vero che c’è da fare una riflessione seria e profonda sulle ragioni culturali che portano alla proliferazione di questo tipo di contenuti, è vero anche che bisogna fare in modo che le leggi che regolano questa materia siano perfezionate e vengano applicate. E che prevedano delle sanzioni importanti per le piattaforme che non soltanto ospitano questo tipo di contenuti e li monetizzano attraverso le vendite pubblicitarie, ma agiscono anche da megafono, aiutando gli utenti a trovare questi gruppi. Oggi in Italia la legge sul revenge porn regola la condivisione non consensuale di immagini sessualmente esplicite, ma questo parametro non è sufficiente, perché spesso la condivisione di materiale non è necessariamente una foto intima. Può essere anche una foto normale, come abbiamo visto, che viene sessualizzata da chi la posta e dai commentatori. Allora, come si fa in UK, bisogna invece parlare di image-based sexual abuse, che è un termine più ampio nel quale rientrano anche i cosiddetti deep fake (immagini generate con l’intelligenza artificiale in cui la persona ritratta appare nuda per esempio).
Quante cose non vogliamo vedere nella società che abitiamo?
Jung diceva che “non si diventa coscienti immaginando figure di luce, ma rendendo cosciente l’oscurità”. Davanti alle cose che ci fanno soffrire del mondo in cui viviamo dobbiamo fare lo sforzo di rimanere coscienti. Di attraversare il dolore o lo sgomento che ci provocano, e di interrogarci insieme su come possiamo trovare una via d’uscita diversa per quella dinamica. Spesso ci rifugiamo nell’oltraggio, che è un modo per scappare dal dolore, per dire che non ci riguarda. Potrebbe sembrare una contraddizione, ma l’oltraggio è l’altra faccia dell’indifferenza: entrambi non portano all’azione per il cambiamento.
Nel mio ultimo libro non ci sono storie di principi che baciano principesse addormentate, ma di pirati che si prendono cura di piratesse addormentate e aspettano che si sveglino per chiedere loro il permesso di un bacio
Francesca Cavallo
Nella sua newsletter punta a offrire a chi sta crescendo gli uomini di domani «uno spazio in cui poter onorare il maschile in modo sano». Perché partire dall’educazione?
Partire dall’educazione è fondamentale perché al momento il modo in cui educhiamo i maschi invece che rappresentare per loro una risorsa, rappresenta un ulteriore elemento di rischio: finché offriremo ai maschi un modello che è intriso di vergogna e umiliazione, questo modello educativo ci si ritorcerà contro. Ancora oggi ai maschi viene insegnato che perdono rispettabilità se arrivano a scuola con una borraccia rosa. Ma ci rendiamo conto? Ancora oggi facciamo credere ai maschi che correre “come una femminuccia” è umiliante. Che cosa ci aspettiamo che inneschino questo tipo di messaggi negli individui adulti?
Lei ha più volte ribadito che «gli uomini di oggi sono chiamati a rompere i vincoli del patriarcato». Chi sono gli uomini che si sentono coinvolti da questo tipo di chiamata e come si sentono di fronte alla pubblicazione di foto femminili rubate?
Oggi ci sono molti uomini che si stanno interrogando sui modelli di maschilità che hanno introiettato crescendo. Sono persone di ogni tipo, e se abbiamo la sensazione che non siano abbastanza è anche perché questo tipo di riflessione è in gran parte una riflessione intima, privata, che riguarda la relazione con se stessi più che la relazione col mondo (che è più centrale nel femminismo). Io credo che siamo all’inizio di una rivoluzione, e che molti uomini di oggi siano chiamati a essere pionieri di una nuova era. Sono molto orgogliosa che Maschi del Futuro sia un pezzetto di questo movimento nascente.
Da dove si può ripartire per ricostruire il rispetto reciproco e non cedere alla tentazione di una frattura insanabile tra uomini e donne?
Dalla compassione reciproca. Non c’è una forza più potente.
Io credo che siamo all’inizio di una rivoluzione, e che molti uomini di oggi siano chiamati a essere pionieri di una nuova era
Francesca Cavallo
Ha definito la letteratura per l’infanzia «lo strumento più potente che esista per creare le premesse di una società nuova». Perché?
Perché il modo in cui i bambini imparano a immaginare il mondo diventa il nostro futuro. In Storie Spaziali per Maschi del Futuro non ci sono storie di principi che baciano principesse addormentate, ma di pirati che si prendono cura di piratesse addormentate e aspettano che si sveglino per chiedere loro il permesso di un bacio. Ci sono storie di ranocchi che cercano di fare gli eroi e scoprono un romanticismo che sta proprio da un’altra parte, storie di esploratori dello spazio capaci non solo di spingersi nelle più lontane profondità dello spazio, ma anche di prendersi cura di un bambino e di ritrovare la via di casa.
La reazione più dirompente generata dal suo ultimo libro.
Un bambino di quattro anni che dopo aver letto la storia del pirata che aspetta che la piratessa si svegli per chiederle un bacio, ha fermato sua mamma che gli stava leggendo il libro e le ha detto: “Mamma, ma quindi il principe della bella addormentata ha sbagliato!”.
C’è una “storia per maschi del futuro” che più di altre potrebbe lanciare un messaggio utile a decostruire il sessismo sui Social (e non solo)?
Tutta la raccolta ha questo obiettivo e ogni storia ha una prospettiva particolare: per sconfiggere il sessismo bisogna capire le ragioni profonde di alcuni comportamenti e agire su quelle. Farlo attraverso il moralismo credo non porti a grandi risultati.
In apertura, Francesca Cavallo. Le fotografie sono state fornite dall’intervistata
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